Mi sembra sia passata pressoché inosservata la notizia, data apertamente da alcuni giornali, di certi accordi (segreti è logico) tra organi istituzionali (diciamo pure governativi) e i black bloc in azione a Milano il giorno d’apertura dell’Expo. Era loro consentito di devastare un quartiere senza poi andare troppo oltre. Nulla è stato smentito, solo “urlato” un paio di volte e poi lasciato in sottotono. Desidero allora ricordare che eguale trattativa si svolse nel 2001 a Genova dove si svolsero gli ormai ben noti fatti. L’accordo, ricordo bene che così almeno si diceva all’epoca, doveva consentire agli “alternativi” di invadere per poco tempo e per poche decine di metri la “zona rossa”. Poi tutto doveva rientrare nella normalità. Bisogna però tenere sempre conto che questi accordi sono noti solo a vertici ristrettissimi delle “due parti”. La “massa” che li segue (comprese le forze di polizia, che in casi come questi è una delle due parti) non ne sa nulla, crede alla spontaneità degli eventi in corso di svolgimento; essa tenta perciò di approfittare di ogni occasione buona per volgere lo scontro a proprio favore o comunque per fare più male possibile all’avversario. Così a volte qualcuno esagera, supera il “limite” (perché nemmeno sa che esiste) e allora anche dall’altra parte gli altrettanto ignari dell’accordo reagiscono con violenza e ….. “la frittata è fatta”. Questo accadde a Genova; e non sto qui a discutere chi sia stato il responsabile primo dell’innesco di fatti violenti e certo “non concordati”.
A Milano nel complesso l’accordo – se c’è stato; ed io penso di sì – ha retto molto meglio. Si è verificato l’episodio del “membro delle forze dell’ordine” (non ricordo la sua qualifica) preso, portato verso alcuni cespugli e picchiato per bene. Poteva essere il casus belli, ma lo si è evitato. Ciò non ha impedito ai giornali di scatenarsi come se fosse stata messa a ferro e fuoco l’intera città. Imbecilli e imbroglioni nel contempo; e stesi ai piedi di chi tende ad attizzare il fuoco, per far sentire che c’è bisogno d’ordine, ma senza nel contempo spingere a fondo la critica ad un governo per le effettive misure politiche ed economiche prese malamente o non prese se non a parole. E ciò nemmeno ha impedito al premier di sminuire la portata della protesta (esauritasi in poco tempo); altrettanto ha fatto il vecchio presdelarep (che potrebbe anche darsi infine pace invece di intervenire sempre e spesso a sproposito), criticando la stampa per aver alterato i fatti e aver danneggiato una “meraviglia” qual è l’Expo. Un autentico gioco delle parti, che serve solo a depositare nell’animo della gente che, in definitiva, non c’è alcuna reale opposizione; rendendola così stanca e poi passiva nei confronti della “resistibile ascesa di Matteo Ui”.
Se non c’è opposizione, gran parte della colpa spetta al centrodestra di F.I. Ormai dal 2010 (e in specie dall’11 con l’infame tradimento di Gheddafi, accolto un anno prima trionfalmente a Roma) tale ormai sfatto partito, che per troppo tempo si è identificato esaustivamente con il suo meschino leader, sta in sostanziale combutta con la sedicente “sinistra”. Sì, ci sono evidenti malumori, continue critiche antigovernative del tutto marginali e quasi da gossip, ma Renzi è ben tranquillo e sicuro di andare avanti con l’appoggio del vecchio e del nuovo presdelarep, che si fanno garanti della buona trasmissione di ordini dagli Usa (di Obama) al “bamboccione” fiorentino. Le uniche critiche un po’ più energiche (ma solo all’apparenza) riguardano il crescente carico fiscale, la continua rimessa in discussione dei diritti acquisiti, la dichiarata volontà di non rispettare nemmeno il disposto giudiziario in merito ai giusti rimborsi ai “derubati”, ecc. Ma non si ottiene nessun risultato poiché le critiche consentono al “vile nano” di continuare, pur ormai malconcio (non solo fisicamente ed esteticamente), a ingannare parte del suo elettorato e a guidare di fatto i suoi scherani. E del resto, chi gli si oppone provenendo da F.I. vale ben poco (Fitto fa schifo quanto lui). Non parliamo dell’opposizione (a Renzi) interna al PD, perché un nulla più nulla di questo non è possibile nemmeno immaginarlo.
Del Movimento 5 stelle non so veramente cosa si possa dire se non che sono una massa di inetti e opportunisti. Mi si dice che qualcuno si salva, che con qualcuno varrebbe la pena di intrattenere rapporti. Mi fa piacere, spero che sia così, ma per il momento nessuno si fa avanti, mostrandosi infine a viso scoperto. E non radicalmente diverso è il discorso sulle opposizioni rappresentate dalla Lega (quella di Salvini) e da Fdi (quelli della Meloni). Se continuano a trantranare con Berlusconi – senza passare per un periodo magari difficile elettoralmente ma con dichiarazione esplicita che costui è un complice filogovernativo, appena appena mascherato da critico quel tanto che è utile ai buoni servigi da rendere al governo – otterranno soltanto il risultato di rinsaldare Renzi al governo. Voglio credere che siano in buona fede nel continuare in questo errore cruciale; ma comunque vi perseverano con gravi perdite di tempo, utili al premier per rinsaldare la sua posizione.
L’Italia è ormai un paese in piena disfatta; sempre sull’orlo del burrone, dove non cade mai perché altrimenti non servirebbe più a nulla dal punto di vista della lotta che si sta aprendo tra la potenza egemone e le altre in crescita. L’Italia fa parte dell’area subordinata agli Usa; e lo è nel modo migliore appunto così: sempre più in disfacimento, ma mai completamente sbriciolata. Ogni processo che da noi si svolge dipende da tale necessità; anche l’inesausto e non contrastato flusso di migrazione che ci invade. Per il momento non si intravede la possibilità di innesco di un effettivo movimento che inverta l’andamento putrefattivo in corso da ormai molti anni, con accelerazione negli ultimi 4-5.
Non ci può essere nessuna inversione di tale tendenza con modalità pacifiche, graduali, progressive. Dovrebbe scattare invece una vera insubordinazione e insofferenza di fortissima entità per smuovere queste acque putride, maleodoranti. E non so se sia possibile che simili fenomeni sgorghino dall’interno della cosiddetta “società civile”. Credo sarebbe necessario l’intervento deciso di determinati apparati dello Stato, soprattutto di quelli spinti ad una certa passività e sacrificati in nome di complesse manovre tendenti ormai a dare il paese in mano al peggiore servo dello straniero mai esistito nella nostra storia. Renzi è un serpe velenoso quant’altri mai; e tuttavia una congrega di sguatteri a lui assimilata lo fa passare per un bulletto da quattro soldi. Certo, in se stesso considerato, lo è, e anche più miserabile ancora, ma è la configurazione geopolitica attuale che lo rende il tipo ideale per trasformare l’Italia in una società di molluschi, di amebe (trasformiste), in grado di portarci ad un tale sfilacciamento d’ogni fibra vitale da ridurci a nulla più che un’appendice membranosa degli Stati Uniti.
Eppure, si continua a far passare il Pd per “sinistra”, e si vuol continuare a presentare il “nano maledetto” come sua alternativa. Molti, nell’altrettanto finta “destra”, si rendono conto che questo vile personaggio è ormai correo di Renzi; e tuttavia si insiste che, per il bene dello “schieramento”, si deve accettare l’unità con colui che ormai si è venduto al 100% all’avversario per suoi motivi del tutto personali; forse pure aziendali, ma credo si tratti di una semplificazione. Egli non ha mai avuto il coraggio e la forza di affrontare gli Usa (nemmeno per una “Sigonella” qualsiasi), pur avendo avuto per 5-6 anni rapporti con la Russia di Putin. Non ne ha approfittato e, quando gli Usa hanno capito di dover modificare la loro strategia – quella dei Clinton e Bush, più simili fra loro di quanto si sia capito – quest’uomo di poche virtù (e non certo per le sue preferenze nei confronti delle diciottenni) si è prostrato allo straniero tanto quanto Renzi (e la “sinistra”), contribuendo allo svilimento del paese.
Per il momento, non credo resti altro da fare che un’analisi oggettiva e fredda di questa disastrosa situazione. Ricominciare a tessere un tela di nuove relazioni è utile; basta non farsi illusioni. Occorrerebbe un autentico movimento di Liberazione; e non certo quella che si festeggia ogni anno con la consueta infame attitudine a servire, a farsi calpestare dal “padrone”. E non ci sarà alcun movimento simile senza riacquistare una spina dorsale, la quale dovrebbe passare anche per settori “militari”. E se questi taceranno sempre, inutile sperare in qualcosa di buono.
PS. Continuo a leggere analisi “critiche” che mi riportano all’epoca dei gruppettari delle polemicuzze fra loro e contro il Pci. Non siamo più nel ’68 o ’77 e nemmeno negli anni ’80 e inizio ’90. Certi intellettuali, usciti da quella temperie, vi sono ancora legati e non riescono ad uscirne. I noTAV, noEXPO, ecc. compresi i cosiddetti Black Bloc, non sono “potenze” con cui trattare. Vi sono certamente rimasugli del vecchio movimentismo decerebrato, uscito appunto da quei lontani decenni, che rivanno oggi analizzati e valutati del tutto diversamente da come hanno fatto coloro che vi erano integrati e non hanno capito nulla di che cosa si stesse realmente svolgendo (come ho capito poco io stesso fino a quando vi sono rimasto invischiato). Credete veramente che un Renzi, che settori governativi odierni, possano parlottare e stringere certi accordi con gente che semplicemente ripete le giaculatorie pseudorivoluzionarie di quei tempi lontani? Certo, la maggior parte di questi giovinastri “senza arte né parte” lo crede, si crede importante, è rimasta a quell’epoca. Ma non certo i settori del “fu” PD che oggi sono scelti dagli Usa per governarci (con la complicità di Berlusconi) in funzione delle manovre geopolitiche della potenza ancora egemone nell’epoca del montante multipolarismo. I vari Renzi & C. sono servi, ma non ragazzotti idioti e ottenebrati come l’insieme dei black bloc. E pensate che possano stringere accordi, sia pure di minimo conto e sottobanco, con costoro, se esistessero soltanto i seguaci ottusi di ben altri furbastri? Cacciatevelo ben in testa. E smettetela di voler trovare la risposta in intellettuali che “furono”, resti di altri tempi; e che già in quei tempi non avevano capito un cazzo. Ancor meno di me, che già stavo perdendo il mio tempo dietro alle fanfaluche di quegli attardati. Me ne vergogno; ma mi vergogno anche di più per coloro che continuano ancora con quelle vecchie solfe, con quelle decrepite interpretazioni degli anni ’68 e successivi. Sveglia, cari! Se si fanno certi accordi, sempre meno segreti, con questi apparenti resti d’altra stagione è perché vi sono altri scopi da raggiungere. I vertici dei “ragazzotti” l’hanno capito, sanno muoversi nel contesto dei nuovi poteri affermatisi in Italia (e non solo). Noi restiamo a dire emerite cazzate come le dicevamo fino a vent’anni fa. Basta con gli intellettualini sessantottardi e post. Siamo in altra epoca.