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Insane – è lui o non è lui?

Creato il 12 maggio 2011 da Soloparolesparse

Se Anders Jacobsson e Tomas Sandquist avevano intenzione di realizzare uno slasher film si fermano troppo presto: alla figura iconografica del killer.
Se invece l’idea era quella del torture horror si fermano ancora prima e lanciano solo l’amo… senza che nessuno abbocchi.

Insane finisce così per non essere nè l’uno nè l’altro e non ha grossi meriti in fin dei conti.

Insane – è lui o non è lui?

Jenny si ferma per una notte in un motel isolato in cui sembra essserci solo il giovane proprietario tuttofare (vi ricorda qualcosa?).
Si accorge che qualcuno la osserva nottetempo e viene alla fine rapita da un uomo con l’impermeabile nero e una maschera anctigas a corpirgli il volto.

Così, dopo qualche settimana si presenta la sorella di Jenny alla ricerca della scomparsa congiunta.
Anche lei fa ovviamente conoscenza col personaggio misterioso e con l’ancor più misterioso titolare dell’albergo.

Insane punta tutto sullo spingere lo spettatore a chiedersi se David, il proprietario dell’albergo, sia effettivamente l’uomo mascherrato o ci sia piuttosto un’altra persona che si aggira per quei corridoi.
Ma questo è davvero l’unico punto di interesse del film.

E dire che l’inizio con la giovane e bella ragazza che scappa coperta da una semplice sottoveste attraverso i labirintici corridoi del motel e finisce per essere legata a braccia larghe in un sotterraneo lasciava presagire ben altro.
Un inizio da horror classico che sembrava strizzare l’occhio ai più estremi torture degli ultimi anni.
Ma quei primi minuti esauriscono tutte le idee buone del film.

Insane – è lui o non è lui?

Perchè poi c’è la copiatura (difficile parlare di omaggio) spudorata di Psycho, col ragazzo folle proprietario dell’albergo con alle spalle una fanciullezza difficile, ed il continuo ripetersi di sequenze sempre uguali dove cambia solo la ragazza protagonista.
E ad aggravare la situazione c’è da dire che sia Johanna Leamo che Alida Morberg sono tutt’altro che credibili proprio nelle scene in cui dovrebbero essere terrorizzate e sconvolte dalla fuga (anche loro rigorosamente in sottoveste, ci mancherebbe!).

Succede così che la cosa migliore del film siano i due momenti splatter che arrivano a sorpresa (e decisamente estranei al resto della vicenda) e soprattutto l’immagine conclusiva, apprezzabile dal punto di vista grafico e nuovamente come idea presa a prescindere dal resto del film.


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