Chi vuole che Assange smetta di parlare?
Il 25 luglio 2013 Julian Assange ha annunciato ufficialmente, anche se voci a riguardo erano note da qualche mese, che si presenterà alle elezioni per il senato australiano.
Alla notizia però in molti si sono chiesti come potrà esercitare il suo lavoro da senatore essendo bloccato nell’ambasciata ecuadoriana di Londra da ormai più di un anno.
Ma come si è trovato, il signor Assange, ad essere bloccato nell’ambasciata ecuadoriana? Sappiamo veramente i fatti su come egli si sia venuto a trovare in questa posizione, in cui ha perso, di fatto, la propria libertà?
Julian Assange è l’esponente meglio conosciuto della testata giornalistica indipendente “Wikileaks”. Per diversi anni Wikileaks ha pubblicato diversi articoli, documenti che rivelavano corruzione e giochi di potere in molti paesi terzi, dal Kenia (nel 2008 Wikileaks rese noti diversi assassini ingiustificati della polizia keniota), alla Cina (il 24 marzo 2008 Wikileaks rese disponibili 35 video che documentavano la rivolta tibetana).
È solo dopo ciò (2010-2011) che arriva il rilascio di vari documenti diplomatici riservati della diplomazia americana, i diari della guerra afgana, i documenti della guerra in Iraq, quelli su Guantanamo e il famoso video titolato “Collateral Murder” (Omicidio Collaterale) che mostrava crimini di guerra compiuti da soldati americani (video che sia il Washington Post che il New York Times, ai quali tale video era stato inizialmente offerto, si sono rifiutati di rendere pubblico).
Marianne Ny
In contemporanea con tali pubblicazioni di attività illecite o imbarazzanti per il governo statunitense, alla fine dell’agosto 2010, viene data notizia che Julian Assange sarebbe stato accusato di stupro da due donne.
Julian Assange, australiano, nato il 3 luglio, 1971, a Townsville, considerato il fondatore e portavoce di Wikileaks, esperto informatico e giornalista, utente e sviluppatore di un sistema sicuro per inviare documenti segreti e riservati che spesso, per la loro sensibilità politica, venivano rifiutati da altre testate giornalistiche più tradizionali, veniva ora lui stesso, suo malgrado, a occupare i titoli dei giornali di tutto il mondo, giornali che spesso impropriamente lo accusarono di stupro (non esiste in realtà nessuna incriminazione ufficiale), ma rendendo di fatto tale inaccuratezza una verità creduta dalla maggioranza.
Esattamente il 20 agosto, infatti, veniva pubblicato con grande risalto che Julian Assange era stato accusato di stupro da due donne, di cui al momento era sconosciuto il nome, ma che ora sono note come Anna Ardin e Sofia Wislen.
Qui nasce il primo abuso da parte delle autorità svedesi. Secondo la legge svedese, difatti, al momento che una qualunque persona viene accusata di stupro, in attesa di riscontri investigativi, tale notizia va tenuta segreta.
In questo caso, tuttavia, la stampa potè pubblicare questa notizia, in quanto fu Maria Häljebo Kjellstrand stessa, magistrato svedese, a informare la stampa che Julian Assange era ricercato per stupro, nonostante nessuna accusa formale fosse stata presentata ad Assange. Le leggi svedesi che tutelano chiunque sia indiziato per qualunque reato durante le indagini preliminari erano dunque state violate (ed infatti una protesta formale è stata inoltrata da Assange alle autorità svedesi, senza però nessuna conseguenza).
Pochi giorni dopo, il 25 agosto 2010, Eva Finné, procuratore capo dell’ufficio della Kjellstrand, dopo aver esaminato il fascicolo su Assange e le deposizioni delle due donne, rigetta le accuse di stupro e decide di continuare l’investigazione solo per possibili molestie.
Da quanto traspare i fatti si svolsero come segue: Anna Ardin e Sofia Wislen, dopo aver scoperto che Julian Assange aveva fatto sesso con entrambe durante lo stesso periodo, decidono di recarsi dalla polizia. Tuttavia non si recano alla stazione di polizia più vicina ma ne scelgono una più lontana, quella di Klara dove lavora la loro amica Irmeli Krans. La stazione di polizia (una piccola stazione locale) chiude alle 16, ma la signora Krans resta più tardi con le sue amiche, infatti tutti i documenti riguardo le due donne vengono depositati dopo le 16.
