Leggo da Cerasa che il trio Fassina-Orfini-Orlando (famiglia dalemiana chi più ortodosso chi meno) avrebbe in testa un PD svincolato dall’IDV e dall’UDC, che guarda a SeL.
Di per se sarebbe una gran bella notizia, se non fosse ancora una volta che tutta la discussione viene fatta sulle alleanze elettorali e appare totalmente estranea a cosa ci accade intorno.
Mi domando come si possa guardare alle socialdemocrazie europee e contemporaneamente alimentare i settarismi di classe in Italia, con metodi e parole del secolo scorso. Tanto per fare un esempio, come ci fa notare Zuliani, il mondo dell’auto è in ginocchio, ma in Italia cavalchiamo la battaglia contro Pomigliano senza discutere i contenuti veri di quel nuovo contratto.
E, come dico spesso a scanso di equivoci su come la penso e da che parte sto, senza chiedere al mondo dell’auto le vere rassicurazioni per il futuro: ecologia e riconversione.
Cioè un vero piano industriale di trasformazione e non solo di unità prodotte, fattore che dipende dal mercato e non da chi produce al netto della sua competitività.
Mi domando come diventeremo un partito socialdemocratico se abbiamo difficoltà a declinare la parola diritti civili come in qualsiasi altro Paese europeo, ma d’altronde si sa, non sono temi prioritari e comunque non dobbiamo offendere il sentimento religioso del Paese. Insomma in Europa sono laici veramente, non a parole.
E me lo domando ancora di più se penso poi alle pratiche effettive interne, ai metodi di selezione della classe dirigente che sembrano più riti arcaici che scelte razionali e, laddove a malincuore vengono concessi strumenti democratici (anche quando previsti), l’esito viene deviato con impiego di risorse squilibrate che non consentono l’effettiva contendibilità democratica delle cariche.
Per non parlare del sud d’Italia dove ancora tanta parte del voto, anche nostro ahimé, dipende dal voto clientelare.
Cercasi vero riformismo che sillabi i nomi di città, i cognomi degli inquisiti, quelli dei capibastone e ci dica per dove passa il riformismo.
Certo non per una sceneggiatura di cartapesta. Le parole sono tutte bellissime. I fatti languono.