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Insegnare è una passione

Creato il 27 aprile 2015 da Beltane64 @IrmaPanovaMaino

Se insegnare è una passione, mettere in pratica i buoni propositi può risultare più difficile del previsto. E non tanto per la mancanza di buona volontà, che spesso gli insegnanti impiegano nel proprio operato quotidiano, quanto per il fatto che gli aspetti da prendere in considerazione sono diventati sempre più critici e ostici da gestire. Molto dipende dall’ambiente dal quale provengono i ragazzi, dall’educazione ricevuta, dalla loro realtà familiare, a volte instabile e mutevole. Troppe le varianti e le possibili cause. Tuttavia, il ruolo educativo di un insegnante va ben oltre il mero insegnamento didattico, le sue responsabilità si concentrano nella figura di riferimento alla quale gli alunni si rivolgono nel corso delle ore in cui sono presenti a scuola. Purtroppo, accade troppo spesso che venga a mancare quell’interazione necessaria, fra istituzioni e genitori, fondamentale per creare il giusto equilibrio nella fase di crescita psicologica ed educativa dei ragazzi.

Insegnare è una passione

Scuola: una realtà sconosciuta (terza parte)

di Mirella Frascolla

La passione per l’insegnamento non può prescindere da una dose notevole di pazienza. Riuscire a insegnare come apprendere con profitto richiede tempi lunghi, costanza e impegno oltre ad attingere dalle esperienze acquisite negli anni. Ogni alunno ha ritmi di apprendimento differenti e dovere dell’insegnante è conoscerli, comprenderli e rispettarli. Se la fatica di imparare aumenta man mano durante il percorso scolastico, la rincorsa al raggiungimento degli obiettivi formativi sfiancherà e avvilirà qualsiasi bambino.
Negli ultimi decenni, la classe è stata istituzionalmente definita come un “ambiente specifico per l’apprendimento” cioè il luogo nel quale gli adulti devono favorire lo sviluppo delle potenzialità di ogni allievo nell’interazione tra pari, utilizzando le più svariate strategie didattiche insieme alla ricerca dei materiali operativi più idonei al raggiungimento di tali scopi.

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Il docente simile a un direttore d’orchestra?
Sarebbe un paragone troppo gratificante, mi accontento di paragonarlo a un sapiente coordinatore di mezzi e risorse umane, uno stimolatore vivace e comprensivo. In una giornata scolastica qualsiasi le sorprese e gli imprevisti non mancano mai, vengono messe a dura prova sia la pazienza dei docenti che la capacità di risolvere ogni problema di ordine pratico ed emotivo. Lavorando con i minori, il docente deve decidere in fretta tenendo ben presente quali sono i possibili rischi e pericoli delle sue scelte. Insomma, la parola “responsabilità” non ci abbandona mai.
Imparare a imparare” è un altro dei principi pedagogici che si ritrovano frequentemente nelle direttive ministeriali. Sappiamo tutti che un bambino impara se è motivato, interessato, coinvolto in tematiche legate al suo mondo ma, soprattutto, se si sente sereno, se comprende ciò che gli viene proposto e richiesto, se ha intorno compagni, insegnanti e familiari che lo accompagnano ogni giorno nel suo percorso di conoscenza. La curiosità, la voglia di sapere e di esplorare sono il carburante indispensabile per il motore che muove ogni individuo a conoscere se stesso e il mondo che lo circonda.
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Questo ritratto dell’alunno ideale è ben lontano dalla realtà di ogni giorno per diversi motivi. Un consistente numero di bambini vive sulla propria pelle problemi che spesso non comprende e che rischiano di travolgere il suo fragile equilibrio. L’apprendimento trova ostacoli nascosti, invisibili, resistenti che sta a un insegnante individuare e fronteggiare. La composizione delle classi è attualmente molto eterogenea e formare i nuovi gruppi-classe sta diventando un’operazione assai complessa. L’obiettivo deve restare quello di formare nuove classi equilibrate sotto diversi aspetti: numerico, cognitivo, comportamentale, linguistico. Pazienza, costanza, perseveranza, calma, esperienza, empatia, fiducia, lungimiranza, apertura mentale sono doti che costituiscono il bagaglio prima umano e poi professionale di un buon insegnante, in una scuola che presenta difficoltà oggettive sempre più complesse e imprevedibili.


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