L’anno giudiziario in Italia apre con l’allarme delle Procure di Milano e Roma sul rischio terrorismo all’Expo 2015 e quello sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel mondo del calcio. A Genova all’inaugurazione ha partecipato il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che nella sua relazione ha promesso entro la fine dell’anno almeno 2000 reclutamenti nel comparto e ha sostenuto come l’inefficienza della giustizia rallenti la crescita del Paese.
Giovanni Canzio, presidente della Corte d’appello di Milano (ansa.it)
Gli occhi dei magistrati milanesi puntati su Expo. In vista dell’Expo 2015 “sono certo che presenza e attenzione sarà riservata all’azione di prevenzione e repressione di ogni forma di violenza di natura eversiva o terroristica o di matrice fondamentalista, che intenda profittare della portata internazionale dell’evento e della partecipazione di decine di milioni di visitatori”. Lo ha detto il presidente della Corte d’appello di Milano Giovanni Canzio, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario
Non solo il rischio terrorismo grava sull’Expo. “Nel distretto milanese e in vista di Expo 2015, lo Stato è presente e contrasta con tutte le Istituzioni l’urto sopraffattorio della criminalità mafiosa, garantendo – nonostante la denunciata carenza di risorse nel settore giudiziario – la legalità dell’agire e del vivere civile con coerenza e rigore”, dice Canzio. ”Il fiorire di iniziative imprenditoriali collegate allo straordinario evento di Expo 2015 – sottolinea – lasciano presagire che per la criminalità organizzata si aprano, insieme con nuove e più ricche opportunità, impreviste criticità, a causa del conflitto latente fra le originarie regole delle ‘ndrine e i più ampi orizzonti di profitto”. Allo stesso tempo, però, “si assiste al progressivo rafforzamento delle strategie investigative e degli strumenti di prevenzione”. Canzio evidenzia come “non si fermano le indagini e gli arresti, si applicano misure di prevenzione patrimoniale su immobili e aziende, si annoverano circa 70 interdittive antimafia del prefetto di Milano a carico di società impegnate in lavori per Expo e indiziate di collegamenti mafiosi, si commissariato gruppi di imprese da parte dell’Autorità nazionale anticorruzione”. Intanto, come si legge sul quotidiano “Repubblica”, un centinaio di lavoratori “precari della giustizia” si sono riuniti in presidio fuori dal Palazzo di Giustizia, a Milano, mentre era in corso la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario. Ha organizzato la manifestazione la Fp-Cgil, per chiedere la “regolarizzazione dei contratti”. I manifestanti hanno esposto uno striscione con la scritta “Orlando giustizia per i precari”. Un presidio è stato organizzato anche dall’associazione Enzo Tortora, legata al partito radicale, che ha realizzato uno striscione con la scritta “Amnistia”.
Da Roma l’allarme della criminalità nel calcio. Nell’apertura dell’anno giudiziario a Roma, il procuratore generale facente funzioni Antonio Marini lancia un altro allarme: “Crea forte preoccupazione l’infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo del calcio, come emerge da una serie di episodi e di inchieste giudiziarie avviate di recente”. ”Con le cifre folli che girano ormai da qualche anno, il calcio è diventato un grande business, ma è anche una potentissima arma di consenso e di coesione sociale, elementi di cui la criminalità è alla costante ricerca”, spiega il pg che ricorda come “in questi ultimi anni i rapporti con la criminalità organizzata siano diventati sempre più stretti e connotati da ambiguità, soprattutto quelli con le tifoserie degli ultras”.
A Genova il ministro Orlando. “In tempi di crisi economica, una giustizia inefficiente rallenta ulteriormente la crescita”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario a Genova. “Dare centralità nuovamente allo Stato- ha spiegato Orlando – significa anche rendere di nuovo forte la sua funzione di garanzia dei diritti e di risoluzione dei conflitti tra i privati”. ”Il Governo – ha aggiunto- ha posto con forza il tema della giustizia civile, perché essa rappresenta il terreno di contatto quotidiano tra il cittadino e l’amministrazione della giustizia e la sua inefficienza contribuisce al crollo del senso di legalità e alla sfiducia nel sistema giudiziario”.
