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Intervista a Carlo Taglia – “Vagamondo”

Creato il 09 novembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Carlo Taglia95.450 kilometri in 528 giorni attraversando 24 paesi. Questi sono i numeri di Carlo Taglia, giovane torinese di 27 anni, che ha fatto il giro del mondo con, solo, uno zaino in spalla. Un viaggio non soltanto del corpo, ma dello anche dello spirito; alla ricerca di se stesso e di quei valori ormai persi in una società troppo attaccata ai beni materiali.
Noi lo abbiamo intervistato prima della sua imminente partenza per l’India.
Per ripercorrere il giro del mondo insieme a Carlo e conoscere la sua storia vi consigliamo la lettura del suo libro “Vagamondo“.


Prima del Viaggio del mondo senza aerei hai comunque passato diverso tempo fuori dall’Italia, qual’è stato il tuo primo viaggio?

Ho iniziato appena ventenne andando a vivere e lavorare a Tarifa in Spagna. Ho iniziato lavorando come aiuto cuoco in una pizzeria poi ho fatto il muratore per costruire un bar al posto di un garage davanti al mare. Da lì è iniziata una favola che mi ha portato dove sono oggi.


Tra un viaggio “normale” e la decisione di andare in giro per il mondo con in spalla solo uno zaino c’è una grande differenza. Che differenza c’è tra il Carlo del primo viaggio e quello che ha percorso 95.450 km?

Una differenza enorme. Mi sono messo sulla strada 8 anni fa perché non sapevo chi ero, non credevo in nulla e stavo devastando la mia vita. Oggi ho una grandissima consapevolezza ed ho trovato nel mondo quei valori che mi hanno dato la fede in tante forze che regolano l’universo. Amo la mia vita e me stesso follemente. E’ come se mi fossi risvegliato dall’oscurità in cui ero caduto durante l’adolescenza.


Da bambino immaginavi già di intraprendere una simile esperienza o i tuoi sogni erano altri?

Da bambino i miei sogni erano contaminati dalla realtà sociale in cui stavo crescendo. Volevo fare il calciatore, credevo che il massimo dell’aspirazione della vita fosse tutto li. Però il calcio è stata una passione che mi ha insegnato a stringere i denti. Mi ricordo gli allenamenti nei gelidi campi innevati.


Hai girato moltissimi paesi, ma neanche una breve visita negli USA (un paese a cui guardano molti giovani d’oggi), come mai?
Sinceramente sono alla ricerca dei valori che mancano in una società materialista e consumista come quella occidentale. Per questo sono attratto maggiormente da culture come quella asiatica, sudamericana e africana. Continenti in cui si trovano paesi del terzo mondo e meno sviluppati ma con una vitalità straordinaria che ormai sta sparendo dall’Occidente.


Ricordi cosa hai messo nello zaino alla tua partenza?

Oltre ai soliti capi di vestiario ho portato con me un sacco pelo termico, dei libri, un piccolo netbook per aggiornare il blog. Poi piccoli oggetti utili come una torcia, un coltello, dei tappi per le orecchie e la mascherina per dormire ovunque. Ma ho cercato di ridurre il peso il più possibile portato solo un ricambio per indumento. Il mio zaino pesava circa 12 chili.


C’è mai stato un momento in cui hai avuto paura? o hai pensato di tornare indietro?

Affrontare la malaria in Laos o la trappola della mafia filippina in Cambogia non è stato facile. Anche affrontare certe esperienze spirituali come quella con lo sciamano nell’Amazzonia è stato davvero estremo, ma mai ho pensato di tornare indietro proprio perché sono pronto a dare la vita per ciò che amo. In questo momento la mia passione più grande è il viaggio è rinunciare ad essa sarebbe come morire dentro.


Molti ragazzi vedono in te un modello di vita e un esempio di coraggio, cosa diresti ai giovani italiani che vivono, ormai, in un paese che cancella sogni e speranze?

A chi ha le possibilità consiglio di trovare il modo di fare un esperienza di viaggio lontano da casa e in solitaria. Confrontarsi con altre culture, conoscersi e allargare gli orizzonti della propria mente aiuta a prendere decisioni importanti sulla propria vita. Ad altri consiglio di trovare la propria passione, qualsiasi essa sia, e renderne la ragione di vita. Le passioni ci rendono liberi.


Vagamondo sta avendo un grande successo, è stata tua l’idea di fare del tuo viaggio un libro? e quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a farlo? 
Ti aspettavi di ottenere un risultato così positivo?

Si è una mia idea nata durante il viaggio. Tutto è venuto da sé dopo la creazione del blog e il grande interesse che è nato per via di interviste varie. Sono cresciuto leggendo libri di viaggiatori che hanno ispirato la mia vita. Il viaggio è stato la medicina della mia anima e la mia storia ne è la prova. Sento che devo condividere il più possibile la mia meravigliosa esperienza per trasmettere un messaggio positivo nel mondo. Soprattutto nel mio paese in un momento cosi difficile sul piano sociale, politico ed economico. Volevo creare un informazione alternativa ai media che quando raccontano altri paesi si occupano troppo spesso di cronaca nera fomentando la paura verso lo sconosciuto. Volevo far rendere conto a molti giovani che la nostra realtà di casa non è il mondo, ma semplicemente un pallino in un oceano di realtà. Difficile immaginare un successo del genere, ma sono consapevole che ogni cosa che realizziamo con il cuore avrà successo.


Domenica ripartirai con un biglietto di sola andata per l’India. Viaggerai per tutta la vita o pensi che un giorno ti stabilirai da qualche parte?
cosa ti aspetti da questo nuovo viaggio?

Vivo il presente e so che ora devo andare in India per realizzare qualcosa di grandioso. Senza neanche aver messo piede la mi sono già presentate delle opportunità tra cui quella di gestire per la stagione invernale un ristorante con guesthouse e centro di meditazione sulla spiaggia di Gokarna. Se ci saranno le condizioni affronterò questa nuova sfida se no ne affronterò altre. Ma la vita è imprevedibile quindi è sbagliato fare programmi a lungo termine.

Ringraziamo Carlo per la sua disponibilità.


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