Ingredienti per un mondo nuovo (1 di 3)

Creato il 09 novembre 2011 da Ilgrandemarziano
Ma la decrescita non si ferma alla masturbazione filosofica, non è come i discorsi che puzzano di campagna elettorale tipo «più lavoro per tutti», «bisogna investire nella scuola», «le pensioni non si toccano», «la salute è il bene primario», «città più sicure», «salvaguardare il territorio a tutti i costi», eccetera. Non si ferma al puro distillato della teoria, insomma. E non vuole (né forse può) essere nemmeno demagogia. Perché la decrescita richiede impegno, sia nell'individualità che nella collettività nel perseguimento degli obiettivi che si propone di raggiungere. Si tratta di otto azioni suggerite da Latouche (qui non c'è proprio niente di marziano, anche se ho qualche dubbio sulla provenienza planetaria dello stesso Latouche) necessarie a suo giudizio per mettere in moto un circolo virtuoso di decrescita sociale. Permettetemi per una volta il didascalismo, e lasciate che ve le illustri brevemente (per i dettagli vi rimando alle sue pubblicazioni). Credo sia importante dare loro un'occhiata, se non altro per farsi almeno un'idea di quali siano le direzioni complessive, individuali, sociali, politiche ed economiche che la Filosofia della Decrescita propone di seguire per cercare di innescare un circolo virtuoso che cambi davvero il mondo o almeno che ci provi. Magari per invogliarvi ad approfondire il tema.
1. Rivalutare
Qui si parla di valori e in parte Latouche si riferisce a quanto ho già esposto nei precedenti post. Le scale di valori (ovvero di non-valori) oggi dominanti vanno cambiate, l'immaginario consumistico va demitizzato a favore di una (ri)appropriazione consapevole di valori sociali autentici. "L'altruismo dovrebbe prevalere sull'egoismo, la collaborazione sulla competizione sfrenata, il piacere del tempo libero e l'ethos del gioco sull'ossessione del lavoro l'importanza della vita sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, l'autonomia sull'eteronomia, il gusto della bella opera sull'efficienza produttivistica, il ragionevole sul razionale, il relazionale sul materiale"(1).
2. Riconcettualizzare
È il diretto corollario della rivalutazione. Le coordinate di nuovi valori tracciano una diversa mappa del mondo conosciuto, del mondo auspicato, di cui ci si deve appropriare. La riconcettualizzazione è dunque appannaggio per esempio del binomio ricchezza/povertà o rarità/abbondanza, quest'ultimo "binomio infernale, fondatore dell'immaginario economico, che è necessario descostruire con la massima urgenza"(1). Infatti "l'economia trasforma l'abbondanza naturale in rarità con la creazione artificiale della mancanza e del bisogno attraverso l'appropriazione della natura e la sua mercificazione"(2). Inutile dire che questo è uno dei paradigmi da depotenziare.
(1) Serge Latouche, Breve trattato sulla decrescita serena (Einaudi)
(2) Paul Dumouchel e J.-P. Dupuy, L'Enfer des choses
[Credit: la foto in alto è la Sad Earth dei Cool Globes fotografata a Chicago nel 2007 da John LeGear]

/continua (domani)

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