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Insetti 2

Da Leragazze
Insetti 2

Christopher Marley: insect art

#1 Machiavelli

Una sera d’estate, nella terrazza della casa al mare, Laura, io, nostra madre e una sua Amica (Amica di famiglia) stavamo facendo una partita a carte a Machiavelli.

Per chi non lo conoscesse è una specie di Scala 40 un po’ più complicato e più interessante.

Improvvisamente, come capita sovente d’estate, sentiamo un ronzio; così forte però che più che a un insetto ci fece pensare a un elicottero. E poi: SBANG! L’insetto, che poi non ci eravamo sbagliate troppo, era un grosso coleottero schifoso, è atterrato rovinosamente sul nostro tavolo da gioco.

Noi, grandi odiatrici della Natura, siamo subito schizzate in piedi per proteggerci dal pernicioso attacco. Ma la Natura la odiamo talmente tanto che ci faceva schifo anche allontanare l’insettone con uno straccio. Proprio non volevamo avere alcun contatto con lui.

Non sapendo cosa fare, e soprattutto, non volendo rientrare in casa per il gran caldo, non abbiamo trovato nulla di meglio che… intrappolarlo sotto un bicchiere. Almeno non poteva nuocere.

E così, questo compagno di gioco improvvisato è stato ribattezzato immediatamente Machiavelli. Certo era un po’ inquietante che ci guardasse in cagnesco dall’interno del bicchiere. E ancora più inquietanti erano i suoi ronzii minacciosi.

In ogni caso, si tranquillizzino gli animalisti, alla fine della partita ha riconquistato la sua libertà.

#5 Quantità o qualità?

Un giorno di novembre di almeno 18 anni fa,  il Marito e io, che allora abitavamo a Milano, siamo andati in Piemonte a raccogliere castagne.

Mentre io cercavo quelle più belle, più sane e più grandi, il Marito accaparrava tutto: grandi, piccole, belle e brutte. Siamo tornati a casa con 14 kg di bottino: obiettivo: marmellata di castagne!

A casa abbiamo preso l’allora cestone della biancheria, e foderatolo con un grande canovaccio, ci abbiamo messo il nostro tesoro, lasciandolo nella stanza (quella che poi, dopo 2-3 anni, sarebbe stata del nostro primo Figlio).

Andiamo a dormire, la mattina andiamo in ufficio, e al mio ritorno a casa vedo sul pavimento un vermetto bianco e marrone. Nemmeno tanto piccolo: diciamo 1.5 cm di lunghezza per 3 mm di diametro (vi piace la mia precisione?)

Come accennavo sopra, io odio la natura: per me il mare non dovrebbe avere pesci, il cielo non dovrebbe essere popolato da insetti, e i prati dovrebbero essere di erba artificiale senza grilli, cavallette, o vermi. Mi prenderete per matta, ma una fobia è una fobia!

Insomma davanti a questo vermetto, per voi insignificante, cercavo di darmi un tono: armata di un foglio di carta con cui catturarlo mi dicevo “dai che ce la fai” “forza, su, è più piccolo di te!” Ma non serviva a niente! Non ce l’ho fatta, e l’unica soluzione almeno provvisoria in attesa che il Marito tornasse a casa (tardi, perché dopo il lavoro era impegnato per cena) era coprire il vermetto con un bicchiere e tenerlo lì, in modo che non potesse “nuocere” .

Beh! Dopo pochi minuti sparso per il pavimento di tutta casa, c’era un servizio di bicchieri da 36! Comincio a piangere dal nervoso! A casa sola con quelle bestie feroci! E poi tante!!!! In lacrime chiamo mia madre. So che a 600 km di distanza non avrebbe potuto fare molto per aiutarmi, ma almeno due parole di incoraggiamento materno potevano bastare a calmarmi un po’! Invece dall’altra parte del filo, sento lei che ride e che mi dice: “Scusa, sto guardando Hunter! Ti posso richiamare più tardi?” Sconsolata riaggancio e niente affatto calmata, mi dirigo in lacrime verso il piano di sopra dove so che abitava una signora di una settantina d’anni, con la quale più che buongiorno e buonasera non ci eravamo mai dette.

Salgo le due rampe di scale che ci dividevano e suono il campanello. Vedendomi in lacrime dapprima si allarma un po’. Poi spiegata la questione mi dice: “Stai tranquilla, scendo io ad aiutarti. Ma ti spiace se vengo tra un po’? Sto finendo di vedere un telefilm!”

Maledetto Hunter! Ma quanti telespettatori avrà?

Comunque un po’ rincuorata aspetto la signora Carla in casa, in un angolo lontano dalla stanza maledetta e quando lei finalmente arriva, con un coraggio invidiabile e sprezzante del pericolo mi fa fuori tutti i vermi, dentro e fuori i bicchieri! Mi porta la cesta fuori in terrazzino e così, placata ceno e vado a dormire.

Come è finita? L’indomani, verso le 17.30, quando il Marito torna dal lavoro lo metto in balcone con i 14 kg di castagne, una pentola di acqua fredda, un’abat-jour per illuminare il piano di lavoro, e rinchiuso fuori lo costringo a selezionare il frutto della sua raccolta: le castagne galleggianti al secchio, quelle che affondano in acqua a mantenersi.

Il giorno dopo però sul desco, una marmellata di marroni stratosferica aspettava ansiosa le nostre fette di pane!



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