carne offesa
non risuona alcuna voce umana
quel mare su cui rotola il sole morente
infrange onde gonfie di gelo
non c’è incanto non c’è estasi
il solo dio che può abitarvi
è un dio adirato e selvaggio
tutte le vie sfociano nel folto di artigli
oltre la coscienza
il vento scuote la vita
oltre l’attesa della risoluzione
anche lo scirocco traduce
ombra di morte
su carni straziate di domani
l’arrivo e il transito del treno
non consentono redenzione alcuna
sulla luce surreale asimmetrica e casuale….
perchè
*
In limine ti cerco
dentro la gomena che sfugge
al controllo della sera
ti cerco
nei rigori di un tempo che invade
le tempie a doppia lama
i sapori di labbra tra cardini di traversate
come nuvole nel loro esodo
ti cerco
nel grembo di paese in quel soffio
tempestato di suoni
*
dentro il cerchio zampilla
frescura sotterranea di gemma
ti cerco
su fiori di glicine
vibrano di nuovi sensi
nemici di foglie
tendono al mutamento per un gesto solo
una sete avanza nel respiro
sconfina su varchi per un sogno di nascita
*
in limine ti cerco per lungo spazio
in grazia di un anelito
mano che sfiora l’arcobaleno
anche per un momento
nel tuo esistere
*
Si parte dal dolore
si parte dal dolore del mondo
dove contano i gesti
le parole in libertà
incise su arene di fuoco
per noi espropriati
tra il sonno e la veglia
a ricercare suoni
*
si parte da lontananze
scese nel mutato cuore
immerso su bordi
lambiti dal silenzio
con echi di riflessi
saturi di presagi
*
si parte da un moto circolare
scalpita arde
fino a farsi tufo
nella brocca degli incensi
si annida
dentro fino al compimento
dopo le mareggiate
su fondali di mare
*
si parte da un tempo
intriso di dolore
smarrito dentro orbite vuote
cerchio di cielo impeto di venti
risuonano di gemiti le rive
demenza di parole
Erinni nelle menti
se troppo silenzio
o strepito di ali mi attraversa
un soffio di vento
da virgulti perlati
snoda
una sillaba piena
di tralci appena nati
neve di promessa
stralcio di luce
appena sussurrata
*
si parte da una balugine cieca
su cardini sconnessi
di fuochi spenti
che grondano frammenti
da invocazioni recise
di perdono
su marosi bianchi
come la nostra anima
da gemiti arcani
mani su varchi
che soffocano rugiade
*si parte da foglie di quercia
che fluttuano
e si annodano al respiro
poi si accendono silenzi
nelle viscere stesse della terra
*
si parte da un’eco scomposta
che sostiene sulle spalle tutto il peso
nell’abisso del tempo
il suo dolore
e il mio
Il colore della notte
Fu viola quella notte
come fiori di bouganville
sulle mie tempie
e dietro casa
Incessanti sospetti
di silenzi
m’esplosero lividi
in bocca e nelle crepe
dei sospiri
come grappoli appassiti
furibonde raffiche
mi schiantarono fin dalle radici
(Ombre barriere fughe)
Il vento frusciava
indifferente
nell’ansimare
d’un presentimento
Perchè dovrei confessarti
il vortice del cuore
nel magma incandescente
senza posa
perchè mai
in agonia mi parve
sulla battigia
il rumore del mare
quando azzurro era il sogno
quella sera
e tu come puoi conoscere
la misura
dell’amore che non ha misura?
Ricordo
tra un mucchio di pietre
e l’infinito
sperso quel viola
che ancora m’assale
Ora capisco
il colore della notte
Biografia
Maria Allo è nata a Santa Teresa di Riva (ME). Attualmente vive a Riposto (CT). Laureata in Lettere Classiche presso l’Università di Messina, è docente di Italiano e Latino in un liceo della provincia di Catania. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni antologiche e due sillogi di poesia. Modera come autrice tre blog di poesia, due blog didattici ed è redattrice di “Aetnascuola”. Alcune sue poesie sono state lette e commentate su Rai Notte nelle trasmissioni Inconscio, magia e psiche e Cinquestelle, entrambe curate dal prof. Gabriele La Porta.
Maria Allo: http://nugae11.wordpress.com/
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