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È da quasi un anno che le case editrici di fumetto italiane hanno un certo occhio di riguardo riservato al pubblico dei più piccoli: le tante nuove proposte della ReNoir Comics, Tipi Tondi, di Tunué, il debutto del nuovo editore Bao Publishing che si è presentato sul mercato italiano con il delizioso Mia Mamma di Jean Regnaud e Émile Bravo, vincitore del premio Essentiel ad Angoulême 2008 e candidato al Premio Andersen 2011 dedicato ai libri per ragazzi. Garibaldi. Resoconto veritiero delle sue valorose imprese, ad uso della giovini menti di Tuono Pettinato pubblicato da Rizzoli Lizard, lo stesso editore aveva già pensato ai più giovani pubblicando le graphic novel di romanzi per ragazzi come Banana Football Club con testi di Roberto Perrone e disegni di Otto Gabos e ancora prima con Per questo mi chiamo Giovanni, dal meraviglioso romanzo di Luigi Garlando in questa versione con disegni di Claudio Stassi. Ma non solo: il numero di gennaio di Mono, la rivista di Tunué, è stato interamente dedicato ai bambini e, in occasione di BilBolbul, è uscito Canicola bambini dove, come hanno sottolineato gli stessi editori, per realizzarlo sono stati scelti una rosa di autori senza barriera, autori con lo sguardo bambino e non autori per bambini. Un editore di fumetti come Becco Giallo ha esordito all’editoria per ragazzi con l’albo illustrato Altreparole di Roberta Gorni, mentre il rinomato editore di albi illustrati Orecchio Acerbo ha dato inizio alla nuova collana Orecchio Acerbo Comics, grandi fumetti per piccoli lettori, pubblicando i primi tre titoli di autori del calibro di Jeff Smith, Art Spiegelman e Joann Sfar. Elisa, oltre alle mostre e agli incontri con gli autori hai voluto dedicare un corso di formazione agli insegnanti. Quanto pensi sia importate sensibilizzare il mondo della scuola per arrivare a far apprezzare il fumetto ai più piccoli? Rodari, pur ritenendo il fumetto come una forma di cultura popolare inferiore rispetto alla letteratura per ragazzi, ne sosteneva la capacità di semplificazione e il merito di poter aiutare nella conoscenza. Dagli ormai classici fumetti della San Paolo su tematiche mitologiche, letterarie o storiche, fino al più recente e iconoclasta Garibaldi di Tuono Pettinato: pensi che i ragazzi possano apprezzare questo tipo di approccio fumettistico? Pensi che possa essere un modo per trasmettere loro passione e curiosità per tematiche apparentemente più noiose da una parte e passione e curiosità per l’arte del disegno dall’altra?” Consigliaci un fumetto per ragazzi che ritieni imperdibile. Con i bambini delle scuole elementari funzionano bene Ariol di Emmanuel Guibert e Marc Boutavant e Babbo Natale di Raymond Briggs, quest’ultimo, a metà tra illustrazione e fumetto, diverte e avvicina al mondo delle vignette in maniera dolce e graduale. Ascoltando i tuoi consigli non posso fare a meno di aggiungere un mio piccolissimo appello al mondo editoriale: la supplica di andare a cercare e scovare dal passato, spesso neanche troppo lontano, e ripubblicare tanti capolavori che oggi, con non poca fortuna, possiamo riuscire a recuperare solo in qualche biblioteca o in qualche bancarella che vende i fuori catalogo. Pur essendo un genere giovane, il fumetto può vantare già dei classici che ci fanno apprezzare tutta la bellezza del genere, nella sua pienezza di rapporto immagine/testo, di rapporto diretto, quotidiano e quindi vitale con il lettore. Ostacolo a questa riscoperta è la difficile reperibilità, caratteristica comune di molti dei fumetti elencati da Elisa, eccezione fatta per quelli di più recente pubblicazione. Penso che questo sia un enorme problema: la tendenza comune a molti editori che si occupano di editoria per ragazzi di pubblicare innumerevoli novità, spesso anche di bassa qualità, ma la noncuranza nel far uscire di catalogo dei colossi della letteratura per ragazzi o dell’illustrazione. É sicuramente il caso della collana Little Lit a cura di Art Spiegelman e Françoise Mouly. Tre volumi, il primo: Di fiaba in fiaba, citato da Elisa e pubblicato in Italia nel 2001, racchiudeva, come negli altri, firme prestigiose come Chris Ware, Claude Ponti, Charles Burnes, Lorenzo Mattotti e molti altri. Ogni artista diede un’interpretazione di una fiaba classica, o propose un racconto inedito. Questo volume rimane ancora oggi uno dei pochi a contenere il finale illustrato de La Bella Addormentata nella versione più antica di Charles Perrault: in cinque pagine Daniel Clowes, con il suo tratto deciso e dissacratorio, ci racconta del dopo “vissero felici e contenti”, un dopo fatto di orchi, orchesse e tinozze piene di serpenti, restituendo ai bambini una fiaba nella sua interezza, senza censure e perbenismi. E come dimenticare che in Italia sono stati pubblicati omaggi a Winsor McCay, ma è difficilissimo riuscire ad acquistare uno dei sui lavori? O la delicata magia di Babbo Natale o Il pupazzo di neve di Raymond Briggs? La speranza è che le novità di prossima uscita e il lavoro di tanti che come Elisa cercano di portare il fumetto nelle scuole, aiutino a sensibilizzare il pubblico dei più giovani tanto da permettere agli editori di investire di più anche ripubblicando i tanti, tantissimi volumi fuori catalogo. Elisa, un’ultima domanda: l’ospite ideale che vorresti per una futura edizione di Cesena Comics & Stories? Riferimenti:
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Barbablù, l’associazione che ho fondato, da 5 anni si occupa di laboratori d’arte e di fumetto per bambini e ragazzi. Cesena Comics è un progetto di promozione alla lettura, naturale conseguenza delle attività che conduciamo nelle scuole elementari e medie della Romagna. Per il secondo anno, durante la settimana di eventi di Cesena Comics, sono stai coinvolti maestri e professori: il riscontro e l’accoglienza nei confronti dei corsi di aggiornamento sono stati ottimi. Nell’edizione 2010 sono raddoppiati gli iscritti, risultato importantissimo perché ritengo che non si possa prescindere dal coinvolgimento delle scuole in un reale progetto di scoperta e promozione del mondo dei comics.
