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Intervista a Lorena Spampinato

Creato il 07 marzo 2011 da Sulromanzo

Lorena SpampinatoBuongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinata alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.

 

Ho iniziato da piccola, e non ho più smesso. Quando ti accorgi che il mondo ha tante facce quanti sono gli occhi che le guardano è impossibile rimanere in silenzio.

 

Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?

 

Esattamente a metà. Istinto e razionalità devono sapersi amalgamare per bene, devono bilanciarsi. Nella scrittura, come nella vita. Più che estremi di uno stesso continuum li definirei complementari. In fondo, il più delle volte è la razionalità che ci spinge a seguire l’istinto, o viceversa. 

 

Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’ispirazione? Ce ne parli.

 

Quando nascono certi personaggi, uno spazio sull’agenda non basta. Finisce che ti ritrovi a cenare con loro per conoscerli meglio, come si fa tra vecchi amici.

 

Di che cosa non può fare a meno mentre si accinge alla scrittura? Ha qualche curiosità o aneddoto da raccontarci a riguardo?

 

A volte prima di iniziare a scrivere sfoglio i miei libri preferiti. Le frasi migliori sono sottolineate, rileggerle è quasi un rito.

 

Wilde si inchinò di fronte alla tomba di Keats a Roma, Marinetti desiderava “sputare” sull’altare dell’arte, qual è il suo rapporto con i grandi scrittori del passato? È cambiata nel tempo tale relazione?

 

Salinger con una semplicità indicibile scriveva: “Quelli che mi lasciano senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. Per me è lo stesso. Incontrare il pensiero dei grandi autori vuol dire provare a camminare con le loro gambe per un po’. La strada che si percorre su quelle gambe è un terreno di idee preziose che ci accompagna sempre.

 

L’avvento delle nuove tecnologie ha mutato i vecchi schemi di confronto fra centro e periferia, nonostante ciò esistono ancora luoghi italiani dove la letteratura e gli scrittori si concentrano? Un tempo c’erano Firenze o Venezia, Roma o Torino, qual è la sua idea in merito?

 

I tempi sono cambiati. Esistono comunità virtuali che aggregano ogni giorno milioni di persone. Esistono nuovi centri, e nuove periferie. E gli scrittori sanno spalmarsi per bene in questa nuova realtà, riempiendo gli spazi che una volta erano vuoti. In fondo credo sia meglio così.

 

Scrivere le ha migliorato o peggiorato il percorso di vita? In altre parole, crede che la letteratura le abbia fornito strumenti migliori per portare in atto i suoi desideri?

 

Scrivere non è solo un mezzo. È allo stesso tempo strumento e fine. È un bisogno, e come tale ci migliora e ci peggiora insieme.

Fa parte del carattere narcisista dell’uomo. Ci piace scolpire il pensiero, renderlo tangibile, mostrarlo. Ognuno poi lo fa a modo suo, nel modo che gli riesce meglio.

 

 

La ringrazio e buona scrittura.  

 

 

Lorena Spampinato è una giovanissima studentessa nata a Catania l’8 marzo 1990. Si è diplomata nel 2008 al liceo scientifico Leonardo Da Vinci, ed è iscritta all’università a Roma dove sta per laurearsi in Scienze Politiche. Scrivere è sempre stata la sua più grande passione. La sua rivincita sulla vita. Il suo tasto rewind, pronto a dilatare tempo ed emozioni. Con Fanucci Editore ha pubblicato La prima volta che ti ho rivisto nel 2008 e Quell’attimo chiamato felicità nel 2009.

L’altro lato dei sogni è il suo terzo romanzo.


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