Magazine Talenti
La mattinata di quel 10 luglio 1914, già molto calda per l'ora, prometteva una giornata torrida. L'afa agiva sull'umore di Oberdan come un ulteriore fattore di abbattimento. Già lo stalliere gli aveva fatto capire che era meglio si trovasse un'altra stalla dove lasciare il cavallo e il carrozzino e, come non bastasse, adesso si trovava, quasi anziano, nelle condizioni di dover chiedere un favore a sua figlia, una ragazzina, e la cosa stranamente gli dava ansia.Ivo Patuelli, La figlia del sartol'acquisto di questo romanzo non era previsto ed è stato frutto di una figuraccia reiterata. vi risparmio i dettagli, il succo è che, per non fare nuovamente la figura della ritardata, ho proceduto a comprarlo. non mi interessava leggerlo per il fatto che l'ha scritto qualcuno che conosco. ma come, direte voi, caso mai sarebbe vero il contrario! tuttavia così è, benchè l'autore in questione sia qualcuno che mi sta simpatico e che si è messo a scrivere anni fa, in tempi non sospetti (ormai nel nostro paese si fa prima a contare chi NON ha scritto un libro XD). ad ogni modo, ormai il libro l'avevo in borsa, tanto valeva leggerlo. che dire? raddoppiamo il numero di pagine e otteniamo un perfetto feuilleton d'inizio secolo, proprio come la sua ambientazione. sinceramente la trama non mi ha entusiasmato, probabilmente perchè non sono riuscita a provare empatia per nessuno dei protagonisti: dalla bellissima e ingenua figlia del sarto del titolo al suo sciagurato benchè affascinante marito, all'amante appassionato ma incline alla depressione e allo scoramento. ciò che mi ha permesso di arrivare in fondo è lo stile decisamente piacevole e scorrevole, oltre a una certa curiosità di vedere come sarebbe andata a finire la triste vicenda. il finale è un po' alla Rossella O'Hara, con la differenza che Rhett è venuto a mancare. francamente non so se leggerò altre cose di questo mio conoscente (ha pubblicato altri cinque libri) o, se lo farò, vedrò di farmele prestare XD
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