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Inediti di Francesca Canobbio

Creato il 17 maggio 2012 da Wsf

Inediti di Francesca Canobbio

CONCERTO AL MINIMO

Hai scavalcato il pianoforte fino alla sua coda- fino a tastare le corde che tese a capestro con un pizzico o più di follia davano la morte sospesa nel nastro fatto scorrere al collo che pendendo una nota sul petto fanno il cuore maiuscolo più dello spazio- stella nana- stellina di ottave in colonne di marmo sonoro- e cerchi- dall’alto scorgo e cerco dalla cupola quanto di celeste ormai giunto- quanto dista l’oscuro nell’ordine spartito da dio- se ha un suono il suo passo sulla scala o porta- un profilo di mani giunte fanno un coro su questo pavimento che hai ormai tentato capovolto quando con tutta la voce- tutte le voci sono uno schianto?

PER F.

Quando ti prende il sentimento
e l’alibi l’hai perso
sul tuo stesso cadavere

dentro l’aria tua
ad ogni respiro
vedi come sviene ?
….
perché di morirne
a momenti
è l’unica possibile vita

PRIMAVERA NELLE CREUZE

Un bacio ad apparir bocca beata di un cobalto per tetto illuminato soffitto di cielo rovesciato nella sabbia di un deserto contenuto fra il margine di vetro in clessidre mio corpo tempo-spazio oro isolato di sole nascosto imperfetto silenzio bianco nido di carne per inchiostro o schizzo rapido pennello sconosciuto sulle rose di un vaso a centrotavola ricamo sopra il lino di un sudario ci staresti sai in un quadro verticale nella tazza ad inzuppar risvegli

SENZA ISPIRATORE

Ave gloria dei poeti!
Sappiate che l’ispirazione
È quella che prende
Al mercato del pesce
Al discount
All’ ospedale
Quando dalla lista depenni
La tua piccola morte quotidiana

La mia poesia nasce dal fango, come chi la scrive.
Completamente libera da schemi e modelli, che non fossero le rimembranze scolastiche arcaiche, nel 2006, ho cominciato la mia produzione di versi, che mi ha poi portato, in un tempo successivo, ad approfondire con letture corpose di testi di autori di confermata fama, i quali costituiscono tutt’ora il mio bagaglio sempre in crescita, dal quale non posso però escludere i testi di amici blogger poeti davvero molto capaci, con la cui interazione concreta mi sento di dire che mi è stato possibile crescere.
L’amore per la poesia nasce con la scoperta del gioco linguistico, e, da qui, la serie degli “Alfabeti”, corpo di tautogrammi che si potrebbe definire l’incipit della mia creazione, ispirata al lavoro dell’artista ed amico Bob Quadrelli, musicista dei “Sensasciou” e premio Tenco ’97, il quale ha ed avrà sempre la mia gratitudine per la trasmissione del suo grande sapere, specie nell’allitterare e nell’espedimento del flusso prosastico poetico, che come magma incandescente scratera dal centro per “versarsi” in verso.
La “sostanza” che cola l’ho avuta in eredità da un altro mio grande amico maestro, Marino Ramingo Giusti, scrittore, autore di “Frigidaire”, musicista e molto altro, il quale è riferimento etico del mio pensiero e del mio lavoro, e con il quale collaboro alla rivista socio-artistico-satirica (ma non si esaurisce in queste etichette tale lavoro) “Capitalismo-organo ufficiale dell’era contemporanea (http://capitalismorivista.wordpress.com).
Penso di essere una scrivente in crescita continua, e mi scopro diversa di tempo in tempo, sia nella poesia che nelle prose poetiche, alle quali ho affiancato uno studio di videopoesia che va crescendo di pari passo con la mia maturità scrittoria.
Non possiedo un corpo organico di poesie tali da poter proporre un libro ad una casa editrice, cosa che forse neanche è in realtà una priorità per me che scrivo, volendo al momento restare fuori dai circuiti commerciali, in quanto capitalizzare l’arte è un gesto che non mi si confacerebbe, ed, anzi, inviterei tutti ad una riflessione in merito…
Per concludere, direi che la mia poesia non è qualcosa che si conclude nei versi, ma che mi accompagna nella mia esistenza di persona resistente, in questo mondo, il nostro mondo, dove, inspiegabilmente, ormai tutti hanno la possibilità di creare bellezza, ma, chi mancando di gusto ed amore per l’arte, chi per non avere ancora tagliato il traguardo di Apollo, facendosi cantore nel suo tempio, perchè allontanato dall’alienazione che produce l’esistenza, all’oscuro dalla luce del verbo poetico, la gente non è capace di confrontarsi con eleganza, nemmeno nel suo stesso specchio, al quale appare come fantasma, lenzuolo senza nulla sotto, un vuoto coperto in diversi modi: dalla pelliccia con cui simile massacra simile per l’abbiente, al fazzoletto per le lacrime dell’indigente.
(Il blog personale di Francesca Canobbio è http://asfaltorosa.wordpress.com.
Suoi testi sono reperibili sul blog di Francesco Marotta “La dimora del tempo sospeso”, sul blog collettivo “Viadellebelledonne” e sul lit blog “Poetarum Silva”.)[Francesca Canobbio]

Francesca Canobbio: http://asfaltorosa.wordpress.com/


Filed under: poesia, scritture Tagged: Francesca Canobbio, Inediti, Nudità Delle Parole, poesia, prosa poetica, WSF

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