Cari lettori,
l'autore intervistato oggi ma letteralmente oggi perchè è stato super veloce a rispondere è Francesco Scardone che presenta il suo primo romanzo "Necrophylia". Premettendo che questo libro non è il mio genere ma proprio per nulla ho davvero apprezzato come l'autore ha raccontato questa storia. Dal punto di vista del suo personaggio che racconta la sua vita dei suoi pensieri ma che allo stesso tempo vuole convincerti di essere assolutamente normale. Devo dire che mi ha colpita. L'autore è stato davvero bravo perchè penso sia riuscito in pieno nel suo intento. Detto ciò buona lettura.
Angolo dell'esordiente presenta l'autore: QUI
Ciao Francesco e benvenuto nel mio blog Italian Emerging Writers. Ti andrebbe di presentarti ai lettori?
Ciao a tutti e grazie a te Alessandra per lo spazio che mi lasci sul tuo blog. Chi dire di me? Beh, ho 20 anni e sono napoletano. Scrivo da quando ne ho 5, credo ed è dall'epoca che non ho voluto nè saputo fare altro. Necrophylia è il mio primo romanzo. Per quel che mi riguarda amo tutto quello che viene fuori dalle budella, amo i racconti viscerali. Amo le anime tormentate. Odio qualsiasi tipo di accademismo e sono convinto che la parola intellettuale sia la più brutta parola del nostro vocabolario. Mi piace, nell'arte, stare a contatto con persone sincere che si mettono in gioco fino in fondo e che non tralasciano niente di sè, dalla parte più nobile alla parte più abbietta. Ammiro quelle persone che riescono a raccontare il proprio dolore senza censure, senza aver paura di soffrire ancora di più nel raccontare. Nella vita di tutti i giorni mi si può trovare un minuto a leggere Dostoevskij e il minuto dopo a guardare una puntata del Grande Fratello. Mi sento di dire, quindi, che sono un tipo abbastanza vario!^^
Il tuo primo romanzo è Necrophylia che hai scritto alla giovane età di 19 anni. Qual è stata l'ispirazione che ti ha portato alla stesura di questo manoscritto?
Di solito quando comincio a scrivere una cosa l'ispirazione parte da un flash che mi è passato per la testa. Anche per Necrophylia è stato così. Da quel flash comincio a lavorare per tirare fuori qualcosa di concreto. Di solito cerco sempre di sviluppare le mie storie nel modo più grottesco e paradossale possibile. Cerco di tratteggiare storie e personalità al limite che, però, nella loro apparente follia cerco di avvicinare il più possibile alla esperienza comune di tutti noi. Mi piace mettere in discussione il sentire comune. Non dare mai niente per scontato. Mi piace provocare e lasciare il lettore sull'abisso di un baratro, togliergli, almeno cercare di farlo, tutte le sue certezze, le sue sicurezze. Mi piace destabilizzare. Miro, quando scrivo, a lasciare al lettore, una volta finito di leggere, una sensazione di malessere alla bocca dello stomaco, un senso di angoscia che lo porti ad interrogarsi.
Come è nata l'idea di scrivere di un argomento così diverso e fuori dagli schemi per certi versi. La necrophylia. Non ci sono molti romanzi come il tuo. Perchè questa scelta?
Beh, il tema non è certamente dei più comuni. La spiegazione alla tua domanda la trovi in parte nella mia risposta precedente. Oltre quello devo dire che ho una fantasia molto macabra e le tonnellate di film horror che ho visto hanno sicuramente lasciato il segno. Poi, in ogni caso, ai fini della storia dovevo associare la cosa più viva che ci fosse(il sesso) alla cosa più morta che ci fosse(appunto la morte stessa).
Nel romanzo il protagonista vuole a tutti i costi convincere il lettore che quello che fa è normale. Descrivi la sua perversione sessuale come la normalità. E' stato facile o difficile per te immedesimarti nella psiche del tuo personaggio, cercare di capire i suoi sentimenti e i suoi pensieri per poi scriverli?
