Magazine Cultura

Intendo?

Da Vix
Intendo?
Andiamo per le spicce: è meglio un vaffanculo sincero che un grazie di circostanza.
Per essere più chiaro, se mi trovo a dire qualcosa che non contiene la mia intenzione autentica, la cosa che dico non ha senso. Apparentemente, nella forma, nella sintassi, può essere corretta e compresa, e, magari o purtroppo, può avere delle conseguenze. Ma se inquadriamo la questione dal punto di vista esistenziale, dire una cosa senza intenderla veramente, sinceramente, io trovo sia un'azione vuota di significato. E il primo ad esserne, diciamo, sminuito sono io che l'ho lasciata accadere. Eppure di queste azioni sono costellate le mie giornate. E, presuntuosamente, credo di essere in buona compagnia. Quanti sorrisi, buongiorni, comestai, salutiallasignora, tantebellecose, ci capita di dispensare senza, non dico averne voglia, ma senza tutta l'intenzione che il nostro augurio si avveri. Quanti sì, certo, volentieri, ci sentiamo dire - nel senso che sentiamo noi stessi mentre li diciamo - provando invece dentro un distacco emotivo, quando non addirittura un disgusto discretamente celato. In alcuni casi si dice che si faccia per sopravvivere - ne va del posto di lavoro, del sostentamento della famiglia, dell'eredità, della possibilità di mantenere un certo tenore di vita...In altri casi, invece, quelli forse più frequenti, pare si faccia per quieto vivere, per i rapporti di buon vicinato, per indotta o congenita ipocrisia sociofunzionale.
Banale della favola: all'interno della sedicente società civile, l'intenzione autentica deve essere costantemente vagliata ed eventualmente "potata" da giudici interiori. Non è sempre così, né per tutti: una lista di martiri lunga millenni attesta l'esistenza di incoercibili sostenitori dell'autenticità delle proprie intenzioni.
Intendiamoci, parlo sempre di buone intenzioni, ché quelle cattive hanno nutritissime schiere di fan molto, molto dedicati.
Credo sia questo il motivo per cui mi è capitato più spesso di sentirmi dire vaffanculo che ti amo.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines