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Infrangere i tabù : quali rischi? Delia Vaccarello intervistata da Elena Romanello sul portale Nuova Società
Da LametamorfosiftmDa Nuova Società, il settimanale diretto da Diego Novelli Delia Vaccarello, scrivere sulla diversità (link dell'intervista: http://www.nuovasocieta.it/interviste/10257-delia-vaccarello-scrivere-sulla-diversita-.html )
Giovedì 30 Dicembre 2010 10:19
di Elena Romanello
Delia Vaccarello ha scritto e scrive su omosessualità e transgenderismo, ha curato le antologie “Principesse azzurre” e successive uscite per la Oscar Mondadori e ora con “Evviva la neve” ha scritto invece di transessualità. Nuovasocietà ha scambiato due parole con lei, sulla scrittura e sulla diversità.
Vuoi presentare il tuo ultimo libro e spiegare perché ti occupi di transgenderismo, argomento tabù anche presso certi ambienti omosessuali?
Ho compiuto un viaggio appassionato scrivendo “Evviva la neve, vite di trans e transgender”, e ho voluto prendere il lettore per mano portandolo dove altrimenti non sarebbe giunto, visitando le persone in attesa dell’operazione, indagando sul dopo, entrando in luoghi di lavoro, blog, famiglie. Al centro della mia ricerca c’è il concetto di rinascita, chi adegua il corpo al genere sentito come proprio spessissimo è spinto da un fortissimo sentire, la persona trans non è un corpo muto come vorrebbero il pregiudizio e la morbosità, non è quello che ci hanno mostrato con il caso Marrazzo. La transessualità è una vicenda umana che ci riguarda, perché allargare l’area del nostro sentire vuol dire essere più libero.
Cosa vuol dire, in termini di difficoltà ma anche di vantaggi, scrivere di omosessualità e transessualità, in un Paese come l’Italia che non riconosce queste realtà per una serie di ragioni?
Non c’è nessun vantaggio. Campeggia un grande rischio, il pericolo che il pregiudizio, che ama etichettare e non comprendere, spinga a creare categorie che azzerano l’impatto del messaggio. Così un autore che si occupa di temi scomodi viene spesso liquidato come autore di nicchia.
Insegni media e cultura della differenza alla scuola di giornalismo di Bologna: in che cosa consiste la tua materia e come è importante per formare i nuovi professionisti dell’informazione?
Cerco di far comprendere il valore di concetti come “orientamento sessuale” e “identità di genere”. Si tratta di concetti che illuminano il vivere di ciascuno e devono far parte del bagaglio di chi si occuperà di informazione. Spesso diciture come “mondo gay”, “realtà trans” congelano la narrazione di un fatto veicolando sottotesti che sono frutto di stereotipi. Di recente abbiamo fatto una scoperta: in oltre dieci mesi le agenzie stampa avevano lanciato numerose notizie sotto la testatina “inchiesta trans”, ma si parlava di Brenda, di pusher, di prostituzione trans. Il termine trans veniva usato come equivalente di prostituzione. Ho fatto decine di inchieste trans nella pagina Liberi tutti dell’Unità, raccontando storie, vissuti, operazioni, proposte di legge, difficoltà sul lavoro, non parlando di prostituzione. I ragazzi che domani racconteranno il mondo non devono cadere nelle trappole tese dai media oggi che deformano la realtà.
Ti sei occupata anche di adolescenti nelle tue opere: cosa hanno di diverso rispetto agli adulti rispetto a questi problemi e come ti sembrano i tuoi lettori adolescenti in rapporto ai “grandi”?
I miei lettori adolescenti si pongono degli interrogativi, si cercano. Si sentono precari ma anche molto fiduciosi, hanno paura ma non si irrigidiscono. Ci sono poi gli adolescenti che non sono ancora miei lettori, quelli che incontro nelle scuole, nei programmi di educazione sentimentale come educazione alla cittadinanza che svolgo per il Comune di Venezia. Spesso in classe sentiamo l’influenza del pensiero degli adulti, che si è fatto rigido, frammentato, impaurito. Occorre lavorare molto con questi ragazzi per tirare fuori il valore della emozione. Sono le emozioni che proviamo nel rapporto con gli altri che, se riconosciute e non temute, possono insegnarci il valore del rispetto.
Quali sono i passi in avanti su omosessuali e trans fatti oggi e quali restano ancora da fare, e ci sono state secondo te delle regressioni?
C’è la sensazione di una sosta, la lotta politica sembra segnare il passo. Cresce invece l’impegno di alcune istituzioni per dissolvere gli stereotipi. Non è più stranissimo parlare di progetti ant-omofobia nelle scuole o di interventi anti-transfobia presso alcuni operatori. Quanto saranno efficaci, lo vederemo negli anni.
Hai curato le antologie Principesse azzurre, che parlano di donne omosessuali. Come ti sembra quest’universo, di cui si parla relativamente meno rispetto a quello degli uomini gay?
Ci sono fragilità e delicatezze che domani potrebbero diventare forze, ma che ancora adesso temono il dialogo aperto e la libera iniziativa. La paura di essere libere e coraggiose frena molte nel dare tutta la fertilità di cui sarebbero capaci.
Progetti futuri?
Progetti sulla scrittura. La scrittura permette di entrare in contatto con il proprio mondo invisibile e fa miracoli. Intendo dunque concentrarmi di più su questa magia esigente e generosissima.
Cosa ami come film, libri e simili, cosa ti ha ispirato, cosa ti appassiona?
Sono stata letteralmente stregata da tutti i libri di Daphne du Maurier. Anna Maria Ortese, Elias Canetti e David Grossman sono intramontabili passioni.
Fonte: http://evvivalaneve.blog.tiscali.it/2010/12/30/infrangere-i-tabu-quali-rischi-delia-vaccarello-intervistata-da-elena-romanello-sul-portale-nuova-societa/
Bellissima ed interessante intervista!!!
Vi abbraccio
Marco Caserta
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