Le due donne offrono la loro versione dei fatti ma prima che la loro deposizione abbia termine, Linda Wassgren, un’agente di polizia in quella stazione, chiama il procuratore Maria Haljebo Kjellstrand per chiedere l’autorizzazione all’arresto di Assange (il termine usato è “anhållan”, che è uno dei termini usati in svedese che significano arresto). Non solo, ma allo stesso tempo la signora Kjellstrand decide anche, contravvenendo alla legge che dovrebbe lei stessa seguire, di chiamare la stampa.
A questo punto la stessa Sofia Wislen, una delle due donne, avendo capito che si vuole usare la sua dichiarazione per arrestare Julian Assange, rifiuta di firmare la propria deposizione.
Foto fatta il 15 agosto 2010, che riprende Julian Assange e una sorridente (ma oscurata) Anna Ardin a sinistra
Il 25 agosto 2010, Eva Finné dichiara, sulla base delle deposizioni delle due donne, che nessun stupro è stato commesso (da notare che la signora Finné, procuratore capo, non usa la formula più debole di insufficienza di prove, o che lo stupro non può essere dimostrato, ma che nessuno stupro è stato commesso, cioè quella che verrebbe chiamata una completa assoluzione—“Inget brott har begåtts”, nessun reato è stato commesso).
Questa decisione è stata presumibilmente fondata anche sulla deposizione di Sofia Wislen, quella stessa deposizione che lei stessa non ha neppure firmata, tuttavia, inspiegabilmente, quella deposizione non verrà mai ritrovata. E questo perchè un altro agente in servizio, Mattias Gehhir, superiore dell’agente Krans, che era l’amica di Anna Ardin e Sofia Wislen, chiede alla Krans di scrivere una nuova relazione concernente l’interrogazione di Sofia Wislen. L’interrogazione e la deposizione di Sofia Wislen non viene registrata, e l’originale viene sostituito da una relazione scritta dall’agente Krans. Una poliziotta che protesta perché ciò sarebbe irregolare, e contrario alle regole, viene rimossa dal caso.
La prassi richiede che ovviamente in ogni investigazione l’accusato possa venire ascoltato per poter portare la propria versione dei fatti.
Julian Assange si offrì di essere interrogato il 30 agosto e rimase volontariamente in Svezia per cooperare con l’investigazione, ma richiese che i verbali dell’interrogazione non venissero rilasciati alla stampa. Tuttavia già il giorno successivo la rivista Expressen pubblicò parte dei verbali. Inoltre Claes Borgstrom, avvocato per le due donne, il 27 agosto appella contro la decisione del procuratore capo Finné di far cadere le accuse di stupro. Va notato che il sig. Borgstrom è anche un uomo politico che, in quel periodo, era in campagna elettorale per delle elezioni che avrebbero avuto luogo in settembre.
Il primo settembre Marianne Ny, un altro magistrato svedese, concede la richiesta dell’avvocato Borgstrom in appello senza informare Assange e senza permettergli di presentare alcuna prova, solo quattro giorni dopo la richiesta di appello stessa.
Nel frattempo il periodico Expressen richiese di poter accedere ad ulteriori informazioni sul caso nonché il poter accedere all’intero fascicolo della polizia, e tale accesso venne permesso, mentre simili richieste dal’avvocato svedese di Assange, Bjorn Hurtig, vennero rifiutate ed il materiale passato al periodico Expressen fu finalmente rilasciato all’avvocato Hurtig solo il 21 gennaio 2011, quindi quattro mesi dopo.
Mentre l’investigazione era ancora in corso (nessuna accusa formale è mai stata emessa, non esiste nessuna incriminazione di Assange, nè per molestie nè tantomeno per stupro) tra l’8 e il 14 settembre Julian Assange, tramite il suo avvocato, il signor Hurtig, si offrì di essere interrogato ulteriormente ma tale offerta venne rifiutata (una delle ragioni date fu che l’investigatore era malato). La magistratura svedese quindi non presentò alcuna richiesta di interrogare Assange, nonostante Assange fosse rimasto in Svezia e fosse disponibile, né lo volle interrogare nonostante si fosse egli stesso offerto. Quindi il 14 settembre Assange chiede se può lasciare la Svezia ed il 15 ricevette l’assenso della signora Ny.
Assange quindi andò in Germania per un appuntamento con il quotidiano tedesco Der Spiegel.
