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In vacanza col marmocchio: Day 0 – 3

Da Robedamamma @robedamamma

DAY 0
Partire in tre con due valigie e sentirsi una perfetta famiglia di mondo che sa viaggiare leggera anche con un marmocchio al seguito.
Al check in scoprire che in realtà una delle due viene classificata come “ecomostro” e bandita dall’aeroporto in quanto supera il peso consentito di circa il doppio.
(!?!).
Correre alla ricerca di un bagaglio supplementare per suddividire il peso dell’ecomostro. In mezzo al corridoio dell’aereoporto, seduti per terra, a trafugar vestiti e biancheria, giochi marmocchi e generi vari. E pesare e ripesare i bagagli fino al raggiungimento del giusto peso.
Va bene, ostacolo superato, via verso il gate d’imbarco.
Oggetti personali e bagaglio a mano negli appositi contenitori, passeggino chiuso, Marmocchia in braccio.
Ma passando il metal detector qualcosa suona.
Sono le scarpe? L’orologio? La catenina?Passo e ripasso, scalza e spogliata di tutti i possibili oggetti in metallo.

Suono lo stesso.
Ritaaaaa“, tuona spazientita la guardia all’indirizzo della collega femmina, “pensaci tu“.
Mi fanno la perquisa. La nana non è d’accordo. Me la fanno lo stesso.
E alla fine viene fuori che sono proprio io a suonare.
A volte capita“.
Bene, non avevo dubbi capitasse a me.
Di corsa all’aereo, stremati, stressati, mentre la Marmocchia riassume con ineguagliabile capacità di sintesi la nostra vacanza fino ad ora: “Che zornataccia“.
Ma abbandonato il suolo italiano e toccato quello spagnolo la musica cambia. E si finisce a cenare in maniera divina brindando alle vacanze con un ottimo vinello rosso.

Le gambe vacillano, la mente pure. Soprattutto nell’apprendere che il menù per i bambini è a base di “cerdo”. “Oink-oink” spiega il cameriere.
Maiale.
Non il cameriere, ma la carne servita ai marmocchi.
Dopotutto siamo in Spagna e perciò archiviamo il capitolo con un semplice “Olè!“.

DAY 1
Playa del Camello (Santander)
Temperatura primaverile, spiaggia fantastica, affollamento contenuto e un venticello che rende la permanenza sotto il sole del tutto piacevole.
Ecco, tipica situazione che pensi non possa esistere.
E invece c’è.
La Marmocchia continua ad avere un rapporto di amore-odio con il mare. A 50 metri dalla riva “Bello quetto male“, a 20 metri “Mi piaze quetto male“, a 10 metri “Quetto male zi muove tloppo“, a 5 metri urlo libero e fuga a gambe in spalla.
E se comprendesse la differenza tra mare e oceano forse la ritroveremmo sul primo volo di rientro verso casa.
In compenso il rapporto con la sabbia e i giochi da mare è di totale comunione. E infatti non c’è un centimetro del suo corpicino che non sia ricoperto di sabbia.
E ci divertiamo, ci rilassiamo, bagnamo i piedi nel freddo oceano e ci riscaldiamo al sole.
Qui lo sport nazionale da spiaggia sono le “racchettate folli”. Simile al gioco italiano dei racchettoni, si pratica con racchette di legno e pallina da tennis. I 4 giocatori si dispongono in due squadre una di fronte all’altra ad una decina di metri circa di distanza. Ed ecco che chi ha la palla si accinge al servizio. Inizia una serie di scambi incrociati in cui la pallina, senza mai cadere, viene scagliata da una parte all’altra alla velocità della luce, a suon di racchettate violente. A seguirla si potrebbe cadere in trance.
Stiamo sperimentando un nuovo tipo di vacanza con la Marmocchia. Ricordarsi sempre l’orario della sua ultima evacuazione, per cogliere in tempo la successiva, è cosa ardua. E infatti ci scappano gli incidenti di percorso.
Tentiamo di non scoraggiarci.
Nel pomeriggio lasciamo Santander per Santillana del Mar, paese che prende il nome da Santa Juliana, uccisa dal marito perchè non voleva perdere la verginità. E va be’, evviva la rivoluzione femminile e la parità dei sessi!
Qui hanno uno dei musei più famosi della Spagna, patrimonio dell’Unesco: le grotte di Altamira.
Piove e in serata ci dirigiamo a ovest sulla costa e pernottiamo a Llanes. Il paese è famoso per le numerose sidrerie. Ovviamente non perdiamo l’occasione di assaggiare il sidro (o meglio la sidra) locale, che va gustata a temperatura ambiente e versata nel bicchiere da una ragguardevole altezza. L’operazione è alquanto folkloristica e merita. La bevanda, a dire il vero, un po’ meno.
Il nostro hotel è preso da assalto da un gruppo di ragazze che festeggiano un addio al nubilato. Sono vestite da marinarette, tranne la sposa che sfoggia anche velo e salvagente a paperella. Credo abbiano iniziato i festeggiamenti già da un pezzo, sebbene siano solo le sette di sera.
La curiosità è come le ritroveremo
domani mattina.


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