Resoconto di “InCanto sotto le stelle” del 3 agosto a Levico Terme
Le montagne intorno a Levico Terme per cornice. La luce delle torce per illuminare la notte. Il canto del coro “Cima Vezzena“, diretto dal M° Mauro Martinelli, per raccontare la leggenda del Castello di Selva.
La ricerca sulle antiche tradizioni legate ai racconti popolari del territorio della Valsugana ha animato la fantasia e la creatività di Osvaldo Gabrielli, alla sua seconda prova in forma di racconto-concerto: baritono del coro polifonico maschile “Cima Vezzena” di Barco di Levico Terme, di cui è anche presidente, ha proposto una gradevole ed interessante contaminazione di musica e scrittura.
I canti della montagna accuratamente selezionati a sottolineare i momenti topici del racconto si alternano alla voce narrante in uno scenario di sicura presa emotiva con le delicate tavole di Fabio Recchia che accompagnano il procedere della vicenda ed il fuoco delle torce disposte in cerchio che riprendono l’immagine degli antichi “filò” (le “storie” della famiglia riunite attorno al camino).
Il Falco” è il titolo del secondo capitolo del racconto: “Intendevo recuperare quel legame speciale tra uomo e natura; ho scelto il falco per rappresentare lo spirito degli uomini nati tra le montagne sulle quali questo rapace vola nobile e libero. Il falco raccoglie tutte le virtù e le contraddizioni umane, ma soprattutto esprime il sacrificio per chi amiamo“.
Così Osvaldo Gabrielli ci racconta il senso della sua ricerca. E continua: “oggi tendiamo ad ignorare, specialmente nelle grandi città, la natura dalla quale proveniamo, perciò è essenziale recuperarne almeno la memoria collettiva. Narrare e cantare storie inventate, nelle quali tuttavia lasciare intendere un fondo di realtà“.
Il primo capitolo “Te conto ‘na storia” racconta in una filastrocca agreste e folkloristica, che ci riporta alla vita medioevale del borgo levicense, le vicissitudini di un giovane arrotino – Girolemin (Girolamo) – innamorato di una bella contadina, costretto a diventare crociato sullo sfondo di Castel Selva (di cui oggi rimangono solo poche rovine), e del suo malefico proprietario, il Barone Gordo, l’antagonista.
Il secondo capitolo:
“Dominare i cieli nella caccia col Falco. Arringare le folle dal sommo di un palco. Da sempre gli onori l’Uomo ha cercato tacitando coscienze e oscurando il Creato”
Il Falco accompagna Girolamo e Menegina ormai ricongiunti attraverso nuove tribolazioni e riallaccia il legame indissolubile tra l’uomo e la natura. I canti popolari e i quadri di Fabio Recchia ricolorano la parete del ricordo in immagini di un tempo lontano: contrade, fontane in cui specchiarsi, sperdute chiesette di montagna e un vecchio gelso i cui rami intrecciano mille e mille storie.
“Questa favola antica è nata e cresciuta tra i componenti del coro che è poi il simbolo della tradizione, nel nostro caso prettamente trentina“, aggiunge il presidente Gabrielli, “ma raccoglie e porta con sé anche i canti delle regioni d’Italia che abbiamo toccato durante le rassegne promosse in Italia e all’estero: dopo l’incontro con il coro sardo “S’arrodia” di Sinnai – aggiunge – abbiamo aperto una nuova strada tra le montagne ed abbiamo attraversato il mare, sulla traccia del canto della tradizione sarda “Mama e su nie” perfettamente intonato al racconto tipicamente trentino. L’intento del Coro è anche questo: superare i confini del localismo in una prospettiva di condivisione e di scambio, nel nome della valorizzazione delle ricchezze culturali di ciascuna regione perché siano davvero sempre più “popolari”, ovvero patrimonio aperto a tutti“.
Written by Irene Gianeselli