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Inchiesta sul potere di Giuseppe D'Avanzo

Creato il 04 settembre 2011 da Funicelli

Secondo Giuseppe D’Avanzo, «un’inchiesta giornalistica è la paziente fatica di portare alla luce i fatti, di mostrarli nella loro forza incoercibile e nella loro durezza. Il buon giornalismo sa che i fatti non sono mai al sicuro nelle mani del potere e se ne fa custode nell’interesse dell’opinione pubblica».

Sono raccolti in questo volume (a cura di Attilio Bolzoni e Leopoldo Fabiani.) alcuni articoli e inchieste scritti da Giuseppe D'Avanzo (alcuni assieme ad altri colleghi come Giuseppe Colaprico e Attilio Bolzoni, Carlo Bonini) per Repubblica : dal caso Gladio, alla mafia, alla guerra al terrore per arrivare agli scandali di oggi, le escort nel palazzo del premier e il caso Ruby.

Inchieste scritte con l'intento di raccontare il volto del potere, senza nascondere nessuno dei suoi tratti truffaldini. Un lavoro fatto con una precisione certosina, facendo ricorso alle sue fonti, leggendosi fino in fondo le carte, con l'obiettivo di spiegare al lettore, la realtà.

Eugenio Scalfari nell'introduzione dice «ha affrontato i temi che costituiscono l’ossatura nascosta del Paese, spesso segreta e addirittura criminale. I lettori troveranno in questo libro la coscienza d’un giornalista che ha onorato la nostra professione ed ha cercato per quanto poteva di migliorare uno sgangherato Paese.»
Il caso Gladio.
17 maggio 1991 Era della P2 il vero capo di Gladio.

Gladio e i suoi rapporti di dipendenza (anche economica) con la Cia: una struttura usata non solo in funzione di una invasione da parte degli eserciti oltre Cortina di ferro, ma anche in funzione anticomunista. Con la P2 di Gelli a dirigere queste operazioni sporche.

Lo scandalo Tangentopoli.
11 novembre 1992 “Io, uomo di stato e quasi nobel”.

L'intervista al ministro liberale Francesco De Lorenzo, in piena Tangentopoli, passato dal quasi premio nobel alle accuse di tangenti sul servizio medico. Una storia di clientelismo, appalti ad amici e parenti, arricchimento e sperpero di denaro pubblico.

La mafia.
8 dicembre 1992 “Io pentito in guerra”
10 marzo 1993 “Così Riina è diventato il dittatore di cosa nostra”
20 ottobre 1993 I nemici di Falcone
7 settembre 2002 “La mafia vuole uccidere due deputati”

Si parla di mafia, dei nuovi equilibri dopo l'arresto di Riina, del ruolo dei pentiti e di come verranno screditati per sminuirne l'efficacia nella lotta a Cosa Nostra.

Telekom Serbia: la corruzione.
17 febbraio 2001 Tangenti Telekom: la Cia sapeva
18 febbraio 2001 Così Roma chiese all'Ubs di supervalutare Telekom

Telekom Serbia: la macchina del fango
26 settembre 2003 Telekom Serbia, storia di una trappola
15 ottobre 2010 Quando è nata la macchina del fango

Tutti gli articoli sulla tangente nell'acquisizione di Telekom Serbia di Milosevic da parte dell'allora statale Telecom italiana. Tangente pagata ai facilitatori dell'affare, i cui soldi vennero presumibilmente usati nella guerra in Kosovo.
Corruzione poi usata per mettere in moto la “macchina del fango” da parte dei giornali dell'allora (come oggi) presidente del Consiglio contro Prodi, Fassino e Dini (il traditore dopo il ribaltone).

Trappola mediatica costruita attorno alle presunte rivelazioni di quel Igor Marini, sedicente conte, poi condannato per calunnia.
Link.

