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Due idee da accompagnare al taglio delle direzioni centrali, che a suo parere “sono troppe, una cinquantina”, al cambio di governance dell' Istituto, con un cda di tre membri e un Civ (consiglio di indirizzo e vigilanza) più “snello e senza funzioni di cogestione”, e a un'operazione trasparenza, con un 'pin' di accesso al proprio conto sul sito dell'Inps in modo che tutti possano conoscere la propria situazione. E il buco quasi 7 miliardi di euro ereditato dall’Inpdap? Il neopresidente assicura che non c'è da preoccuparsi perché “lo squilibrio verrà gradualmente riassorbito. Il tema vero è quello delle spese assistenziali che devono per forza di cose ricadere sulla fiscalità generale e sulle quali va fatta una riflessione, per affrontare l'aumento della povertà che, in questi anni di crisi, ha colpito di più le fasce d'età prima del pensionamento”. Insomma, “bisognerebbe spendere meglio le risorse pubbliche prevedendo per esempio un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà, finanziato dalla fiscalità generale. Poi, dal lato della previdenza, è chiaro che, usando il calcolo contributivo, si potrebbero introdurre forme di flessibilità. Ma prima - precisa - bisogna convincere la Commissione europea perchè purtroppo i conti pubblici vengono considerati nella loro dimensione annuale anzichè sul medio-lungo periodo”. E infine l’Inps s’impegna ad inviare la lettera col conto contributivo e la stima della pensione solo a quei lavoratori che ancora non hanno una connessione Internet. "Per gli altri ci sarà un pin col quale accedere attraverso il sito Inps al proprio conto e simulare la pensione futura, secondo diversi scenari di carriera e di crescita dell’economia". Entro la fine del 2015 l'Inps conta di dare a tutti i lavoratori dipendenti privati la possibilità di sapere con esattezza quanto prenderanno di pensione. Per quelli pubblici ci vuole più tempo perché è più difficile ricostruire i versamenti. Nel 2016 dovrebbe essere possibile anche per i parasubordinati.In definitiva l’Inps ha delle buone intenzioni, ma come sempre accade con i buoni propositi il problema sono sempre i soldi che mancano per realizzarli e i vincoli di bilancio cui l’Europa c’incatena mani e piedi!
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