Penso che il fumetto debba rimanere un luogo che i ragazzi frequentano per piacere e non per dovere, in questo senso ad essere sotto la lente di ingrandimento è il ruolo delicato che giocano gli insegnanti che portano questo tipo di linguaggio nelle scuole.
Quello che vorrei per i ragazzi delle nostre classi è che coloro che già leggono fumetti continuassero a farlo, con la consapevolezza di alcuni meccanismi narrativi e stilistici di cui si sono impossessati istintivamente. Vorrei, in secondo luogo, che chi invece non ha mai letto un giornalino possa essere invitato dal professore a passare in biblioteca o fare un salto in edicola.
Obiettivo comune che dovrebbe darsi il fumetto nel momento in cui entra a scuola è quello di farlo in punta di piedi, diventando esercizio di senso critico ed estetico.
E difatti, il mio obiettivo per i corsi di aggiornamento non è offrire ricette preconfezionate per laboratori e attività da realizzare in aula. Punto di partenza è rendere partecipi i professori di un concetto fondamentale, ossia che “a loro serve non tanto un programma, quanto una strategia”, per dirla con le parole del pedagogista Edgar Morin. Diventa quindi importante comunicare agli insegnanti che c’è una varietà di letture possibili anche nell’ambito del fumetto, che queste stesse letture possono formare i ragazzi, che il fumetto può mischiarsi alla pura illustrazione e al cinema.
Il corso di Cesena Comics è stato una sorta di allenamento mentale, un modo per rendere più flessibili ed elastiche le convinzioni letterarie dei maestri.
Molti insegnanti e genitori mi rivolgono la stessa domanda. La mia risposta parte dall’esperienza, dal rapporto diretto e quotidiano con i ragazzi. Tanti di loro ci seguono da quando avevano appena 10 anni, abbiamo potuto così tenere sotto controllo e discutere con loro stessi l’evoluzione dei gusti e delle passioni letterarie. In molti casi il fumetto ha funzionato come ponte reale per affacciarsi su ambiti storici o letterari.
Credo che il fumetto possa funzionare abilmente quale volano per appassionare alla lettura, a temi complicati o semplicemente ad argomenti tipicamente scolastici. Perché questo possa accadere servono però tempo, pazienza e una certa sincerità delle intenzioni.
In altre parole, come sa bene chiunque stia più di quindici minuti in un’aula scolastica, i ragazzi capiscono al volo se stai proponendo qualcosa con l’unico fine recondito di voler insegnare storia o geografia o semplicemente di voler fare la morale.
Il tentativo più onesto che possa farsi, volendo invitare i ragazzi a diventare lettori, ad approfondire contesti storici o quadri letterari, credo sia quello di utilizzare il fumetto innanzitutto come una forma di educazione visiva e una occasione di comunicazione.
Condivido quanto scriveva Davide Calì qualche tempo addietro: “Inventare storie e fare fumetti devono essere attività ricreative. Lo scopo didattico di queste stesse attività lo conoscerete voi, ma i bambini devono viverle come un diversivo alle lezioni e come un divertimento”. In effetti, se i bambini lavorano in un clima sereno e sono soddisfatti di quanto creano solitamente sono spinti a realizzare altri fumetti, nuove storie, e a indagare testi e autori presentati durante i laboratori.
E questo è il risultato migliore che si possa raggiungere.
Il pubblico dei giovani lettori è sicuramente più legato al fumetto da edicola e con molte difficoltà entra in una libreria per cercare delle nuove proposte; è possibile che il mondo Disney abbia creato degli stereotipi troppo difficili da scardinare?
