Le cose sorprendenti sono due: la prima è che ho visto Inside Out, la seconda è che gli italiani hanno fatto altrettanto.L'incasso globale raggiunge gli oltre 842 milioni di dollari! Ma a noi le cifre non piacciono. E poco importa della corsa agli Oscar e dei record al botteghino. Se parliamo di Inside Out oggi, con questo entusiasmo un poco smorzato dalla nostalgia, è soprattutto grazie a una storia semplicissima e straordinaria. La storia di una bambina, che nel film procede dall'infanzia all'adolescenza, viene raccontata a partire da tutto ciò che accade dentro. Ed è questa la cosa straordinaria. Non siete d'accordo?Abituati a vivere e a vedere le emozioni solo per ciò che ne consegue all'esterno. Fuori e mai dentro. Prima o poi doveva accadere, e chi meglio di un Pete Docter avrebbe potuto realizzare una simile impresa? In realtà, considerata la mole delle critiche degli ultimi giorni e considerata pure la solita spartizione dei pensieri, ho visto Inside Out con un leggero timore. Per una che ha sempre apprezzato tutto ciò che ha da dire questa grande macchina dei sogni chiamata Pixar, le aspettative sono tante, e sono alte. Così, ho deciso di cavalcare l'onda più moderata, quella che di solito sta in mezzo e non grida al capolavoro, ma nemmeno se ne esce col muso lungo e piange delusione.Deciso poi è un parolone... è andata così.Quello che mi entusiasma davanti allo schermo, o davanti alle pagine di un libro, è quasi sempre l'idea rudimentale. Quella che mette in moto tutto un mondo narrativo e ne determina il risultato finale. Qui parliamo di un'idea che scardina le nostre abitudini davanti allo schermo. Abbiamo sì una bambina, un padre, una madre e tutto il nostro normalissimo mondo esterno. Ma a dirigere tutti e tutto sono dei protagonisti inaspettati e inaspettatamente credibili. Nel quartier generale di ognuno, c'è una Gioia, una Tristezza, una Rabbia, una Paura e un Disgusto, pronti a intervenire, a guidare gli eventi della nostra vita. Come?Un po' come i globuli rossi in Siamo fatti così. Lo ricordate?Ma l'aspetto più scientifico qui cede il posto alle emozioni, a tutto ciò che il corpo spesso tace, nasconde. I protagonisti sono proprio loro, le emozioni, intese come stati d'animo.La loro presenza è fondamentale. Se vai a San Francisco e ti vendono solo pizza con i broccoli, Disgusto interviene e ti ricorda che quella roba verde potrebbe avvelenare la tua persona. E questo coinvolge inevitabilmente anche Rabbia.Paura calcola ogni rischio, ma spesso viene travolto dal desiderio di mollare tutto e fuggire.Gioia deve tenere sempre tutto sotto controllo, credo sia lei la presenza necessaria, ma credo persino che, senza Tristezza - quella cosa ingombrante e goffa che rischia di mandare in frantumi tutto ciò che sfiora - nemmeno la gioia più esperta sarebbe infallibile. Come dire, siamo imprescindibili. Mai d'accordo e tutti uguali, eppure necessari gli uni agli altri. Mi piace vedere nel film un messaggio universale di questo genere. Ci tengo inoltre a rispondere a quella scia di pensiero che descrive il film come "poco adatto ai bambini", perché non capirebbero, perché si annoierebbero, perché alcune tematiche vengono affrontate con troppa leggerezza. Sono queste le opinioni più "strane" che ho letto in giro.Ma io non sono affatto d'accordo! Ancora siamo convinti che i bambini certe cose non le capiscono?Ah!Che illusi che siamo noi GRANDI. Alla fine Inside Out parla dei primi grandi problemi della vita. Quelli che poi ricorderai con un sorriso, ma allora facevano male davvero. Il trasferimento e una nuova vita. Amici nuovi, strade nuove da imboccare e imparare in fretta. La spensieratezza che spesso si perde e svanisce, in un luogo buio cui non puoi accedere, al massimo puoi pensarlo. Un dimenticatoio destinato a tutti, lo stomaco del subconscio, dove un attimo prima guidavi un razzo spaziale insieme a Bing Bong, il tuo migliore amico - sì, quello immaginario - e un attimo dopo, un elefante rosa ti sembra solo l'ennesima cosa stupida e insignificante del mondo.Sei grande, e non ti importa più di raggiungere la luna.