Nei primi giorni di ogni anno nuovo, una delle parole che maggiormente vola nei saluti e negli auguri è felicità. Ne insieme a Giancarlo Visitilli, figura poliedrica del panorama culturale barese. Docente di Lettere, giornalista per “La Repubblica”, critico cinematografico e tanto altro ancora. Siamo qui per chiacchierare sul suo libro E la felicità, prof? (qui recensito) e sul filo invisibile che lega gli adolescenti alla letteratura.
1) Quando hai scritto questo libro, a chi intendevi rivolgerti?
Quando si scrive un libro intendi scriverlo per tanti, indistintamente. Pur essendo un libro che parla della scuola, ma non solo, pensavo che potesse raggiungere gli adulti, i genitori, quelli che fanno la mia stessa esperienza di lavoro e tanti altri. In realtà, tutto ciò, poi si è rivelato vero e vincente.
2) Quale e quanta letteratura conoscono oggi gli studenti e che cosa rende più “accattivante” – mi si lasci passare il termine – la tua proposta didattico-formativa?
I ragazzi oggi leggono poca letteratura e tanta immondizia, perché noi, loro educatori, leggiamo tanta immondizia e non educhiamo i ragazzi alle belle storie, da quelle cattive. Come il buon cinema, da quello che non lo è, così è anche per la tv… È più facile comprare, ammesso che lo si faccia, un libro facile e di un autore/autrice conosciuti a tutti, piuttosto che dedicarsi a capire cosa è utile e importante che un figlio, uno studente possa leggere. Non esiste nulla che possa rendere accattivante nulla, se la stessa cosa (libro, film, teatro, musica, cibo….) non sia accattivante per il proponente. Credo che il segreto sia la passione.
3) Scuola, Giornalismo, Letteratura: tre parole che esprimono parte delle tue scelte di vita. Quali sono i punti in comune e quali le caratteristiche che fanno la differenza?
La scuola, il giornalismo e la letteratura, insieme alla musica (sono un pianista) sono un unicum nella mia vita, in quanto ognuna di queste arti, passioni e studi hanno reso quello che sono. Sono queste che hanno acuito, fatto crescere sempre più in me, certe propensioni e passioni che, necessariamente, poi implicano il fatto che tu debba metterti a studiare, per non improvvisare. Sebbene tutte queste abbiano un qualcosa che li rende uniche nella vita di una persona la sensibilità e la possibilità che queste possano essere condivise. Altrimenti restano sterili e false. Tutte…
4) Uno dei personaggi più delicati del romanzo è Michele, ragazzo autistico. Negli ultimi anni è aumentata l’attenzione delle case editrici (ma anche del cinema) nei confronti dell’autismo e dei soggetti autistici. Che ruolo può avere la letteratura?
Negli ultimi anni non è solo aumentata l’attenzione nei confronti dell’autismo, ma per fortuna nei confronti di tutte le storie reali, quelle che hanno a che fare con le nostre vite quotidiane, e quindi, anche quelle intorno a certe diversità, problematiche, che abitano le nostre case, condomini, aule e strade.
5) E la tua felicità, prof, in cosa consiste?
È una domanda a cui non si può e non si deve rispondere. Altrimenti sarebbe un invito al suicidio a tutti da parte di tutti. La ricerca non finisce neanche quando le nostre esistenze smettono di convivere con altre. Foscolo diceva che la “corrispondenza d’amorosi sensi” è quello che rende le nostre esistenze degne di essere ricordate… Questo sarebbe già uno scalino importante nella lunga scala verso la felicità….
Auguriamo a Giancarlo di proseguire la propria attività educativa e culturale con spirito sempre innovativo. E, intanto, vi proponiamo il link del blog di Repubblica: http://in-cattedra-bari.blogautore.repubblica.it/2012/09/06/e-la-felicita-prof/
Susanna Maria de Candia