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Chi non ha mai letto Barker dovrebbe farsi un piccolo esamino di coscienza e autofustigarsi, visto che si è perso un pezzo di letteratura con i contro cosiddetti. Barker è un visionario, un mostro che fa delle parole armi, frecce che ti scaglia contro senza il minimo scrupolo. Non ci piace quello che leggiamo? Cazzi nostri! Ci disgusta il troppo sangue? Abbiamo sbagliato libro! Questo è Barker, un infinito di visioni, di inferni che si accavallano fino al delirio totale, allo stranimento dei pensieri e all'incoerenza. I suoi libri sono un viaggio, stupendo e orribile al tempo stesso. Ne veniamo trascinati, come un'onda di piena che ci prende e ci porta dove vuole lei, senza complimenti, senza chiedere permesso. Siamo in balia del suo linguaggio ricercato, incastrato in un caleidoscopio di sensazioni che, a mio parere, diventa inimitabile e potente. Leggere Barker è una sfida, con noi stessi e contro la paura. Viaggio dannato non si discosta da questa politica del linguaggio, anche se ammetto che è uno dei più atipici delle opere del vecchio Clive. Qui non abbiamo porte dell'inferno pronte a schiudersi, non ci sono demoniache presenze dietro ogni angolo, nascoste nelle pareti di casa nostra. La situazione, qui, è tranquilla, almeno all'apparenza, e l'orrore è talmente sottile che a volte viene da chiedersi cosa abbia in serbo Barker, quando si deciderà a rivoltarci tutto il sangue, la violenza e ogni amenità possibile. Un libro di attesa, che viene assolutamente ripagata a chi ha portato pazienza fino al momento giusto. Godetevi l'incipit, immergetevi in una Varsavia trasformata dalle bombe e, se davvero ne avete il coraggio, provate anche voi a cercare il giocatore di carte. ma non dite che non siete stati avvertiti... "C'era elettricità nell'aria quel giorno mentre il ladro attraversava la città, certo ormai che dopo tante settimane di frustrazione, la sera avrebbe finalmente localizzato il giocatore di carte. Non era un percorso facile. L'ottantacinque per cento di Varsavia era stato raso al suolo, sia dai lunghi bombardamenti che avevano preceduto la liberazione russa sia dal programma di demolizione che i nazisti avevano realizzato prima della resa. Alcuni settori erano praticamente chiusi al traffico. Montagne di macerie - concimate dai cadaveri e pronte a germogliare ai primi tepori primaverili - ostruivano le strade. Persino nei quartieri più agibili gli edifici un tempo tanto eleganti traballavano pericolosamente, con le fondamenta scricchiolanti. Ma dopo quasi tre mesi di attività il ladro ormai si districava perfettamente nel deserto urbano. Anzi, godeva di quello splendore desolato: i contorni sfumati di lilla per la polvere che ancora si depositava dalla stratosfera, le piazze e i vialetti sinistramente silenziosi; girando per quelle strade, provava la sensazione che la fine del mondo sarebbe stata proprio cosi."
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