È in corso a Kidal una riunione tra capi tradizionali, organizzazioni della società civile e rappresentanti dei gruppi ribelli aderenti al Coordinamento dei movimenti dell’Azawad (Cma), che non avevano firmato l’accordo per la pacificazione nazionale raggiunto il 1° marzo ad Algeri.
Il Cma aveva motivato la mancata ratifica dell’accordo proprio con la necessità di consultare le popolazioni locali prima di prendere una decisione.
I punti critici dell’intesa sono diversi, primo tra tutti la questione dell’autonomia per le regioni del nord, protagoniste nel 2012 di una sollevazione indipendentista che portò a un conflitto civile.
Né il termine ‘autonomia’ né tantomeno quello ‘indipendenza’ compaiono nell’accordo di Algeri, che invece istituisce assemblee regionali elette direttamente e con poteri effettivi e contiene l’impegno a dare maggiore rappresentazione al nord del paese nelle istituzioni nazionali.
Secondo un articolo di tono critico con gli ex ribelli comparso sulla testata Maliactu, tuttavia, i gruppi armati punterebbero a una regione amministrativa unica nel nord.
A questa dovrebbe essere destinata una percentuale ulteriore di risorse rispetto al 30% del budget nazionale citato nell’accordo preliminare.
Infine i movimenti del nord vorrebbero che i loro combattenti fossero integrati nell’esercito nazionale fino a costituire tra il 60 e l’80% degli uomini dispiegati nella regione, sostiene ancora Maliactu, definendo “irrealizzabili” queste condizioni.
La maggior parte degli analisti tuttavia ritiene che – anche per la pressione della comunità internazionale – verrà infine raggiunto un compromesso.
A Kidal, comunque, in queste ore ci sono state in strada manifestazioni di protesta contro l'operato del governo di Bamako.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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