“Quel che si muove nell'autunno del 2003, raccontata da Repubblica, fu la madre delle operazioni lavorate dalla macchina del fango, capace di trasformare il Parlamento nella cassa di risonanza di un complotto che vedeva, spalla a spalla, la politica e cioè la maggioranza controllata dal capo del governo e l'informazione direttamente controllata dal tycoon premier. La scena è così esplicita, nelle sue connessioni e responsabilità, che anche un politico prudente come Piero Fassino alza il dito e accusa: 'Il burattinaio di Igor Marini è a Palazzo Chigi'. Silvio Berlusconi lo querela per calunnia pretedendo un risarcimento di 15 milioni di euro. Fassino rinuncia all'immunità parlamentare per affrontare il procedimento per calunnia. Viene prosciolto il il 30 gennaio del 2004. Oggi, come ieri, non c'è chi ignori il nome del mandante. Nessuna meraviglia che gli esecutori materiali dei delitti mediatici, consumati per suo conto, alzino un po' di polvere per il proteggere il Capo e il dossieraggio che sono chiamati a firmare”.
Pag 87

L'impero di Putin
15 luglio 2001 I “cekisti” al potere

Chi è Putin? Assieme a Carlo Bonini, D'Avanzo è andato in Russia sulle tracce delle fortune politiche dell'ex presidente russo (probabile candidato alle prossime presidenziali).
Una storia che mette assieme ex oligarchi e le spie del Kgb, che riuscirono negli ultimi anni della grande Russia a mettere le mani su pezzi dello stato, un saccheggio di ricchezze poi finite all'estero tramite gli stessi canali usati dalla mafia russa.

L'11 settembre
29 settembre 2001 I piani segreti della guerra invisibile
12 ottobre 2001 La stampa al tempo della guerra

La guerra in Iraq
6 aprile 2003 Bare con resti umani: il mistero di Bassora

L'11 settembre e la guerra in Iraq: il racconto dei piani già esistenti su una guerra contro l'Iraq, ben prima che gli aerei si schiantassero contro le Torri Gemelle; il ruolo della stampa embedded dentro l'esercito e fin troppo schierata patriotticamente con il presidente Bush. Ma il ruolo della stampa dovrebbe essere quello del controllo del potere. Non di avallarne le sue paure, i suoi slogan. Dimenticandosi di tutti gli errori che han portato a queste tragedie.
A cominciare dagli errori dell'intelligence incapace di bloccare i dirottatori già sul suo americano prima dell'attentato. Per passare poi alla “war on terror”, che è passata attraverso Guantanamo, le Rendition, la bugia sulle armi di distruzione di massa …

Il Nigergate
24 ottobre 2005 Così il Sismi consegnò alla Cia il falso dossier sull'uranio
24 ottobre 2005 “Pollari andò alla Casa Bianca per offrire la sua verità sull'Iraq”
26 ottobre 2005 Nigergate, i silenzi italiani che permisero il Grande Inganno

Il Nigergate: la “smoking gun” che ha permesso l'inizio della guerra in Iraq è in realtà una bufala. Organizzata dentro quel sottobosco nei nostri servizi segreti militari (l'ex Sismi), di cui il direttore Pollari nulla ha visto e nulla sapeva. Falso l'acquisto di yellowcake dal Niger, falsa la notizia sui tubi scambiati per pezzi delle centrifughe per produrre uranio.
Anche questo lo ha rivelato, al solito modo fornendo date, nomi, luoghi in modo dettagliato e preciso, D'Avanzo. Come ha anche messo nero su bianco la volontà del nostro esecutivo nel volersi mettere in mostra nei confronti dell'alleato americano, che cercava ostinatamente un pretesto per attaccare Saddam.
Link: sourcewatch “La repubblica expose”

Il rapimento di Abu Omar.
17 febbraio 2005 Cia sotto accusa “Rapì e torturò un egiziano in Italia”
13 marzo 2008 I segreti di Pollari su Abu Omar e la strana slealtà del governo

Il racconto del rapimento dell'imam Abu Omar, rapito dalla Cia con l'aiuto del Sismi: un caso di Rendition che portò allo scontro tra la procura di Milano (e i due magistrati Pomarici e Spataro) e i governo Prodi e Berlusconi, mossi a difesa degli spioni italiani e stranieri in nome di una “ragione di stato”, ben lontana dalla ragione della giustizia di un paese democratico.
Il link.

