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Intervista a 14 Novembre

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
Chi è in realtà 14 Novembre?
14 Novembre è una donna che ha visto la propria gente cambiare, evolversi in quello che vediamo oggi nelle nostre città. Ho giurato di difendere la mia gente quando ero appena una bambina e anche dopo aver speso praticamente metà della mia vita nel difenderla, continuerò a farlo ogni volta che ci sarà bisogno di me. Gli anni si sentono e benché possa dire di non aver vissuto una brutta vita, credo che tutti al mio posto non sarebbero durati altrettanto. Le cose che ho visto e le sconfitte che ho patito mi hanno resa forte abbastanza da alzare la testa anche dopo dei traumi molto profondi, di questo devo ringraziare soprattutto mia moglie, senza di lei oggi non sarei qui.
Come ha conciliato la sua fama con la vita di tutti i giorni?
La fama è qualcosa di scomodo, sempre. Sentire il mio nome acclamato dagli uomini che io stessa ho comandato era bello per la bambina che ero allora, ma alla fine della guerra non riuscivo più a sopportare le cerimonie e l’etichetta di una società che non mi apparteneva. Ritirarmi è stato terapeutico, mi ha dato il tempo di capire cosa sono diventata e soprattutto mi ha dato la possibilità di mettermi davvero in gioco con me stessa. Sono stati davvero gli anni più difficili della mia vita.
Dopo aver abbandonato la flotta, molti hanno detto che il suo ritiro a vita privata è stato un esilio autoimposto, cosa le ha dato la volontà di tornare e successivamente di scendere in politica?
Tornare a casa dopo tanti anni è stato difficile, erano cambiate le cose nel governo e molti credevano che il mio ritorno servisse a destabilizzare la maggioranza del Cancelliere. Proprio Libra è stata invece l’unica a comprendere che non fosse mia intenzione dare fastidio, nei nostri incontri iniziali abbiamo sempre parlato di come i giornali volessero metterci l’una contro l’altra.
Credo sia stato il mio ex-marito ad avvicinarci e quando abbiamo realizzato di pensarla allo stesso modo su tutti i fronti mi è stato offerto un lavoro nell’ufficio del Cancelliere.
Lei è però diventata il confidente e consigliere più fidato del Cancelliere.
Temo sia stata una scelta forzata, il mio ex-marito ha voluto darmi la possibilità di dimostrare quanto avessi ancora da dare, purtroppo non posso dire il contrario, diventare il braccio destro del Cancelliere è stata la cosa più logica da fare alla morte del mio ex-marito.
Da quando è tornata a far parlare di se ha ammesso la sua omosessualità, come si sente dopo aver fatto queste rivelazioni? Il suo ex-marito ha mai saputo?
Libera. Essere una bambina sul fronte non lascia molto spazio alla comprensione di se stessi: c’era cameratismo e poca intimità. Crescendo io ero sempre l’ufficiale con il grado più alto, cercare di comprendere me stessa era qualcosa che non mi sfiorava neanche, per quello forse decisi di avere una relazione con il mio ex-marito. Era l’unico con cui io potessi parlare liberamente. Lui sapeva, ha accettato la cosa molto prima di me e non ha mai pensato che la nostra relazione non fosse sincera.
Sembra parlarne con grande rispetto.
Non posso fare diversamente era una grande persona, migliore di quanto io potrò mai essere. Se tutti fossimo come lui, sono sicura che la colonia sarebbe un posto infinitamente migliore.
Dopo suo marito ha deciso di risposarsi, nella precisione ha sposato Magnolia, dando alito a indiscrezioni che vedevano un accordo tra le due famiglie più importanti della colonia.
Magnolia mi è stata accanto per molto tempo, per mesi dopo la morte di mio marito ho potuto contare solo su di lei, il resto è venuto in seguito, il matrimonio e tutto ciò che avete letto nei tabloid. Magnolia non è stata solo la mia stampella: lei ha ridato vita a quella parte di me che aveva cessato di esistere per anni, mi ha dato la volontà di riprendermi. Le nostre famiglie sono sempre state oggetto di chiacchiere essere figli dei padri fondatori non ha mai aiutato a stare insieme e se crede che i nostri genitori approvassero, non so cosa rispondere. Non voglio l’approvazione di nessuno, se non quella di mia moglie.
La sua voce ha ancora molto peso quando si parla della flotta, ha mai pensato di tornare a vestire l'uniforme?
Vestire l’uniforme sarebbe facile, sarei l’eminenza grigia della flotta e la mia fama mi consentirebbe di far pesare ancora di più le mie scelte. Purtroppo non ho più la forza di sedere alla poltrona del comandante, ci sono persone più qualificate di me e comandante che rasentano la leggenda. Su tutti vorrei fare un apprezzamento nei riguardi di Gea, lei è forse uno dei comandanti più importanti della nostra colonia, di certo ha sempre vegliato su di noi, la sicurezza del sistema non poteva vantare un comandante migliore.
Alcuni definiscono la sua cicatrice un simbolo di quanto sia pericoloso il fronte, com'è portare sul proprio corpo il simbolo della brutalità della guerra?
La guerra è sempre stata lontana dalla capitale, il vantaggio di combattere in sistemi lontani dal nostro è anche il più grande difetto della guerra spaziale: si perde di vista la brutalità, le morti e le problematiche di una macchina organizzativa che per molti anni è stata la più importante della colonia. Nella nostra situazione è quasi un obbligo dipendere dalla flotta.
La guerra è stata parte della mia vita fin dall’infanzia e per molti che mi hanno visto pilotare i caccia prima della pubertà ero il simbolo della guerra già da allora, la mia cicatrice è venuta dopo ed è stata la conseguenza della mia sconsideratezza. Da quel giorno ho visto e fatto molte cose di cui mi pento, ma credo sia stato allora che sono diventata la persona che oggi è qui, senza quell’incursione e senza le sue conseguenze oggi non avremmo la colonia che conosciamo.

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