L’Inghilterra trema, ma presto l’attesa darà il verdetto finale. Il prossimo 18 settembre, infatti, la Scozia si recherà alle urne per decidere, tramite un referendum, se conquisterà o meno l’indipendenza dalla Gran Bretagna. Dunque, se diverrà un Paese europeo altro, esattamente come la Repubblica d’Irlanda del Sud nel 1922.
Sebbene manchino una manciata di giorni al tanto temuto ed aspettato referendum, pare che il primo sondaggio pubblicato dia come risultato una sostanziale parità: gli indipendentisti hanno conquistato il 51% dei voti, lasciano gli unionisti il 49%. E si sa che trattandosi di sondaggio, c’è sempre un margine di errore e quindi una sostanziale incertezza sul risultato.
Quel che è certo è che l’indipendenza scozzese non è così ben vista dall’Inghilterra: sia il primo ministro David Cameron che la regina Elisabetta II chiedono aggiornamenti quotidiani in merito alla questione, che verrebbe ad essere un problema soprattutto di natura economica per il paese. Una delle grandi fonti nucleari della Gran Bretagna si trova, infatti, sulle sponde di un lago scozzese, e si staccherebbe dall’economia britannica anche un grande centro come Edimburgo, ma principalmente il Mare del Nord contiene grandi giacimenti petroliferi che apparterrebbero in questo modo alla Scozia.
D’altra parte, il primo ministro scozzese Alex Salmond ha alle spalle un lavoro lungo due anni proprio sulla questione dell’indipendenza, sempre proponendo soluzioni atte a mediare con gli inglesi e patti di stabilità, vista la posizione difficile ed isolata della Scozia e visti anche i sostegni monetari di Westminster che andrebbero a mancare.
La questione è dunque tutt’altro che semplice, e se il popolo scozzese dovesse pronunciarsi a favore della secessione si creeranno non pochi scompigli e caciare, da parte anche degli altri Stati – la Scozia farà o non farà parte dell’Unione Europea? E della NATO? Come potrà cambiare l’economia della Gran Bretagna e dunque dell’Europa?