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Internet e dintorni

Creato il 15 giugno 2011 da Fabio1983
Sembrerebbe che in Italia ci si sia accorti della Rete soltanto ora. In questi giorni, infatti, è un gran parlare di come le elezioni di Pisapia a Milano o di De Magistris a Napoli siano avvenute grazie al “popolo del web” o di come sia stato possibile raggiungere il quorum grazie alle iniziative intraprese online. C’è da osservare, però, che negli Stati Uniti gli stessi discorsi – avallati in Europa – sono stati affrontati nel 2008 quando Barack Obama, a detta di molti, conquistò la Casa Bianca “grazie a internet”. Affermazione tanto vera quanto estremamente semplicistica. A dirla tutta è dal 1992, da quando cioè Bill Clinton e Al Gore “scoprirono” la posta elettronica, che si tenta di capire come la Rete possa influenzare la dialettica politica nonché le interazioni tra migliaia di potenziali opinion leaders. C’è da dire, in aggiunta, che le discussioni sorte attorno alle campagne elettorali in Rete sono legittimate dalla difficoltà, ancora molto attuale, di riuscire a collocare il web all’interno del campo dei media. Tuttavia la strategia comunicativa online si sta consolidando di campagna in campagna al punto da rendere meno opinabile l’idea che presto, forse, si smetterà persino di parlarne. Se prendiamo in considerazione gli ultimi esiti elettorali – non solo in Italia – è rilevante l’assonanza che lega le mobilitazioni su internet, i successi dei candidati anti-establishment e la crisi dei partiti. Allo stesso tempo, però, risulta inesplicabile misurare in termini di consensi quanti voti riesca a spostare la Rete.
Altra questione, invece, è osservare come i media tradizionali interagiscano con i blog e i social media in generale. Si pensi al caso di Amina, la fantomatica blogger siriana data per rapita dagli organi di informazione di mezzo mondo. Un post di scuse ai lettori da parte dell’autore originale di A Gay Girl in Damascus e si è così scoperto che quella di Amina era una montatura bella e buona. Qui, a parte le solite domande sulle identità che si possono celare dietro a un monitor, è emersa tutta la pigrizia dei giornalisti che per giorni hanno tentato di stabilire un contatto con la “ragazza” (addirittura qualcuno l’ha intervistata, solo via mail) senza verificare minimamente se ciò che scriveva o affermava poteva corrispondere al vero. Ed è, questa storia, la versione amplificata della quotidianità: uno status su Facebook o un tweet si trasformano come niente in una notizia (all’occorrenza, se necessario per arricchire il servizio, può capitare che un tema in classe diventi una specie di status). La Rete, come tutte le cose, è ciò che gli utenti la rendono. È uno strumento ormai indispensabile per qualsiasi forma di interazione, ma lambiccarsi su cosa è o cosa sarà, su quanto pesa elettoralmente o caricarla oltremodo di responsabilità sui fatti che accadono (politici, di cronaca nera o gossip che siano) è fuorviante e il più delle volte strumentale (la tv in Italia viene ancora guardata dall’89,1% della popolazione, no per dire).

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