Nuovi reclutamenti nella giustizia entro fine anno. “Mi attiverò perché, entro la fine del 2015 si arrivi almeno a 2000 reclutamenti” nel comparto della giustizia. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia Andrea Orlando nella sua relazione alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario a Genova. ”Sono ben consapevole – ha detto Orlando – che per l’attuale e difficile situazione dell’organizzazione giudiziaria non sono sufficienti riforme a costo zero e per questa ragione abbiamo deciso di aggredire con forza due nodi che ritengo cruciali: le risorse umane e quelle finanziarie. Il bando per il reclutamento in mobilità extra-compartimentale di 1.031 unità, alle quali si aggiungono oltre duecento reclutamenti già realizzati con altri strumenti, consentiranno di immettere a breve in servizio quasi 1.300 unità di personale amministrativo”.
Mentre sul fronte del terrorismo, Orlando è chiaro. “C’e’ un pericolo reale che deriva dal fatto che ci troviamo di fronte a reti che hanno una dimensione transnazionale e necessitano di un’attività di coordinamento delle indagini”. ”Nei giorni scorsi – continua – con il ministro dell’Interno abbiamo aperto un confronto con le grandi procure italiane, per esaminare le dinamiche di coordinamento delle azioni di contrasto al terrorismo anche internazionale. Ed essenziale diventa anche il processo di integrazione delle politiche di sicurezza e di cooperazione giurisdizionale nella dimensione sovranazionale. L’Unione Europea é il naturale riferimento di questo percorso che con urgenza deve portarci alla costruzione di un efficace spazio di giustizia, sicurezza e libertà comune sorretto da vere e proprie istituzioni giudiziarie dell’Unione anche in ambito penale”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando nella relazione alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario a Genova.
Corruzione, da Palermo si invoca “la riforma legislativa di svolta”. “Mentre sul fronte della normativa antimafia si prevedono provvidenze e sostegni economici per gli imprenditori che denunciano gli estorsori mafiosi rompendo il vincolo di omertà, all’opposto sul fronte della corruzione si minacciano sanzioni penali a chi denuncia gli estorsori in guanti gialli, rafforzando così il vincolo di omertà”. Così il Procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Neanche l’incessante susseguirsi di scandali nazionali attestante il dilagare irrefrenabile della corruzione – dice - sembra a tutt’oggi sufficiente per una riforma legislativa di svolta che incida sui nodi cruciali per restituire efficacia dissuasiva all’azione repressiva”.
Mafia e lavoro. “Nell’assenza di risposte ai bisogni primari di sussistenza da parte del welfare state legale, molti tornano a bussare alle porte del welfare mafioso”. Così il Procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Le intercettazioni ambientali effettuate in taluni procedimenti – dice – ritraggono file di questuanti che pregano i boss mafiosi dei quartieri di fare ottenere loro una qualsiasi occupazione per sfamare la famiglia”.
Napoli: “Corruzione collante tra imprenditoria violenta e mala politica”. Tanto al Nord quanto al Sud “la corruzione pubblica e privata funge da moltiplicatore dei fenomeni criminali, operando da collante tra un’imprenditoria spregiudicata e violenta, una certa amministrazione impregnata di familismo e il crescente sottobosco di una mala politica priva di ogni riferimento valoriale”. E’ un passaggio della relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2015 del presidente della Corte d’Appello di Napoli, Antonio Buonajuto. ”Occorre contrastare con serietà e rigore – ha aggiunto Buonajuto – le complicità che allignano in quest’area grigia della società che fa strame del bene comune, disprezza ogni regola, inquina appalti e concorsi, genera la disaffezione e la disperazione dei meritevoli, promuove l’inconcludenza dell’antipolitica e fa risorgere personaggi che, in passato, erano stati condannati per reati che hanno continuato a commettere e che credevamo fossero scomparsi dalla scena pubblica”. A Napoli, lancia poi l’allarme Bonajuto, alcune aree del territorio cittadino sono “vere e proprie cittadelle blindate dagli agguerriti clan dediti allo spaccio di droghe” e “presidiate dai nuovi “bravi” che ne hanno militarizzato i confini”. Il controllo dei clan in queste aree della città, spiega, è “diffuso e impermeabile grazie alla socializzazione dei profitti e alla fidelizzazione di intere famiglie, tutta gente che nell’antistato e nel contrasto alle istituzioni affonda le proprie radici, prima ancora di averne profitti”. Pensare al recupero dei giovani di queste comunità “non è facile – sottolinea Buonajuto – perché essi sono coinvolti a pieno titolo nell’organizzazione criminale della quale sono parte, a volte, come riferisce il presidente del Tribunale dei Minorenni, addirittura ponendosi ai vertici delle bande criminali”. (ADNKRONOS)