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Intervista a Ben Stiller: Walter Mitty è un uomo che vive la sua testa

Creato il 17 dicembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

17 dicembre 2013 • Interviste, Vetrina Cinema

Intervista a Ben Stiller

Walter Mitty è il photo editor di Life Magazine. La rivista si appresta, come purtroppo è avvenuto nella realtà, a lasciare la versione cartacea per trasferirisi solo sul web. Walter perde il negativo che il più grande dei loro reporter ha selezionato per l’ultima copertina. Lui, che ha sempre sognato a occhi aperti un’esistenza avventurosa e notevole, non si è mai smosso dalla sua grigia vita. Ma questo, l’amore per una donna e una canzone lo porteranno a intraprendere la più grande avventura della sua vita. Ben Stiller, gentilissimo e sorridente, ha presentato a Roma il suo bellissimo “I sogni segreti di Walter Mitty”, quinta regia che dimostra quanto sia maturato come autore e come attore. Lo abbiamo incontrato nella stanza di un grande albergo. Non troppo riscaldata, perché lui odia il calore artificiale dell’aria condizionata… Si siede e nei suoi occhi vediamo già Walter Mitty.

Quanto Ben Stiller c’è in Walter Mitty? Le capita mai di sognare a occhi aperti?
Ogni volta che si interpreta un ruolo o si dirige un film si deve comunque, a mio avviso, creare una relazione con il personaggio. Credo che tutti quanti noi, in ogni caso, abbiamo un’idea nella nostra testa, una versione di noi che è diversa da quello che il mondo vede. Abbiamo in testa cose che poi nel quotidiano non facciamo. In realtà non sogno proprio ad occhi aperti, però mi capita qualcosa di simile mentre lavoro a un film: magari me ne sto lì fermo, che visualizzo una scena… Immagino come dovrebbe essere girata o, se sono nella fase di montaggio, me la monto nella mia testa e cerco di visualizzare come vorrei che fosse alla fine… In questo caso succede che mi assenti e che i miei figli e mia moglie mi “risveglino” con un “Ehy, siamo qua, ci sei?”.

Ben Stiller

Ben Stiller

Il film parla anche di tagli al personale, licenziamenti, liquidazione di un’azienda. Un argomento molto attuale. C’è anche l’intenzione di mandare un messaggio sul non accontentarsi di avere un lavoro sicuro e magari industriarsi con le proprie forze e la propria creatività?
Sicuramente. Questo film si rapporta con la situazione in cui viviamo ora, anche dal punto di vista economico. A Walter piace quel che fa, ama il suo lavoro, gli interessa e ha cura di quello che fa, ma questo non significa che dentro di lui non ci siano anche altre potenzialità ancora inespresse. Per cui quando si trova in una situazione in cui è costretto a uscire e ad andare nel mondo reale, e intanto sta per perdere il proprio lavoro, si rende conto che ci sono altri aspetti di lui che può mettere in pratica. Mi auguro che questo sia un messaggio che lo spettatore possa far suo.

La bellissima colonna sonora accosta una canzone che è patrimonio dell’umanità come “Space Oddity” a “Dirty Paws”, che è di un gruppo emergente, gli Of Monsters and Men, i quali a loro volta sono diventati famosi nel mondo proprio grazie al teaser trailer di questo film. Come è avvenuta questa scelta? Esistono dei brani che spingono una persona a fare qualcosa di diverso? La musica può veramente cambiarci?
Sì! Di sicuro la musica può cambiare le cose. Per me la musica è molto importante perché crea una connessione, un rapporto con lo spettatore in maniera immediata: riesce ad arrivare alle emozioni profonde, forse anche più di quanto non riescano a fare le immagini. Per me è stato importante dare al film una colonna sonora che accentuasse la nobiltà dell’animo di Walter, l’eroe che esisteva già dentro di lui anche se gli altri non lo vedevano. Volevo che la musica esprimesse il tono del film. Ho scoperto “Dirty Paws” e le altre canzoni perché quando sono andato a fare i sopralluoghi in Islanda, l’autista che mi portava in giro mise la canzone dicendomi che era una musica nuova. Mi disse che gli Of Monsters and Men erano una nuova band locale e ho scoperto che loro avevano proprio il tono che mi serviva per il film.

Cosa fa Ben Stiller nel tempo libero? Trova ispirazione per i suoi nuovi film?
No, non faccio niente: ozio totale. Preferisco stare con la mia famiglia. D’estate vado alle Hawaii, dove mia moglie ed io ci siamo sposati. Preferisco stare con lei, anche perché con il mio lavoro non ci sto mai, quindi quando posso le dedico tempo e attenzione.

In un’era in cui noi cerchiamo di rendere le nostre vite straordinarie, vince una vita ordinaria… Nella società delle immagini, Sean Penn sceglie di non scattare “la” foto. È una vittoria dell’uomo di ogni giorno?
Oggi l’immagine conta tutto: si fanno continuamente foto, si fotografa tutto. È importante però che ci si fermi un attimo, per goderci il momento. Anni fa, quando mi fecero le prime foto con i cellulari, lo trovai bello e interessante. Lo penso anche oggi, ma nel frattempo mi sono reso conto che d’altro canto rappresenta anche una barriera a vivere il momento personalmente. A me piace fare foto, ma anche essere consapevole di ciò che sto guardando e dell’esperienza che sto vedendo. Per esempio, quando vado a vedere le recite scolastiche dei miei figli: faccio foto come tutti gli altri, ma mi piace anche essere cosciente della rappresentazione, l’esperienza del momento.

Guarda mai altre commedie per trarre ispirazione?
Non guardo generi di commedie differenti, di solito, non me le studio. Le guardo se mi capita, ma non le uso come fonte di ricerca.

Sta lavorando a qualche nuovo progetto?
Ho appena finito di interpretare un film diretto Noah Bumback, con Naomi Watts, che si chiama “While We’re Young” e sto per iniziare le riprese di “Una notte al museo 3”.

Come descriverebbe “I sogni segreti di Walter Mitty” in una frase?
Domanda difficile, quelli degli Studios ci stanno provando da tempo… Credo che sia un film su un uomo che vive la sua testa e deve capire invece come vivere nel mondo.

Di Federica Aliano per Oggialcinema.net

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