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Intarsio e tarsia

Creato il 16 luglio 2014 da Artesplorando @artesplorando
Intarsio e tarsiaFacciamo un po' di ordine tra due termini che spesso troviamo usati come equivalenti.In realtà intarsio si usa per indicare combinazioni polimateriche che possono coincidere con altre tecniche e che interessano pietre dure, metalli, ebanisteria, oreficeria, lavorazione dell'avorio, smalti. L'intarsio ligneo può essere realizzato con diverse tecniche: "alla certosina" (per associazione di legni diversi a osso, avorio e madreperla), eseguito con tasselli piccolissimi di forma poligonale fissati su una superficie lignea di fondo col mastice; "a secco", con una tecnica che consiste nel disporre i tasselli su un supporto di legno inserito in un telaio senza mastice; "a toppo", unendo vari tasselli poliedrici di legni e colori diversi col mastice. Fino a tutto il XV secolo l'intarsio rimase una forma artistica praticata essenzialmente solo in Italia; in seguito si diffuse, seppure molto cautamente, anche al di là delle Alpi. Venne impiegata nella decorazione di cofanetti, cassoni nuziali, porte, mobili da sacrestia, stalli e per il rivestimento di cori e di studioli privati. Nel periodo d'oro del Rinascimento, l'intarsio era correlato ad aspetti teorici, di applicazioni delle leggi prospettiche per realizzare perfetti trompe-l'oeil, tanto da farne una delle arti più diffuse tra la committenza più elevata. L'intarsio nelle sagrestie o negli studioli dei grandi principi del tempo erano accomunate da un carattere di "separatezza riflessiva", al quale si adattava perfettamente il carattere immoto e non narrativo delle vedute, degli armadietti e degli oggetti rappresentati. Si trattava di soggetti antesignani del paesaggio e della natura morta, che in pittura, nel Rinascimento, non avevano ancora una propria autonomia espressivaE quindi che differenza c'è con la "tarsia"? Il termine "tarsia" viene usato dal Vasari e Filippo Baldinucci solo in riferimento all'intarsio di legni diversi. Viceversa nella tarsia si combinano più precisamente elementi dello stesso materiale ma di colore diverso. La tarsia in pietra è caratterizzata dalla forma variabile degli elementi che la compongono e dalle dimensioni, maggiori rispetto a quelle delle tessere musive. Questa tecnica, sviluppatasi in epoca greco-romana, è descritta da Plinio nella Naturalis Historia (I secolo d.C.). La tradizione si prolungò nel Medioevo grazie alla consuetudine di eseguire rivestimenti architettonici di gusto decorativo e continuò per tutto il XVII secolo con la tarsia marmorea figurativa e geometrica.Tutte queste tecniche, estremamente elaborate e minuziose, non hanno trovato una vera e propria collocazione nell'arte contemporanea. Continuano ad essere tramandate nelle scuole artistiche e di restauro con applicazioni decorative e di ripristino degli intarsi danneggiati.Come per altre tecniche che ho trattato, su youtube trovate video esplicativi e dimostrativi.

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