Durante questo viaggio i bagagli personali di Assange scomparirono e non vennero più ritrovati. Questi comprendevano anche due computer portatili che contenevano presumibilmente documenti relativi a Wikileaks.
Mentre Assange si ritrovava in Germania, causa appuntamenti presi in precedenza, la signora Ny chiese a quel punto di poter interrogare Assange che rispose di essere disponibile a tornare il 9 ottobre. Nonostante tale data fosse solo pochi giorni dopo la richiesta, e nonostante solo qualche giorno prima avesse permesso ad Assange di lasciare la Svezia, la signora Ny rifiutò tale data senza addurre giustificazioni.
Assange dovette quindi andare in Inghilterra e Svizzera per lavoro e continuò ad essere in contatto con la signora Ny e a proporre, tramite il proprio avvocato, nuove date per poter essere interrogato, ma qualunque data continuò ad essere rifiutata dalla procura svedese.
Non solo, ma mentre si trovava in Inghilterra, Assange contattò la polizia britannica per informarla della propria presenza e renderla a conoscenza del proprio recapito nel caso dovesse essere contattato per qualunque ragione legale.
Nonostante tutto ciò, senza informare Assange o il suo legale, e senza aver dato ad Assange un’opportunità di poter essere interrogato, il 18 novembre 2010 la signora Ny fece domanda per l’arresto di Assange e richiese che venisse tenuto in isolamento. Si noti tuttavia che la richiesta di arresto non era susseguente ad una incriminazione formale, ma semplicemente per poter procedere ad interrogare ulteriormente Assange, nonostante Assange avesse già acconsentito ad essere interrogato e avesse lui stesso proposto diverse date. Inoltre, il sospetto stupro era stato ora definitivamente derubricato a sospette molestie.
Il mandato di arresto tramite avviso rosso Interpol venne spiccato il 26 novembre nonostante poco prima l’avvocato di Assange, il signor Hurtig, avesse scoperto che la magistratura svedese aveva indagato su alcune conversazioni, in particolari messaggini telefonici, delle due donne accusatrici di Assange, in cui esprimevano la loro volontà di vendicarsi del fatto che Assange avesse fatto sesso con entrambe, e alludendo a possibili vantaggi economici che potevano aversi presentando tali accuse.
Secondo il codice procedurale svedese (capitolo 23.18), tali informazioni sarebbero dovute essere condivise con Assange dalle autorità svedesi volontariamente, ma ciò non successe.
La giustificazione addotta per tale mancanza di adesione ai codici procedurali fu che Julian Assange era solo sospettato e non era mai stato formalmente incriminato, e quindi non valevano le regole procedurali.
I cinguettii di Anna Ardin
Per quanto riguarda le due donne, vi sono numerosi dubbi anche riguardo la loro condotta, in particolare per Anna Ardin. Julian Assange e Anna Ardin avrebbero fatto sesso il 14 agosto 2010, la mattina presto. Il 14 agosto, verso le 14:00, e quindi dopo il presunto stupro o molestie, ella pubblica un `cinguettio` sulla rete sociale Twitter in cui afferma: “Julian vuole andare ad una festa, c’è qualcuno che ha un paio di posti disponibili”? Alle 2:00 della notte tra il 14 e il 15 agosto, Anna Ardin pubblica un secondo cinguettio: “Sono seduta fuori alle 2 ma non ho freddo insieme alle persone più geniali e intelligenti del mondo. Incredibile”. Julian Assange è con lei. Non solo, ma il 15 agosto, al ristorante Glenfiddich in Stoccolma, ad una cena con Richard Falkvinge, in una foto si vede una sorridente Anna Ardin, vicino ad Assange, poco dopo le presunte molestie sessuali. I due cinguetti sono poi stati cancellati dalla Ardin (ma ne rimane una traccia sulla rete).
Non solo, ma la stessa Anna Ardin avrebbe anche scritto un articolo in 7 punti su come vendicarsi di un uomo che ti ha tradito anche usando il sistema giudiziario contro di lui (“una persona può usare e manipolare il sistema legale per fare imprigionare un amante infedele”, scrive la signora Ardin), in cui è chiara la sua convinzione che la vendetta sarebbe giustificata in questo caso (anche questo sarebbe stato redatto e cancellato in seguito, sostituito da un nuovo commento in cui afferma che invece sarebbe meglio perdonare- vedi http://rixstep.com/1/20101001,01.shtml, http://samtycke.nu/2010/09/15/hamnerskn-fran-gotland/).
