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Inediti di Antonio Pibiri

Creato il 12 maggio 2012 da Wsf

Inediti di Antonio Pibiri

Francesca Woodman

*

a Gherasim Luca, e il suo Manifesto anti-edipico

se anche la madre sosta nel sabbione della tristezza che non riguarda te,
non la punirai. se anche spegne e accende la sua presenza difettosa
e tende un solo braccio quando precipiti da palchi ondeggianti.
se la madre è madre e copre il suo sesso ai tuoi sguardi,
imbarca a nozze nel mare che ti offende e smetterà di ferirti:
prova perversa dell’amore. se anche ti smarrirai in altra felicità
che non la contempla e sarai salvo, non la punirai.
se libero dallo spavento di non amarla.

*

escono di casa per guardarsi.
si radunano negli occhi,
di lunga pratica.

c’è la villa illuminata:
ghiacciaio sull’altura.

o siede nel giardino la luna
a portata di siepe e altalena.

ma l’una o l’altra che importa,
raso, lontana
piuttosto si va a naso.

*

Ricordando Olivier Messiaen

 in punto di vita ecco ricordo:
nel lavatoio di uno Stalag
si apre una voliera
spremuti suoni sulla tavolozza
degli allineamenti
-erba sassifraga o pioniera-

ma anche un ragazzo
che salva la rondine raccolta
tra le grinfie di un gatto.
la lancia per aria, riprende il volo
e per quel poco o tanto s’esalta.

L’attico

la follia iride sagomato di gatti
tanti, visione che allarga
a rompere gramaglie.

radioattivi sono certo deterrente.
ma un giorno un bambino
in disparte mi convinse
che non era la mia follia
poi tanto diversa dalla sua,
nessuna gerarchia,
stesso piano
terra o attico celeste.

Fronti d’aria fredda

i giovani demoni con insufficienza toracica
e non un pelo l’indole arlecchina.
sembrano mordere il frenulo
cieco a riflettere filettature
a voci di morbidezza mite.

ma non c’è colpa, colonia di pulci.

   succhiano certi veleni

nel primo latte la mattina.

   non facili alla manovra.

Perché scrivere? Domanda e risposta che Giorgio Manganelli definiva “Impossibile”.
Altra cosa informare della propria idea di Poetica. Nell’impossibilità di una risposta plausibile, anche a me stesso, posso solo dire che: scrivo per non de-scrivermi, definirmi, e non dirmi e dire una volta per tutte. Istintivamente è: cercare, come da pargoli ci incitavano con scherno, di mettere il sale sulla coda degli uccelli sfuggenti per catturarli, malgrado l’oggetto del ratto sia anch’esso impossibile, e solo il gesto della sua cattura possa essere “documentato”.
Scrittura è per la messa in discussione del “Linguaggio”, e piegarlo alle proprie esigenze ; utilizzare strumenti di orientamento nella complessità e navigazione confusa del Buio e della Luce.[Antonio Pibiri]


Filed under: poesia, scritture Tagged: Annotazioni sul tempo, Antonio Pibiri, Inediti, poesia, WSF

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