L'ultima moda dei pubblicitari abusivi è affiggere i cartelli agli alberi. Dopo i pali, i muri e i lampioni, gli abusivi di tutta Roma si sono messa in testa di affiggere i vendesi agli alberi. I metodi utilizzati sono vari, si passa dal più innocuo spago allo scotch, fino ad arrivare allo scempio degli scempi: i cartelli vendesi attaccati agli alberi con i chiodi! Come se il tronco fosse una tabella d'ufficio per gli annunci dei dipendenti. A Roma tutto è possibile, quando si parla di pubblicità esterna. Lo abbiamo visto con la proliferazione incontrollata (dai primi anni del 2000) dei cartellini vendesi/affittasi sui pali della luce, semafori e segnali stradali. Lo abbiamo visto soprattutto con l'invasione dei cartelloni pubblicitari che sono quintuplicati nel corso del 2010. E di base c'è il problema dei muri sporchi e pieni di pubblicità "politica", ovviamente abusiva. Tutto questo dà l'idea di come i romani siano profondamente convinti che sia normale attaccare la pubblicità sui muri e sui pali della città, senza pagare il becco di un soldo. Tutto gratis per il classico "motivo della pagnotta", perché "pure noi dovemo da campà". Il romano esce di casa e attacca i manifesti dove gli pare. Che i manifesti, volantini e adesivi siano esteticamente deturpanti, non gli riesce a nessuno di capirlo. I romani credono che l'aspetto delle strade sia una cosa inutile. I muri e i pali servono a farsi pubblicità, secondo loro. E da oggi anche gli alberi vanno bene. Guardate le foto. Capite perché dobbiamo convincere i romani che la pubblicità si fa con metodi legali e non così? E come si convincono i romani? Con le multe, ovvio. Ricordatevi, l'ordinanza dell'8 febbraio 2010 vieta l'affissione dei manifesti sui pali e l’imbrattamento dell'arredo urbano, alberi compresi. (Les)
L'ultima moda dei pubblicitari abusivi è affiggere i cartelli agli alberi. Dopo i pali, i muri e i lampioni, gli abusivi di tutta Roma si sono messa in testa di affiggere i vendesi agli alberi. I metodi utilizzati sono vari, si passa dal più innocuo spago allo scotch, fino ad arrivare allo scempio degli scempi: i cartelli vendesi attaccati agli alberi con i chiodi! Come se il tronco fosse una tabella d'ufficio per gli annunci dei dipendenti. A Roma tutto è possibile, quando si parla di pubblicità esterna. Lo abbiamo visto con la proliferazione incontrollata (dai primi anni del 2000) dei cartellini vendesi/affittasi sui pali della luce, semafori e segnali stradali. Lo abbiamo visto soprattutto con l'invasione dei cartelloni pubblicitari che sono quintuplicati nel corso del 2010. E di base c'è il problema dei muri sporchi e pieni di pubblicità "politica", ovviamente abusiva. Tutto questo dà l'idea di come i romani siano profondamente convinti che sia normale attaccare la pubblicità sui muri e sui pali della città, senza pagare il becco di un soldo. Tutto gratis per il classico "motivo della pagnotta", perché "pure noi dovemo da campà". Il romano esce di casa e attacca i manifesti dove gli pare. Che i manifesti, volantini e adesivi siano esteticamente deturpanti, non gli riesce a nessuno di capirlo. I romani credono che l'aspetto delle strade sia una cosa inutile. I muri e i pali servono a farsi pubblicità, secondo loro. E da oggi anche gli alberi vanno bene. Guardate le foto. Capite perché dobbiamo convincere i romani che la pubblicità si fa con metodi legali e non così? E come si convincono i romani? Con le multe, ovvio. Ricordatevi, l'ordinanza dell'8 febbraio 2010 vieta l'affissione dei manifesti sui pali e l’imbrattamento dell'arredo urbano, alberi compresi. (Les)
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