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Incivilia cade a pezzi!

Creato il 08 luglio 2010 da Riprendiamociroma
Incivilia cade a pezzi!
Finalmente dal mondo civile arriva la mazzata che Incivilia meritava. Un articolo al vetriolo in prima pagina sul New York Times sbatte in faccia al buriname romano la dura e cruda verità: "Mentre Roma si modernizza lascia che il suo passato si sbricioli". E dipinge una città in macerie che costruisce cattedrali nel deserto. Leggetevi l'articolo e leggetevi i commenti. Un vero e proprio massacro mediatico. Una città immersa nella zella, devastata da abusivismo, incuria e menefreghismo, che lascia morire i suoi monumenti più rappresentativi. Crolla la Domus Aurea, crolla il Palatino, crollano le Mura Aureliane, il Circo Massimo è racchiuso dal filo spinato, con l'erba alta 2 metri e i sorci che scorrazzano, le Terme di Caracalla circondate da una gabbia per polli, di sera si trasformano in un mignottificio. Il Teatro Marcello ha i percorsi pedonali delimitati da volgari transenne, neanche fosse un cantiere. Il Colosseo giace affumicato, circondato da tubi innocenti e erba secca, ridotto a uno squallido spartitraffico. I più importanti monumenti romani sono presi d'assalto dai bancarellari, paninari, mutandari, calzinari. Le piazze storiche ridotte a parcheggi e perennemente invase da fiere e manifestazioni di pessimo gusto. Arredo urbano inesistente, scritte sui muri su chiese e palazzi storici. I deliranti discorsi dei burini nostrani ridisegnano Roma capitale dell'arte contemporanea, ma poi investono nella cultura lo 0,2% del proprio bilancio. Una briciola costantemente rosicchiata dai parassiti che dovrebbero occuparsi della tutela dei nostri tesori. E così, mentre Giro se la prende con il mondo civile, il mondo civile snobba Incivilia relegandola nell'angolo. Su una cosa però il sottosegretario ha ragione. L'articolo del New York Times è decisamente incompleto e lacunoso. Non un'accenno sull'orrendo cartellone che umilia e tamarriza il MAXXI. Non un'accenno al parcheggione cafone che giace esanime su quel vialone che altrove sarebbe stato un Boulevard. Abbiamo scritto al New York Times per far notare loro questa inaccettabile lacuna. Fatelo anche voi, e non dimenticate di ringraziarli.

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