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Industria, così è finita la meglio gioventù

Creato il 12 maggio 2014 da Cassintegrati @cassintegrati

Una generazione cresciuta nel boom economico, col posto fisso in Fiat e l’idea di futuro di Adriano Olivetti. Oggi, coi licenziamenti in Agile Eutelia e Vinyls finisce un pezzo di quell’epoca. Nel silenzio della politica. L’inchiesta di Michele Azzu per l’Espresso.

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“Mi ricordo sempre le parole di mio padre che mi disse: Giulio, se tu non fai lo scemo in questa azienda qua ci vai in pensione”. È il ricordo di Giulio Basile, ex quadro Agile Eutelia, ora licenziato, a Roma per l’incontro al ministero. Frasi di altri tempi, che sembrano uscire da “La meglio gioventù”, lo sceneggiato Rai di Marco Tullio Giordana sull’Italia degli anni ’70.

La meglio gioventù era quella del posto fisso in Fiat, cresciuta nel boom economico e nel futuro immaginato da Olivetti. Quella che con la 500 poteva andare al mare, e col mutuo comprare la casa. Quante speranze aveva quella gioventù, quanti sogni nei cassetti, a differenza dei loro figli e nipoti che oggi sperano solo di trovare un lavoro. Cosa è rimasto di quei ragazzi?

Giulio con l’azienda alla fine non ci è andato in pensione: sono arrivate le 800 lettere di licenziamento per i cassintegrati Agile Eutelia, figli dello spezzatino Olivetti. Poche ore dopo altre 100 lettere per licenziare, dopo 5 anni di proteste, gli operai Vinyls. È la fine del sogno della chimica degli anni ’70 a Porto Marghera e in Sardegna presto rivelatosi un incubo, come racconta anche una scena dello sceneggiato di Giordana: “Gli fanno lavare i denti prima di mangiare, perché respirano polveri tossiche”.

Finiscono così, nel più assoluto silenzio politico, due delle principali vertenze italiane. “Mi sento tradito”, spiega Giulio Basile. “Ci era stato chiesto il voto utile per Bersani, dalle stesse persone che ci aizzavano contro Berlusconi in piazza. Ora è il Pd a chiudere le vertenze licenziando”, conclude. Aggiunge Tino Tellini, che condusse la protesta degli operai Vinyls all’Asinara: “La nostra lotta rimarrà nella storia, ma la storia non interessa più a nessuno”.

Anche l’Omsa di Faenza ha vissuto in questi giorni il suo triste epilogo: delle 347 operaie da riconvertire sono 58 quelle licenziate. Gli operai dell’Alcoa, invece, sono stati ricevuti da Papa Francesco. La cattedrale nel deserto del Sulcis sardo non ha più padrini politici a difenderla. Soprattutto nel governo.

IL GOVERNO RENZI SULLE VERTENZE

Delle vertenze industriali il governo Renzi non ha mai parlato. Non direttamente. La linea, però, è quella di Letta e Monti: non fare nulla. “È una cosa gravissima”, racconta Giulio Basile, che ieri era a Roma per l’incontro al ministero su Agile Eutelia. “Siamo stati convocati da mesi, mi chiamò Zanonato dopo che andai su La7, e a riceverci non c’è né il ministro Guidi né il viceministro”. Una beffa resa ancor più grave dal fatto che in questi giorni sono state spedite le 800 lettere di licenziamento.

L’idea di Renzi e Poletti sulla fine di queste vertenze è stata espressa in maniera indiretta più volte. La cassa in deroga verrà cancellata, e ancora non si sa che ne sarà della sua dotazione finanziaria, sempre a rischio (manca un miliardo). “A luglio risorse finite” affermava Poletti, poche ore dopo la presentazione del Jobs Act. E dal governo ripetono: basta sussidi alle aziende ormai morte, e i cassintegrati facciano volontariato.

“Il punto è che queste non sono, non erano, aziende decotte, dovevano e potevano essere rilanciate sul mercato”, spiega Rosa Giancola, consigliera regionale in Lazio. Rosa con le sue colleghe occupò per oltre 500 giorni la fabbrica Tacconi Sud di Latina. “Renzi non parla di chi ha perso il lavoro, dei 40-50enni”, spiega Rosa. “Non ci sono politiche industriali, né per il reimpiego della nostra fascia di età”.

TRATTATIVE POCO CHIARE

Un’azienda come Eutelia, col patrimonio umano e tecnico dell’Olivetti, i poli chimici italiani, leader europei nella produzione di plastiche. Queste realtà produttive forse potevano essere salvate. Le trattative condotte dai governi, dal ministero dello sviluppo e altri soggetti – nel caso di Vinyls l’Eni – sono state condotte spesso in maniera poco chiara. Con compratori che comparivano e scomparivano senza spiegazioni. O, come nel caso di Agile, col ministro Passera che affermava di aver risolto la vertenza.

“A tutti gli incontri a Roma”, dice Alessandro Gabanotto, operaio Vinyls di Porto Marghera, “ci avevano sempre assicurato che se fossero fallite tutte le acquisizioni si sarebbe trovata una soluzione”. Non è andata così: la scorsa settimana il sindaco di Venezia assieme al governatore Zaia ha firmato sulla cessione di alcune aree Eni per: “Nuove attività di rilancio del polo industriale di Venezia”. In quell’accordo gli operai Vinyls non ci sono. “Siamo licenziati senza essere inseriti nel piano delle bonifiche gestito dalla regione”, conclude Gabanotto.

SI POTEVA EVITARE

La Vinyls entrò in cassa integrazione nel novembre 2009, Agile Eutelia ad Aprile 2010. Se prendiamo in considerazione le aziende citate fin qui – Omsa, Agile Eutelia, Vinyls, Alcoa – parliamo di 5 anni di sussidi per circa 2.500 persone. E senza contare gli indotti, molto estesi a Porto Torres e Marghera, o per l’Alcoa. Senza contare altre aziende che hanno risentito delle chiusure, come la chimica Lyondell Basell a Terni e Ferrara, l’Eurallumina del Sulcis. Quanti soldi si sarebbero risparmiati rilanciando davvero queste produzioni?

“Io ho 52 anni e sono senza lavoro”, spiega Clara Zacchini, una delle 58 licenziate Omsa. “Mia figlia a 22 anni lavoricchia come precaria”. Già, perché se questa è la fine del sogno della meglio gioventù, dall’altra parte c’è una nuova gioventù che il suo “meglio” non lo ha conosciuto. Senza sogni o speranze da demolire. Come il sogno del padre di Giulio Basile: “Tu con l’Olivetti ci vai in pensione, se non fai lo scemo”.

di Michele Azzu l’Espresso

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