Oggi sono inciampato in un articolo che diceva più o meno “scienziata atea certifica un miracolo” (nell’articolo però diceva che era ancora atea, e quindi ovviamente non ha certificato nessun miracolo, perché se credesse che è un miracolo non sarebbe più atea).
C’è gente tipo quelli del CICAP che si diverte a “confutare” i miracoli… E fa un lavoro estremamente utile, eh, per carità; dopotutto la scienza non è che una gigantesca confutazione della visione miracolistica e provvidenziale del mondo, quindi spiegare i fenomeni inspiegati è esattamente lo scopo della scienza. Tuttavia, in termini filosofici e quindi al di là della “mission” scientifica, il problema è molto più semplice.
L’argomento con cui Hume confutava i miracoli è che qualunque spiegazione logica è meglio di un miracolo. Per dirla con Conan Doyle, “una volta eliminato l’impossibile quello che rimane, anche se improbabile, dev’essere la verità”. Il miracolo è l’impossibile, quindi non si può mai credere a un miracolo, in realtà. Voglio solo elaborare ulteriormente questo concetto base in modo più definitivo:
Dunque, quando parliamo di “fenomeni che accadono” non li distinguiamo in cose normali e miracoli, e nemmeno in fenomeni ordinari e fenomeni straordinari. Parliamo di fenomeni spiegati e fenomeni inspiegati.
Ora, quando parliamo delle spiegazioni date dalla scienza, ci riferiamo a un determinato tipo di spiegazioni: spiegazioni che non forniscono ad esempio una causa finale o un “senso” agli eventi, ma ne delucidano i dettagli di funzionamento, eventualmente rendendo la dinamica controllabile di conseguenza. Tutto lì, niente di più.
Quindi quando parliamo di fenomeni non spiegati dalla scienza, intendiamo semplicemente fenomeni di cui non sono noti i dettagli di funzionamento e/o che non sono controllabili. Tutto lì, niente di più.
Che solo una piccolissima parte dei fenomeni dell’universo sia dunque “spiegata” dalla scienza è un dato che possiamo dare per acquisito. Tutto il resto si divide in due sfere:
- La sfera del riproducibile e dell’accertato
- La sfera del non riproducibile e non-accertato
Quando vediamo qualcosa di non spiegato, la incaselliamo in una di queste due sfere. Tertium non datur, non c’è una terza casella; o è riproducibile e accertato o è non riproducibile e non accertato.
Nella filosofia di chi crede nella scienza (e ormai TUTTI credono nella scienza, NESSUNO escluso), se è riproducibile e accertato non è qualcosa di sovrannaturale, ma al contrario è un normale oggetto di studio della scienza. Forse che conosciamo i misteri dell’origine della vita, dell’esobiologia, dello stato vetroso, della teoria del tutto, dei buchi neri, dell’evoluzione degli insetti o dell’emergere dei processi coscienti? Tutti processi naturali, che per un assioma di regolarità della natura giudichiamo non spiegati ma spiegabili.
Sempre nella filosofia di chi crede nella scienza (ovvero di tutti, perché tutti la usano quindi si presume che tutti ci credano) se non è spiegato, ma non è neanche riproducibile né accertato, allora non è accaduto, semplicemente.
Ne consegue che se c’è stata una “guarigione miracolosa” nella storia, o una “guarigione miracolosa” su cento milioni, tutte le spiegazioni logiche sono più plausibili della sua verità, perché mancano la statistica e la riproducibilità. Ma se vengono portate prove su prove, e se le guarigioni diventano un numero statisticamente significativo ovvero immensamente superiore a quello reale, automaticamente diventano un altro fatto naturale da spiegare, come lo stato vetroso o la teoria del tutto o l’evoluzione degli insetti. Non per questo diventa miracolo.
La ragione di ciò è la seguente: “miracolo” è un termine che non designa un fatto (come diceva Nietzsche, non ci sono fatti ma solo interpretazioni, e cui siamo proprio in uno di quei casi in cui si applica a meraviglia), bensì l’interpretazione di un fatto. Mu scusino i lettori se ribadisco i concetti chiave più volte, ma questo è davvero importante: non esistono fatti miracolosi, ma solo interpretazioni miracolose di fatti, svolte all’interno di un determinato sistema assiomatico-filosofico che ammetta tali interpretazioni. Nella scienza nessun fatto può essere mai interpretato come miracolo perché il sistema assiomatico non lo ammette, ci vuole un altro sistema di assiomi per parlare di interpretazioni miracolose dei fatti.
Quindi non solo la scienza non certifica un’interpretazione miracolosa, ma neanche mai la nega, neanche mai vi si interessa; non ha spazio nel suo sistema logico per questa interpretazione dei fatti. Sicuramente però ha spazio per tutti i fatti del mondo nel suo vocabolario, siano essi buchi neri, palline che cadono da una seggiola o remissioni spontanee di tumori.
Chiarito questo, sì, c’è un sistema filosofico ipotetico alternativo in cui i fatti possono essere interpretati come miracoli, quello provvidenzialistico: il mondo non ha regole e leggi di funzionamento, dice questa filosofia, ma è la provvidenza che lo guida col suo arbitrio. In questo sistema potremmo dire che TUTTO è un miracolo, anche una pallina che cade da una sedia, perché leggi non ce ne stanno. Ma questo sistema è assolutamente incompatibile con quello scientifico e coi suoi metodi.
Torniamo all’esempio della guarigione miracolosa: un uomo su dieci milioni di uomini è andato a Lourdes, o a La Mecca o da Sai Baba o nella piscina dei bimbi oppure era a casa sua a leggere un manuale di agronomia o dove volete voi ed è guarito dal cancro.
Nel quadro interpretativo scientifico l’evento è letto così: “per un’imprescrutabile legge scientifica che non riusciamo a capire fino in fondo lui è guarito dal cancro ed altri no.”
Nel quadro interpretativo provvidenzialistico l’evento è letto così: “per un’imperscrutabile volere divino che non riusciamo a capire fino in fondo lui è guarito dal cancro ed altri no.”
Qualasiasi evento può essere letto in questi due modi, anche la pallina che cade dalla seggiola. Ma ciò che è importante notare è che l’evento di per sé non influenza minimamente il quadro interpretativo, perché PRIMA viene il quadro generale e poi l’interpretazione dell’evento particolare.
Semmai il problema è quale dei due quadri sia più soddisfacente in generale, ovvero renda il mondo più controllabile e conoscibile (ma qua secondo me c’è poca gara). I sostenitori dell’esistenza dei miracoli sono automaticamente sostenitori di un quadro provvidenzialistico, e non scientifico. Ne dovrebbe conseguire logicamente che come per noi scienziati non ha alcun senso parlare di miracoli perché tutto è regolarità naturale verificabile col metodo sperimentale, per loro non dovrebbe avere senso parlare di regolarità naturale e di metodo sperimentale. È la conseguenza naturale ed inevitabile del credere nei miracoli il non credere nella regolarità della natura e quindi nel metodo induttivo della scienza.
Per questo mi viene da ridere quando leggo degli “studi scientifici per provare il miracolo”. È come il ghiaccio bollente, davvero. Per favore.