Ardin e Wislen
Il 18 o 19 agosto Anna Ardin ricevette una telefonata da Sophia Wislen, in cui le confida di aver fatto sesso con Julian la notte del 17 (questa è la notte in cui Assange avrebbe fatto sesso con un preservativo che si sarebbe rotto, -l’ha rotto Assange secondo la signora Wislen-, tuttavia nessuna traccia del dna di Julian Assange sarebbe stata ritrovata nel profilattico analizzato).
È solo dopo questa telefonata, quando le due donne si rendono conto che Julian Assange aveva fatto sesso con entrambe, a loro insaputa, che decidono di andare a presentare una denuncia alla polizia.
I fatti elencati sopra sono presi da vari documenti ufficiali o traduzioni dallo svedese dei verbali di polizia del quartiere di Klara a Stoccolma. Gran parte di questa ricostruzione proviene da documenti legali che sia la difesa di Julian Assange che l’accusa, durante il caso contro l’estradizione dal Regno Unito alla Svezia, hanno presentato e su cui le due parti concordano, e di cui una copia può essere visionata su questo sito (http://www.scribd.com/doc/80912442/Agreed-Facts-Assange-Case).
Simili ricostruzioni sono presenti numerose sulla rete, come quella di Jennifer Robinson (http://wlcentral.org/node/1418), un avvocato per la difesa dei diritti umani, presentata al parlamento australiano, paese di cui Assange è cittadino. Tuttavia, tali ricostruzioni vengono spesso ignorate dalla stampa che ripete, incorrettamente, che Assange è accusato di stupro e rifiuta di farsi processare.
Da notare anche il comportamento del Regno Unito nella vicenda, in particolare la minaccia di irrompere nell’ambasciata ecuadoriana per prelevare Assange dopo che questi aveva ottenuto asilo, una chiara violazione dei diritti consolari che solo poche nazioni, come l’Iran e gli Stati Uniti, hanno mai violato. Una reazione abnorme per un uomo che è voluto solo per fargli qualche domanda, e che si è più volte detto disponibile ad essere interrogato per telefono o in persona in ambasciata (prassi che viene spesso seguita, ma rifiutata dalla magistratura svedese in questo caso).
Il timore di Assange è che se andasse in Svezia sarebbe immediatamente estradato negli Stati Uniti dove potrebbe finire a Guantanamo o torturato come il soldato Manning. Timore che del resto è ben fondato (e rinforzato dalle minacce di irruzione nell’ambasciata) e riguarda una segreta incriminazione da parte degli Stati Uniti per spionaggio (il regime di Obama ha perseguito per spionaggio più persone di tutti gli altri presidenti statunitensi messi insieme, usando una legge del 1917), diverse opinioni espresse da numerosi politici e commentatori statunitensi che hanno chiesto la sua esecuzione (tra gli altri Sarah Palin, Gordon Liddy, Rush Limbaugh, Bob Beckel, Craig Roberts, ecc.), uno stretto accordo di estradizione tra Svezia e Stati Uniti, nonchè dal fatto che il caso sia stato estremamente politicizzato (vedi anche: http://www.smh.com.au/federal-politics/political-news/assange-prosecutor-quits-while-accuser-sacks-lawyer-20130328-2gwjk.html).
Per il momento il signor Assange rimane nell’ambasciata ecuadoriana, in attesa di poter rispondere alle domande della signora Ny per telefono, o in persona in ambasciata, o persino in Svezia se ci fosse una promessa dal governo statunitense che non cercherebbe di estradarlo una volta in mano alle autorità svedesi. Promessa che il governo statunitense si è sempre rifiutato di accordare, anche dopo richieste tramite canali diplomatici ufficiali da parte dell’Ecuador, rifiuti che proiettano una luce certo molto cupa sulle reali intenzioni del governo svedese e statunitense in questa faccenda, e sui veri motivi per i quali Julian Assange ha perso la propria libertà, e la possibilità di sedere in parlamento, se eletto, durante l’inaugurazione del senato australiano.
“Inget brott har begåtts” aveva scritto il procuratore capo Finné, nessun reato è stato commesso, per quanto riguarda Assange. Siamo sicuri che ciò valga anche per gli altri interpreti di questa storia?
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