non trovando la foto della copertina,
ho nesso la foto dello scrittore!
A un certo punto della lunga notte di Michael Malory, sembrò che gli eventi che avevano decretato che dovesse esser lui a catturare l'assassino di suo padre non erano che atti della Provvidenza accuratamente calcolati. Per quanto ne potesse afferrare, essi erano iniziati con l'arrivo del telegramma che annunciava il suicidio di Nina.Lo raggiunse a Boston all'inizio di settembre, mentr'era sul punto di uscire dall'alberto e recarsi a un colloquio per un lavoro che aveva in vista:"Spiacente informarla Sig.ra Malory, malgrado tutte possibili precauzioni, uccisasi oggi ore 2 pomeridiane. Telefonare J. D. Dodge Sovrintendente istituto Mount Holly."Jerre Mangione, Ricerca nella notte
non finirò mai di stupirmi per la quantità di bei libri che esistono al mondo. è una enorme consolazione, considerato che altrettanto grande è probabilmente la quantità di libri brutti, specialmente di questi tempi in cui sono tutti scrittori. questo romanzo sembra un giallo, ma in realtà l'ho interpretato come il processo di apertura degli occhi del suo protagonista, laddove come apertura degli occhi s'intende quel processo che ci porta a vedere e accettare le cose per come sono e non per come le abbiamo volute vedere noi. tipicamente questo processo porta a due possibili conseguenze: una rinascita o il suicidio. per Michael Malory fortunatamente si tratterà della prima. egli, affascinato dalla figura leggendaria del padre naturale e ossessionato dal desiderio di vendicare il suo assassinio, non si rende conto che quel padre, per quanto eccezionale sotto alcuni punti di vista, era però un essere umano dotato di difetti anche gravi. l'averlo idealizzato è la malattia di Michael e la ricerca del suo assassino porta alla scoperta di una verità sgradevole, ma che rimette tutto nella giusta prospettiva. la vicenda in sè diventa occasione per lo scrittore di descrivere la comunità italo-americana degli anni Trenta, in cui il contrasto tra fascisti e loro oppositori è ben più di uno strascico di quanto stava accadendo in Italia. Mangione, che era figlio di immigrati, sa di che cosa parla anche quando fa uso del linguaggio sgangherato di quelle persone divise tra il ricordo di ciò che si sono lasciate alle spalle e la speranza del Nuovo Mondo. sì, davvero un gran bel libro!