Sismi. La fabbrica della paura
13 settembre 2005 Se i servizi segreti diventano una fabbrica della paura
26 gennaio 2006 La grande spia bipartisan

Dove si parla del direttore Pollari, spia apprezzata da destra e sinistra, dell'archivio di via Nazionale, dei suoi allarmi lanciati senza mai una prova.
“... per proteggere il loro futuro professionale, i burocrati della sicurezza si disinteressino della essenziale circostanza che ogni allarme fasullo brucia risorse, tempo, uomini e memorie del computer oltre a creare angoscia nell'opinione pubblica e, negli apparati, un clima 'al lupo al lupo' che non favorisce l'attenzione e la lucidità [..] Sorprende che il mondo politico – e soprattutto l'opposizione – sottovaluti, con il carrierismo dei burocrati, le conseguenze politiche che una lunga teoria degli allarmi, palesemente assurdi, può infliggere al paese”.
Pagina 171

Telecom. Le spie private
2 giugno 2006 Parla l'uomo dei dossier segreti: “così spiavo per conto di Telecom”
13 dicembre 2006 Il braccio privato dei servizi segreti

Il più grave caso di dossieraggio nel paese, dopo lo scandalo del Sifar. Scandalo che vede assieme, in una osmosi vischiosa e opaca la security di un gruppo privato, i servizi segreti militari, e dossier costruiti contro i nemici dell'esecutivo.

Noemi e la dieci domande
14 maggio 2009 Le dieci domande mai poste al cavaliere
1 giugno 2009 Il nuovo volto del potere

Il compleanno a Casoria, l'amicizia con questa minorenne che lo chiama papi e che sa che Berlusconi le farà fare politica. Le spiegazioni una peggio dell'altra, sull'amicizia col padre e con la ragazza. Una vergogna per il paese. Ma non per lui, per i suoi giornali.

Berlusconi vuole insegnarci che, al di fuori della sua verità, non ce ne può essere un'altra. Vuole ricordarci che la memoria individuale e collettiva è a suo appannaggio, una sua proprietà , manipolabile a piacere. Si scorge nella 'crisi di Casoria' un uso della menzogna come funzione distruttiva del potere che scongiura l'irruzione del reale e oscura i fatti. Si misura l'impiego dei media sotto controllo diretto e indiretto del premier come fabbrica delle menzogne punitive di chi non si conforma [..] E' il nuovo volto, finora nascosto, di un potere spietato”.
Pag 213

Ruby e le dieci bugie
28 ottobre 2010 Ruby e il cavaliere: “Le mie notti all'Arcore”
29 ottobre 2010 L'abuso di potere
21 gennaio 2011 Le dieci bugie del cavaliere
17 marzo 2011 Sesso e soldi, ecco le nuove carte del Rubygate

Da Noemi, alla D'Addario, alle escort a palazzo, fino al caso Ruby. La telefonata alla Questura, le bugie (anche sui suoi processi), i soldi e i favori dati per nascondere la verità, per minimizzare.

