Greg socchiuse gli occhi e fissò la luce del tramonto filtrare fra i grattacieli della fiera. Rise. “Strizzare l’occhio al levante di Kenzo Tange dando un’occhiata fugace a occidente” – asserì. Poi serrò completamente gli occhi e iniziò a girare su se stesso, fino a perdere l’equilibrio, fino ad accasciarsi a terra sull’erba. Fra i lampi giallognoli e violacei nell’oscurità delle sue palpebre, provò a concentrarsi sul rumore del traffico in lontananza, cercando di capire da quale direzione provenisse. Era un gioco che improvvisava spesso, che lo divertiva.
Ma ancor di più Greg amava far correre lo sguardo sulla strada ferrata, attraverso la rete di protezione in prossimità del grande ponte, costeggiandola a passo svelto per renderla invisibile. Ci passava i pomeriggi. Oppure sbattere le ciglia e scattare decine di immagini mentali al vecchio serbatoio dell’Hera, fra i cavi a 3KV, e aspettare che facesse buio per cercare una siepe o un lampioncino rotto dove accendersi uno spliff. Conosceva il quartiere in ogni suo angolo, o meglio, da ogni angolatura, e quel che gli piaceva di più era il costante mutamento di quegli spazi. Le bici rubate, i negozi sfittati, i cellulari delle puttane nelle jeep ferme ai lati dello stradone. Per qualcun’altro solo dettagli. Capitava anche che smadonnasse sul fatto di non avere una macchina fotografica; come quando rimaneva fleshato dal crossarsi perpetuo dei pezzi sotto i cavalcavia. “Figate inafferrabili” – sospirava. Ma i writers migliori non amano far rumore, si nascondono da tutto ciò che non sono e creano per essere. Greg in un certo senso era come loro, non aveva nessuna cura nel far capire agli altri che pensava ad altro. Ma non era necessario chissà cosa per intuirlo. Greg parlava poco, e non intendo dire che era di poche parole, semplicemente non amava tirare alla lunga un discorso. Dopo un paio di minuti ti ammutoliva freddando l’accozzaglia di banalità ammucchiate in quel centinaio di secondi e partiva. Il suo passo era almeno il doppio più svelto di quello delle persone che in media puoi incontrare per strada. A vederlo, inizialmente, faceva quasi ridere: un marciatore mancato in infrazione continua. Eppure, Greg non amava correre. L’importante era andare. E una volta chiarita la meta, stabilire il percorso passava in secondo piano.
Magazine Talenti
Potrebbero interessarti anche :