Beh, a dire il vero, nessuna vera e propria difficoltà. Ti spiego meglio. Io la vedo così: per me il protagonista di Necrophylia non incarna semplicemente un necrofilo, non a caso mi ritrovo in molti dei ragionamenti che egli stesso fa. Attraverso il personaggio principale ho cercato, non so se riuscendoci, di descrivere quello che credo ogni uomo debba sentirsi dentro. Logicamente quello che ogni uomo ha dentro scavando sotto tutte le patine sociali e civili delle quali continuamente si fa vanto. Se l'uomo riesce a liberarsi di tutte le sovrastrutture di cui si circonda non può non rendersi conto dell'istinto di autodistruzione che gli è proprio. Difficilmente lo accetterà, però, me ne rendo conto. Non amo trasmettere messaggi nelle storie che scrivo. Quello che più mi preme è instillare il dubbio, far nascere la domanda. Non amo molto la letteratura morale che ha come unico obiettivo quello di insegnare qualcosa al lettore. Per me lo scrittore non deve insegnare, deve solo raccontare e mettere in gioco completamente il proprio io. Logicamente la storia in sè non ha nulla di autobiografico. Però molti dei pensieri del protagonista sono i miei. Non tutti, a dire il vero. In verità c'è una piccola parte di me in ogni personaggio che descrivo. E' così di solito che faccio: cerco di scompormi e lascio un pezzo di me in ognuno dei miei personaggi. Come descriveresti il tuo romanzo utilizzando un aggettivo? Perchè? Beh, direi sicuramente grottesco. Se posso usare il secondo direi malinconico. Grottesco di certo per quello che descrive e per il cinismo con cui lo fa. Malinconico perchè dietro l'apparente grande cinismo si nasconde una profonda tristezza e, appunto, una dolce malinconia. Beh, è il primo romanzo, dopo vari tentativi, a cui sono riuscito a scrivere la parola fine. Solo per questo già ci sono molto affezionato. Segna per me un momento importante: quello in cui faccio uscire i miei scritti dall'hard disk del pc e provo a mettermi in gioco. Anche per questo significa molto. Poi, come in ogni cosa che scrivo, anche in Necrophylia ho provato a mettere in gioco una parte di me e a "vomitare" le angosce e i sentimenti che mi sento dentro. Com' è stato il tuo processo di pubblicazione? La tua ricerca di una casa editrice? Beh, quando ho pubblicato Necrophylia ne sapevo veramente poco del mondo dell'editoria. Ho firmato uno dei primi contratti che mi arrivarono. In ogni caso, ora che ho un pò più di esperienza, non posso non accorgermi di quanto complicato sia questo mondo e di come sia difficile muoversi al suo interno. Amo molto la letteratura americana. Come riferimenti non posso non citare Palahniuk, Kerouac, Ellis, Roth. Alcuni scritti francesi, soprattutto quelli più esistenzialisti, per esempio Sartre, mi affascinano molto. Tra le nuove scoperte ho da poco letto un paio di romanzi dell'italiano Trevisan e mi ha colpito molto. Poi non posso non citare il mio scrittore preferito, Dostoevskij. Un uomo ed uno scrittore senza pari, la cui personalità mi ha sicuramente influenzato moltissimo. No, non ho niente del genere. Però cercando sul web si possono trovare diverse informazioni su Necrophylia. Diciamo che sto cercando di farlo conoscere in giro il più possibile. Ho da poco ultimato il mio secondo romanzo e sono alla ricerca di un editore. Anche questo, come il primo, è a forti tinte pulp, molto forte e diretto come Necrophylia e cinico allo stesso modo. Il titolo provvisorio è "Schegge".
Qual è il messaggio che vorresti dare ai lettori che leggono il tuo romanzo?
Il romanzo è scritto il prima persona. C'è qualcosa di autobiografico come pensieri, azioni, emozioni che si rispecchiano anche in te?
Che legame hai con il tuo libro? Cosa ha significato per te scrivere Necrophylia? Ci sei particolarmente legato?
Questa era l'ultima domanda. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
Beh, auguro a tutti buone letture. Spero che il mio Necrophylia vi abbia incuriosito almeno un pò, non è, certo, il solito romanzo, ma superate le prime ritrosie di fronte ad una trama così forte, se gli darete fiducia, credo, vi potrà riservare qualche buona sorpresa. Ciao a tutti!^^