Informazione e link economy
Ieri ho letto due post di Luca De Biase molto interessanti sul tema dell'informazione, due post che offrono importanti spunti di riflessione. Niente di nuovo, sia ben chiaro, ma scritti con una linearita' che ne rende l'analisi molto semplice anche per chi non ha tanta voglia di sforzarsi a riflettere su questi temi.
Il tema e' l'informazione come mezzo e come significato, il primo articolo, "L'informazione del significato", mette in evidenza come oggi la selezione delle informazioni che importa trovare su Internet sia a carico dei fruitori, che la gestiscono con l'aiuto di una quantita' di servizi: alcuni sono tecnici, come i motori di ricerca, altri sono umani, come i giornali, e altri ancora sono un po' tecnici e un po' umani, come i social network
.
Come avevo gia' scritto ("Comodo ma come dire poca soddisfazione"), esiste un paradosso della scelta e della soddisfazione. Ed e' chi sapra' ridurre al minimo questa insoddisfazione degli utenti che riuscira' a guadagnarsi la loro fiducia (e i vantaggi che questo comporta). Con la grande accelerazione di produzione di informazione (contenuti), resa possibile dalla tecnologia, i mezzi che si concentrano sulla gestione dei dati in base ad algoritmi appaiono avvantaggiati. Ma non hanno interesse a soppiantare gli altri, perché presuppongono l’esistenza di una capacità di interpretazione del significato: altrimenti anche il loro servizio non avrebbe molto valore
. Anche tra giornali e social network puo' instaurarsi un rapporto simbiotico, nel quale i primi fanno emergere le informazioni piu' rilevanti, e i secondi permettono ai primi di incontrare il pubblico piu' attivo.
Sul tema io sono molto piu' critico, l'ho scritto nell'articolo "Dai mass media ai social media, il Gattopardo dell'informazione", anche se riconosco la necessita' (e anche l'interesse dei singoli attori) che mass media e social media da una parte e giornalisti e blogger dall'altra, riescano a coesistere e collaborare per evitare che l'informazione giri in tondo, senza uno scopo e senza un senso ("L'informazione corre sul web, ma gira in tondo").
L'altro post di Luca De Biase ha per titolo "Link economy e comportamenti contraddittori" e parla di come il sistema dei link sia una vera e propria struttura cognitiva capace di aggiungere valore alla cultura contemporanea
. In questa societa' inondata dalle informazioni, l'utente (e i vari strumenti che scelgono in sua vece) ha necessita' di creare una gerarchia dei contenuti, il modo piu' semplice e' quello di basarsi sul numero e l'importanza dei link che puntano verso quello specifico contenuto. Ma i link sono anche una parte (spesso importantissima) dell'informazione, completano il contenuto arricchendolo. In questo loro doppio ruolo (elemento dell'informazione e strumento di classificazione del contenuto) ci si trova nella posizione di dover ponderare quali e quanti link inserire nel proprio contenuto non, o non solo, sulla base delle necessita' di completare l'informazione, ma anche (e spesso soprattutto) in funzione del traffico che potrebbero generare in entrata e in uscita.
I link a contenuti esterni ci tolgono traffico, ma tramite questi possiamo anche sperare che i servizi che scelgono per gli utenti e gli utenti stessi diano piu' importanza al nostro contenuto se "linkiamo" contenuti esterni molto importanti. E poi c'e' sempre la speranza che i nostri link siano ricambiati. Aggiungo che esiste anche la possibilita' che i contenuti vengano resi "populisti" proprio per generare piu' traffico e attrarre piu' link ("Blog per le masse e blog per gli individui"), e questo e' possibile perche' per molti (troppi) Internet non e' un posto dove trovare informazioni, ma un luogo dove trovare conferma delle proprie certezze ("Internet come la televisione").
Il doppio ruolo dei link porta ad un trade-off. Cosi' se si considera l'informazione si "linkano" contenuti esterni che completino l'informazione stessa, indipendentemente dalla loro importanza, se invece si considera solo il traffico si spera di essere "linkati", ma non si "linka" mai (se non nei casi che ho descritto precedentemente).
La scelta dunque (escludendo le piu' razionali vie di mezzo) e' tra egoismo e altruismo, qual e' dunque il limite all'egoismo? L'etica [1], o meglio, il semplice buon senso, dovrebbero bastare, purtroppo invece spesso prevale l'istinto di sopravvivenza e di sopraffazione, anche se a lungo termine porterebbe piu' vantaggi un comportamento piu' altruista e collaborativo.
[1] Ho scritto giusto ieri un articolo sull'importanza di portare l'etica nelle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. [↩]
Pubblicato il 15/04/2011 ^