Quanti sono i processi del premier? “In realtà i processi affrontati dal premier come imputato sono sedici. Quattro sono ancora in corso: corruzione in atti giudiziari per l'affare Mills; frode fiscale per i diritti TV Mediaset; appropriazione indebita nell'affare Mediatrade; e quest'ultimo per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile. Nei processi conclusi, in soltanto tre casi le sentenze sono state di assoluzione. In un'occasione con formula piena per l'affare Sme Ariosto/1 (la corruzione dei giudici di Roma) . Due volte con la formula dubitativa: i fondi neri Medusa e le tangenti alla Guardia di Finanza [..]. Riformato e depenalizzato il falso in bilancio dal processo Berlusconi, l'imputato Berlusconi viene assolto in due processi (All Iberian/2 Sme Ariosto/2) perchè “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Due amnistie estinguono il reato e cancellano la condanna inflittagli per falsa testimonianza (aveva truccato la data di iscrizione alla P2) e per falso in bilancio (i terreni di Macherio). Per cinque volte è salvo con le “attenuanti generiche” che si assegnano a chi è ritenuto responsabile del reato. Per di più le attenuanti generiche gli consentono di beneficiare, in tre casi, della prescrizione dimezzata che si era fabbricato come capo di governo: All Iberian/1 (finanziamento illecito a Craxi); caso Lentini; bilanci Fininvest 1988-1992; fondi nero del consolidato Fininvest (1500 miliardi); Mondadori (la corruzione dell'avvocato Previti del giudice Metta, entrambi condannati). Più che una persecuzione giudiziaria, siamo dinanzi a un'avventura fortemente segnata dall'illegalità.”
Pag 236

C'è qualcosa di notturno e patologico nel declino di una leadership sempre più affannosa e affannata. Nel suo crepuscolo se intravede il macroscopico deficit. È l'incapacità di interpretare una politica all'interno delle regole, costretta ad adulterarsi in una perenne violenza istituzionale che non assicura alcun governo al paese ma soltanto più tempo a chi governa. [..]Il capo del governo appare incapace non solo di rispettare il livello di onore che la sua responsabilità dovrebbe imporgli, ma addirittura se stesso. Una previsione non può che essere cupa. L'io ipertrofico di Berlusconi non ammette interlocutori, consigli, regole, critiche, equilibrio istituzionale, saggezza politica. Incapace di guardare in faccia la realtà che si cucina da solo, trascinerà irresponsabilmente il Paese nella sua caduta. Impedire questa rovina non può essere un dovere soltanto per le opposizioni”.
Pag 229

I processi del cavaliere e la struttura delta
7 aprile 2001 Le domande al candidato
20 novembre 2009 Il cavaliere e la favola dei 106 processi
7 luglio 2011 Rai, così agiva la Struttura Delta
10 luglio 2011 Così comprò i giudici per creare un impero

Le domande al candidato Berlusconi nel 2001: “Interessa sapere quale è stato il grado di trasparenza della Fininvest e di Silvio Berlusconi per poter valutare la credibilità del Berlusconi politico. La trasparenza è il cuore della democrazia e in democrazia – Repubblica lo ripete da tempo - non ci sono domande che non si possono fare a un politico”.
Pag 255.

La scoperta di una struttura in Rai, proveniente da Mediaset, che concertava notizie per aiutare il presidente. Un'inchiesta finita in nulla, come se corrompere l'informazione pubblica fosse cosa da niente. Infine la condanna al risarcimento a De Benedetti per la Mondadori, scippata al gruppo Cir con la corruzione del giudice Metta.
Con le minacce, le accuse, da parte del premier, della figlia e dei berluscones.

Vedremo così allo scoperto il più autentico statuto berlusconiano: l'affermazione del potere statale esercitato direttamente da un tycoon che sfrutta apertamente, e senza scrupoli, la funzione pubblica come un modo per proteggere i suoi interessi economici”.
Pag 273.

Reportage
Cercasi Marlboro disperatamente

Tra i ragazzi che dicono: «Siamo camorristi nella capa»
Nel paese dove i neri chiedono più Stato.

Tre inchieste: la prima sullo sciopero dei tabaccai nel 1993, la seconda un dialogo con alcuni ragazzi di Napoli, che parlano una lingua diversa, con parole che hanno nel tempo cambiato significato. Infine tra i ragazzi di colore, dopo la strage di Castelvolturno.

Chiude il libro il suo ricordo di Roberto Saviano: “cosa mi ha insegnato la sua amicizia”.


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