Sono appena a metà della lettura dei sei colloqui tra Goleman e altrettanti personaggi (non solo scienziati o psicologi), ma devo annotare due cosette perché i capitoli sono davvero densi.
Quando ho letto “Intelligenza emotiva” di Goleman, mi son detta: caspita, non sono intelligente come pensavo! Da allora le cose per me non sono cambiate molto perché ora a leggere queste pagine mi ritrovo quasi allo stesso punto di partenza.
Nel primo capitolo Goleman discute con lo psichiatra Daniel J. Siegel del mindsight e della sua influenza sull’educazione dei figli (ma anche nei rapporti col coniuge e nel luogo di lavoro). In breve: se non hai mindsight, se non sei consapevole degli schemi mentali che ti accompagnano da quando sei piccolo, sei destinato a ripetere e a far ripetere quegli schemi anche a tuo figlio. Ma non disperare: si può rimediare. Con un analista, la meditazione, lo yoga, il tai-chi, il Qi Gong…
Nel secondo capitolo Goleman chiacchiera col neuroscienziato Richard Davidson: si parla di cervello e di mente e di relazioni e delle influenze reciproche. E anche qui tutto è improntato all’ottimismo: perché se è vero che a 25 anni il cervello raggiunge praticamente la maturità, hai tutta una vita per lavorare sugli aspetti emotivi, perché quella massa che ti porti dietro nella scatola cranica è… PLASTICA! Nel senso che si può modificare con certi comportamenti/atteggiamenti.
Terzo capitolo: colloquio con Howard Gardner (quello delle intelligenze multiple). Stavolta si parla di lavoro, anzi, di buon lavoro. Lavoro in cui sono applicate le 3 E: excellence, engagement ed ethics (c’è anche la quarta E: empathy, ma è una voce in divenire).
Nelle varie aziende in cui sono passata, spesso ho trovato libri sulle scrivanie dei titolari. Come motivare i dipendenti, come vendere la propria immagine, come creare bravi venditori… ma mai un titolo che riguardasse l’etica del lavoro.
In fondo, per cosa si lavora? Per guadagnare, per comprarsi l’auto più grande di quella del vicino. Poi, quando saremo ricchi, ci porremo il problema dell’eticità, dell’aiuto agli altri, dell’ambiente, del sociale. Eh no, non funziona così.
Capitolo illuminante, questo. Ognuno può applicarlo alla propria realtà. Provate a chiedervi se il vostro lavoro:
(…) corrisponde ai tuoi lavori. (…) se è un lavoro eccellente – se sei altamente competente in ciò che fai, se sei efficace. (…) se ti dà gioia
Quanti sì avete risposto a queste tre domande, voi? Io: uno.