Sicuramente ci sono stereotipi difficili da scardinare, gusti e sensi estetici sviluppati sulla base di una proposta massiccia a inondare il mercato. Le scelte dei ragazzi, in questo senso, seguono più facilmente le leggi dei grandi numeri e dell’immediatezza delle riviste e delle pubblicazioni settimanali.
Credo che il compito principale di chi promuove attività laboratoriali per bambini sia quello di mostrare produzioni diverse, discutere in maniera chiara e semplice delle radici culturali di ogni genere, capire le evoluzioni del fumetto nel tempo. Ho notato che nel momento in cui i ragazzi riescono ad appropriarsi del percorso storico fatto dalla Nona Arte diventano molto più attenti, meno assoluti nelle loro scelte e letture.
Detto questo, credo anche che in un buon percorso di promozione alla lettura valga quello che Guido Armellini ben riassume nell’idea che, quando si ha davanti un gruppo di ragazzi, non si può prescindere dalle esperienze estetiche che possiedono e da come il loro immaginario è stato formato dalle letture fatte fino a quel momento. Sarebbe inutile non tenere conto di questi pregressi: serve la voglia e la costanza di scavare nelle curiosità dei bambini, contestualizzare nuovi autori e opere senza svelare troppo… lasciando un terreno di scoperta e mistero indispensabile quando si apre un fumetto.
Molti bambini, fino a qualche tempo fa, si presentavano al Club del Fumetto (www.barbablu.info) con Il diario di una Schiappa infilato dentro lo zaino. La formula, a metà tra libro e fumetto, ha portato parecchi ragazzi alla lettura degli albi. In questo caso specifico credo che a funzionare, oltre alla scelta grafica, sia stato anche il tema e l’argomento alla base del libro. In generale però devo ammettere che il mix narrativa/fumetto attira la curiosità dei ragazzi. Una analoga reazione di pubblico si è avuta, per i più grandi, con La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick.
Penso, in maniera forse prosaica, che ad attirare bambini e ragazzi verso i fumetti possano essere, piuttosto che i bestseller, le buone storie, i bei disegni, il passaparola tra amici, il gusto di leggere qualcosa che catturi l’attenzione divertendoli ed emozionandoli.
Ai bambini più piccoli servono sceneggiature adatte ma mai ridicole o infantili, storie in cui il fantastico e la fantasia lascino presagire che tutto possa accadere ancorando i disegni a scelte grafiche fidate, ma non troppo ripetitive. Per i più grandicelli la questione si complica, avvicinarsi ai fumetti significa cercare storie in cui potersi identificare o essere migliori. Serve in egual misura la magia ma anche la vita quotidiana, l’inatteso dietro la porta…
Un solo fumetto?
Direi che imperdibile è la serie di Little Lit, in particolare il numero edito per Mondadori, Di fiaba in fiaba. Racchiude quanto cerchiamo di fare con i ragazzi, sottoponendo loro immagini e disegni dalle forme e dai contenuti differenti, proponiamo lavori di gruppo per far sperimentare diversi strumenti di lavoro (china, colori..) e li facciamo confrontare con stili e segni lontani per discutere dei motivi alla base del gusto di ciascuno. Più recentemente, ho apprezzato Luigi va in spiaggia del canadese Guy Delisle edito per Re Noir Comics.
Sfruttando a mio vantaggio il fatto che quando si dice ragazzi si ha un arco di vita incredibilmente vasto e variegato con cui fare i conti, mi permetto di suggerire altri titoli, magari divisi per età.
Per i bambini piccolissimi ho scoperto in Inghilterra una serie di albi illustrati che permette di capire perfettamente le dinamiche del fumetto, dalle inquadrature all’utilizzo delle onomatopee. Si tratta di libri editi da Walker Books, tra cui The pigeon finds a hot dogs di Mo Willems.
Cambiando ambito ed età, ammetto che nei nostri laboratori abbiamo notato come, con i ragazzi delle scuole medie, sia divertente lavorare sul fumetto storico, riproposto con una guida e un lavoro di appoggio a curiosità e perplessità. Penso a Winsor McCay e a Little Sammy Sneeze.
Un piccolo caso letterario tra i nostri ragazzi di EFFE (www.effe.barbablu.info) è stato Lackadaisy di Tracy J Butler.
Un consiglio per i grandi, invece, che vogliono leggere di infanzia, immaginazione e scoperta creativa: Tigre! Tigre! Tigre! di Scott Morse edito per Bao Publishing.
L’ospite degli ospiti? Il sogno impossibile è Bill Watterson, che temo troppo impegnato a dipingere o pattinare sulla pista di Chagrin Falls… Scherzi a parte, il desiderio per la prossima edizione è quello di coinvolgere Grazia Nidasio e proporle un incontro con maestre e professori per ascoltare le storie del Corriere dei Piccoli e di Valentina Melaverde.
Cesena Comics & Stories: www.cesenacomics.com
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