Un operaio specializzato si è visto negare l’assunzione da una multinazionale, in provincia di Savona, per un motivo che ha dell’incredibile: l’intervento di un caporeparto della multinazionale, che ha impedito a una ditta esterna e appaltatrice di concludere la procedura dell’assunzione. Infatti il colloquio di lavoro era già stato superato dal candidato, che aveva presentato oltretutto un curriculum del tutto convincente. La ditta esterna, che ha sede fuori dalla Liguria, aveva cominciato a prendere le misure al nuovo operaio per dargli una tuta. Sembrava che non ci fossero più ostacoli, quando un caporeparto della multinazionale, dunque non del datore di lavoro, che sarebbe stata la ditta esterna appaltatrice, si è preso la responsabilità di fermare la procedura d’assunzione, motivandola così: “Quello è un piantagrane, gay e per giunta ateo”.
Un episodio di un’inciviltà vergognosa, dato che l’assunzione sarebbe stata pienamente in regola e le referenze dell’operaio specializzato erano buone. Motivare uno stop all’assunzione in questo modo, con una discriminazione per motivi sessuali e religiosi, è largamente al di fuori della legalità, ma anche della civiltà.
Solo in un contesto fascista e nazista possono succedere queste cose senza che nessuno possa protestare. Ma dal Ventennio a oggi la morale è cambiata in Italia? Non certo per tutti. L’Italia di Mussolini e della religione di Stato, l’Italia delle discriminazioni, dei diritti civili negati senza motivo, con violenza contro le persone, al punto da impedire di lavorare anche nel caso dell’operaio specializzato già esperto e apprezzato nel settore, quell’Italia indegna di definirsi civile è ancora in parte questa. La Costituzione e le leggi tutelano l’operaio vittima di discriminazione, eppure non sono fatte proprie da chi detiene il potere. Le leggi sono scritte, ma in casi come questo solo sulla carta.
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