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Interstellar - Oltre lo spazio, oltre la critica
Creato il 10 novembre 2014 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1Ogni due anni circa, mi ritrovo a fare ordine nella testa. A smaltire i postumi di una visione che incanta, seduce, ubriaca, stordisce come poche altre (pochissime), due occhi tanto predisposti alla meraviglia, eppure così disillusi. Non sempre però, devo dire che i miei occhi ancora riescono a lasciarsi abbagliare come devono, se necessario, e come di consueto il miracolo avviene al buio.<<Sentirsi parte del firmamento>>.
In una sala, quando il mondo intorno è soppiantato da una necessità ben precisa: "vedere".
Finché non vedo non credo, vedere per credere, e non è il più banale dei detti proverbiali a sostenere le mie sensazioni. Anche se, credetemi, scriverne è complicato. Molto.Di Christopher Nolan si è detto e si dice di tutto. "Genio, il nuovo Kubrick, regista a metà tra il mainstream e l'autorialità. Regista sopravvalutato, presuntuoso, ambizioso sì ma troppo" e la reputazione schizofrenica dettata da pubblico e critica continuerebbe a saltare dall'amore all'odio al di là del tempo e dello spazio, senza tregua. Perché sarà sempre così, e forse è giusto che lo sia.
Mi chiedevo però, se per scrivere di Interstellar, fosse necessario specificare che io rientri appieno nella fetta di quel tutto cosmico che comprende le sole critiche felici, quelle che per intenderci, chiuderebbero ogni discussione con un "se non ami Nolan non meriti di vivere. E non è un mio problema. Punto". E riflettevo su quanto questo poi finisca per influenzare il lettore e, inevitabilmente, me.
Allora io vorrei fare un azzardo, un tentativo di critica che vada oltre se stesso. Parlare di Interstellar come fosse il film di un regista conosciuto ora per la prima volta. Come se Nolan non esistesse. Come se tutto il polverone che ci circonda oggi, fosse l'inizio di una strada ancora non battuta. Nuova.
Con minor presunzione e senza il dente avvelenato, direi di aver assistito a un film enorme. (Se vabbè, non vale, mo' addirittura enorme).Ok, riformulo tutto.
Interstellar non è un film perfetto. (Ora va meglio).
Anzi, Interstellar non è neanche un film. Sarebbe riduttivo. Interstellar è un'esperienza sbalorditiva in grado di coinvolgere tutti i sensi. Il film è un pretesto, così come lo è la fantascienza, o queste stesse righe destinate a rimanere sospese chissà dove, circoscritte in un lasso di tempo che non puoi nemmeno calcolare. Cosa resta di quanto sto scrivendo? E degli insulti lanciati sui social e delle critiche buone o cattive rivolte al film?La mia risposta è: ciò che vogliamo che resti.
E con questa risposta voglio concedermi il pensiero ultimo e definitivo a proposito di Interstellar. Non mi importa la critica e l'analisi del film, non mi importa della gente che storcerà il naso davanti al pc, ora, in questo preciso momento.
Dal cinema e dall'arte io prendo ciò che mi piace di più. Il senso è in questa scelta e, di conseguenza, non sarà mai obiettiva, mai identica alle infinite altre, perché è mia.
Vado oltre lo spazio, oltre la critica...e vedo uomini disperati e uomini caparbi condividere lo stesso mondo. Un mondo che rischia di spegnersi, e che porta questi uomini così diversi, ad elaborare un piano. Un piano che potrebbe estinguere le diversità e far rinascere la convivenza tra gli uomini. Un piano perfetto, poiché qualora riuscisse nel suo intento, renderebbe grandi anche i miserabili. E non sono i giri in orbita a renderlo grande, "in-ter-stel-la-re". Sono gli uomini dotati di intelligenza e spirito di sopravvivenza, quelli ancora capaci di guardare il cielo e sentirsi parte del firmamento, quelli che credono alle sensazioni primitive. Un padre che non va via senza aver prima fatto pace con la figlia, una donna che dice "è così perché me lo sento, perché lo amo".
(Quindi stai dicendo che, Interstellar è un dramma rosa ambientato nello spazio?).
Il dramma credo sia non avere più il coraggio di lasciarsi andare, di guardare oltre, di cercare di scavalcare l'orizzonte per capire cosa ci sia, di là. Oltre quelle sequenze perfette, spettacolari e oltre quelle imperfezioni. Perché se guardi il cielo quando è grigio non pensi che sia "brutto", e che quel colore ha un senso, nonostante tutto.
E resta il coraggio e l'arrendevolezza degli uomini. La paura di non farcela, e la speranza di riuscirci.Resta un respiro sospeso nello spazio e il silenzio. Quello di Cooper, il tuo. Un attimo dilatato nel tempo, che in sala sembra non finire. Come la lacrima di Bane, la trottola che gira, o forse no.
Forse è questo il senso da ricercare in film come Interstellar. Quel che resta.
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