di Redazione
Previste dall’accordo dello scorso 19 aprile mediato in sede europea sull’avvio della normalizzazione dei rapporti tra Priština e Belgrado, si sono svolte ieri in Kosovo le attese elezioni amministrative (le prime a cui hanno partecipato anche i cittadini dei comuni del Nord) che – per un verso o per l’altro – rappresentano una tappa importante per la storia personale e dei rapporti bilaterali dei due Paesi balcanici. Dal successo delle consultazioni, in particolare, dovrebbe scaturire, infatti, la forma che avrà la cosiddetta Associazione delle Municipalità serbe che dovrebbe sostituire le strutture parallele appoggiate e finanziate dal 2009 da Belgrado dopo la dichiarazione di indipendenza di Priština. Ciononostante, e sebbene il governo di Ivica Dačić abbia negli ultimi tempi lanciato ripetuti appelli affinché il voto non venisse boicottato, episodi di tensioni e violenze ad opera di frange oltranziste si sono consumati nelle principali città del Nord prima e durante le operazioni di voto, rinforzando più di qualche perplessità circa l’attitudine dei due popoli a lasciare alle spalle un passato fatto di rivendicazioni e di guerre. Non di meno, dall’andamento dei loro rapporti dipenderanno le prospettive di ingresso nell’Unione Europea: ad inizio anno la Serbia attende l’avvio ufficiale dei negoziati di adesione; lo scorso 28 ottobre Pristina ha iniziato l’iter che, nella più rosea delle prospettive, dovrebbe portare alla firma dell’Accordo di Associazione e Stabilizzazione entro la prossima primavera. In ballo c’è dunque molto, ma soprattutto, chiudere definitivamente una delle pagine più buie della storia europea dopo il dissolvimento dell’ex Jugoslavia.
Come siamo arrivati dunque fin qui? Un’infografica per comprendere vent’anni – e forse più – di Kosovo.
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