In questo momento mi trovo in Irlanda. Sono a Cork, seduta in salotto, in una giornata "soffice", come i contadini qui nelle campagne usano definire quei giorni di pioggerella incessante che ti scivola addosso ma ti penetra nel corpo e nell'anima. Ti penetra nell'anima. È la pioggia d'Irlanda, diversa dalla pioggia in qualsiasi altra parte del mondo. Altrove, ti sentiresti bagnato, fradicio, infreddolito. Qui no. Ti senti accarezzato, sfiorato, cullato nel soffice abbraccio dell'acqua, che lascia intatta la superficie ma penetra a fondo nel profondo. Che talvolta lava via i pensieri. Che talvolta ti affoga di pensieri. Oggi è uno di quei giorni "soffici" in cui i pensieri si rincorrono, scivolano, rimbalzano, saltano, in disordine, di fretta, ma hanno il tempo necessario per lasciare un segno. Per bagnarti l'anima, inzuppandoti, inondandoti. Sono seduta in salotto e sto guardando il video dello spettacolo teatrale dei Riso e Amaro "Aisling - Visioni d'Irlanda". E ripenso a quando un anno fa ero seduta tra gli altri nella platea, a quando un anno fa sognavo l'Irlanda da dietro le quinte di un Auditorium in Italia. E ora sono qui. Sono in Irlanda.E riguardo quello spettacolo e risogno di nuovo l'Irlanda. Poi mi guardo attorno.Io sono in Irlanda. Ma in quale Irlanda?A volte mi sembra di essere in una città qualsiasi del mondo, con le sue strade e i suoi negozi, con i suoi locali e i suoi musei, con le sue case e le sue piazze. Con un fiume che la attraversa, che la bagna, che scorre senza sosta portando con sé cose e portando via cose. E io guardo questo fiume ogni mattina dallo Shaking Bridge e lo vedo scivolare via. E penso. A volte non mi sembra di essere in Irlanda. A volte mi viene da pensare che l'Irlanda è più autentica fuori dall'Irlanda, che l'Irlanda più vera è quella dipinta dai film, recitata dalle canzoni, descritta dai libri. Che l'Irlanda vista da fuori è tutta un'altra Irlanda. Forse semplicemente perché puoi immaginarla come vuoi: è un verde contenitore pronto per essere riempito con i tuoi sogni, le tue aspettative, le tue idee. E siamo troppo bravi a riempire questa scatola. La riempiamo di una lingua antica, gutturale, ancestrale, dal sapore antico, più antico e distante ed esotico del latino o del greco antico. Una lingua che nei nostri pensieri è diversa da qualunque altra che abbiamo mai sentito pronunciare. Una lingua che non siamo quasi in grado di leggere. Confrontiamo le scritte in gaelico con la corrispondente traduzione in inglese sui cartelli stradali, ed è come avere di fronte una moderna stele di Rosetta, una tavola di Pyrgi, un paragone indecifrabile fra noto ed ignoto. La nostra scatola, poi, viene riempita di racconti, di favole, di saghe, di leggende, di miti antichi e primordiali. E come bambini non riusciamo a separare completamente i due mondi, nei nostri cuori e nelle nostre menti le antiche saghe sono ancora vive e pulsanti nell'anima d'Irlanda, e il confine fra vero e irreale, fra storia e leggenda è sottile, impalpabile, più leggero di una pioggerella primaverile. Druidi, eroi, dei, bardi si rincorrono e si mescolano alla gente incontrata per strada, quasi fossero una cosa sola, come naturalmente parte dello stesso mondo, della stessa realtà. Per non parlare delle tradizioni, delle danze, dei suoni. Del rumore del mare che si infrange sulle scogliere, del verso dei gabbiani che si librano nel cielo lottando contro il sibilante e potente vento dell'ovest, della musica del violino che pare emergere dalle rocce e dai prati e dagli alberi. Tutto, natura e villaggi, pare suonare e risuonare della musica irlandese. Ma questa è l'Irlanda sognata. Questa è l'Irlanda che ci si immagina da fuori. Qui, in Irlanda, è difficile sentire parlare gaelico. Tutti lo conoscono, pochi lo usano. È forse più facile sentir pronunciare frasi in latino in Italia che frasi in gaelico in Irlanda. E le antiche storie non le raccontano più. Le conoscono tutti, pochi le narrano. Ora raccontano partite di calcio e dibattiti politici. I bambini sentono più facilmente parlare di Biancaneve che di Cuchulainn. Ma la musica quella no. Non è un sogno, non te la immagini, quando passi per strada e senti in lontananza un violino, un flauto, un'arpa. La musica è uno strumento potente. La musica è forte, indistruttibile. La musica parla all'anima. E se esteriormente pare che tutti si siano dimenticati che cos'è l'Irlanda, la musica è qui per dirti no, non è vero. L'Irlanda non si può dimenticare. L'Irlanda ti parla e ti parlerà sempre. Forse è solo un po' più difficile starla ad ascoltare. Ma l'Irlanda è qui, sì, proprio l'Irlanda che sogni nei libri, che immagini, che desideri. La puoi trovare sul bordo di una scogliera come nella via principale di una grande città. Solo devi prestare un po' più di attenzione. Devi sapere dove guardare, dove trovare i segnali, devi sapere come ascoltare. Ma l'Irlanda è come la sua musica, universale e senza confine. L'Irlanda è nella schiuma del mare che si infrange sulle rocce. L'Irlanda è nell'erba verde e lucente dei prati.L'Irlanda è nel vento impetuoso che ti taglia la faccia. L'Irlanda è nella pioggia che cade dal cielo. L'Irlanda è nel sorriso dei bambini. L'Irlanda è nella musica suonata nei pub. L'Irlanda è nel ritmo battuto dal volo dei gabbiani.L'Irlanda è nei cuori di chi ancora crede. Perciò, quando sarai in Irlanda e ti sentirai deluso nelle tue aspettative, quando non riuscirai a trovare l'autenticità irlandese che ti eri sempre immaginato, fermati. Fermati in mezzo alla strada. Fermati sotto la pioggia. Ed esci. Esci dalle rotte turistiche, esci dalle vie dello shopping, esci dalle visite guidate organizzate.
Basta un passo. Un solo passo al di fuori della corrente.E capirai. Riuscirai a leggere, nelle gocce di pioggia di un giorno "soffice", che cos'è la vera Irlanda. Dov'è la vera Irlanda.