Il mese appena trascorso, ha un valore storico in se, definibile dalla gloriosa frase: “l’Italia s’e’ desta“, e oseri premettere, cari “Fratelli d’Italia”. Così come ce la descrivono i media l’abbiamo scampata proprio grossa. Eravamo sul ciglio del baratro senza parapetto e qualcuno di spingeva da dietro verso il precipizio, - ha detto in questi giorni il Presidente del Consiglio Prof. Mario Monti – mentre erano in agguato grandi, grandissimi interessi che potevano realizzarsi nelle mani di occulte forze del male.
Il mese appena trascorso ci ha dato la gioia del ritorno a casa dell’equipaggio della nave italiana “Savina Caylyn“ ma ci ha tolto, a pochissimi giorni, altri equipaggi della “Enrico ievoli“.
Il mese appena trascorso segna anche il cambiamento di strategie per le nostre Forze Armate, non solo italiane ma almeno a livello europeo. “Bisogna fare più cose con meno risorse“. Hanno detto di Capi di Stato Maggiore della Difesa dei paesi dell’Unione Europea. E, chissà se non saranno anche aperti più fronti con meno uomini, e comunque meglio equipaggiati.
Di certo il ruolo delle Forze Armate sta cambiando ancora. Ed ancora una volta. Ad esempio ricordo la traccia del tema, di uno dei tanti e difficili concorsi fatti a Roma per rientrare in Forza, e prima della soglia dei 32 anni. Più o meno era questa “Come cambia il ruolo dell’Esercito alla luce dei cambiamenti sociali e della grande immigrazione dall’Est e dal Sud?” Ma ricordo anche in quegli anni l’abbandono di caserme dal confine Nord Orientale e l’insediamento verso il Sud. Era poco dopo il crollo del muro di Berlino. Facevano capolino le prime scritte cubitali bianche della NATO e dell’ONU sui fianchi verdi dei mezzi militari che giravano tra le strade del Potentino, in Basilicata.
Ma ricordo anche il briefing di benvenuto del 1996 del comandante al mio corso di avanzamento fatto presso il 19° Reggimento Cavalleggeri Guide, che aveva da pochi anni lasciato le terre di Casarsa in Friuli per insediarsi a Salerno. Nel 1988 era di fianco all’ALE, altro glorioso reparto dell’Esercito: l’Aviazione Leggera dell’Esercito, in cui mi vantavo di avere un amico del 126° Corso AUC. Il comandante del 19° ci spiegava che il problema era sociale e che la Difesa era ora impegnata in modo diverso. Bisognava lasciare la staticità delle caserme di leva per il dinamismo dei reparti proiettabili. E, così è stato. Così è. Erano i temi dei gemellaggi e degli scambi tra reparti Europei. Ora una realtà in Kosovo al Villaggio Italia, ma non solo.
Ma ancora molto vi è da fare. L’Esercito e le altre Forze Armate, ma queste forse in misura minore, devono ancora raggiungere un livello di flessibilità ottimale. Non tanto per i reparti già proiettati, ma per quelli territoriali e documentali, amministrativi ecc. Da qui, dall’esterno e senza che si abbiano particolari competenze si potrebbe discorrere sull’opportunità di accorpare altri centri sanitari, come è stato fatto con il Celio a Roma, della Formazione e dell’Addestramento. Quelli Specialistici, Tecnici, Informatici, Logistici e delle forniture consumabili, ecc. Credo che vi sia, dunque, molto da fare a livello organizzativo, come vi è molto da fare a livello di presenza all’Estero. E’ mia personale convinzione che l’Italia, vista dal mio piccolo osservatorio, sia capace di fare molto, molto molto. E, può farlo. Ma non può fare tutto. E, questo è un guaio, purtroppo.
Non può garantire la difesa dai Pirati ad ogni nave che passa al largo della Somalia. Le navi mercantili Italiane sono moltissime. Occorre trovare una soluzione, ad esempio nel coordinamento con altre nazioni. I corridoi di navigazione sono davvero enormi, più del perimetro dell’Africa, e la maglia di controllo e difesa è forse troppo larga, come ha dimostrato l’ultimo sequestro della Enrico Ievoli.
L’Italia non può occuparsi di ogni questione in Africa, e tuttavia fa la propria parte. E, penso alla Repubblica Democratica del Congo la cui popolazione è tutt’ora divisa in due dalle ultime votazioni molto contestate. Molti congolesi tengono regolari banchetti di proteste davanti alle loro Ambasciate nei paesi Europei, Roma inclusa. Dovrei parlare anche dell’IRAN, dell’Egitto, della Siria, Libia e di molto altro? Il Ministro Terzi ha detto che la vocazione Estera è una risorsa. Vogliamo crederci?
Questioni irrisolte vi sono anche nei Balcani, qui a due passi, oltre Adriatico. La Serbia, che sembra essere sempre di più, una sposa promessa, ci porterà in dono il Kosovo in tutta la sua Libertà? Chissà!? Ma anche qui un immane lavoro diplomatico è affidato a pochi uomini Italiani con o senza divisa, e di grande, grandissimo coraggio e di raffinata cultura, esattamente tanta quanto è il livello di ignoranza – proprio perché lo si ignora – della gente comune, e dell’italiano medio.
Ma noi tutta, noi gente che lavora a Natale e nelle Festività comandate. Noi gente laboriosa dei 150anni, siamo fermi sui Principi della vita, nella difesa degli ultimi, dei bambini come dei poveri. Lo dimostriamo in Afghanistan con ISAF e la Cooperazione Internazionale, con la presenza dei cappellani ad Herat ed a Pristina, ma non solo. Lo dimostriamo con le nostre donne sminatrici dell’Esercito Italiano della Missione Leonte X del 6° Reggimento Bersaglieri e ora con la Leonte XI in Libano, dei Bersaglieri del 7° Reggimento della Brigata barese “Pinerolo”.
Il mese appena trascorso è un’altra conquista italiana nell’affermazione della nostra cultura nel mondo, come ha detto il console d’Agostino in Africa del Sud, ed il suo sogno realizzato in Sud Africa: una Cultura di Pace e di Solidarietà.
“Fratelli d’Italia“, Il mese appena trascorso è solo l’ultimo di tanti che ancora ci aspettano pieni di Felicità e Successo: Buon Anno 2012
Redazione RSM