(di Alessandra Giorda) Continua il “viaggio” tra i politici in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Miei cari amici lettori, Vi propongo l’intervista che ho per Voi realizzato al decimo Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Con Lui affrontiamo varie argomentazioni, tra pubblico e privato. Da temi politici ed attualità ad uno sguardo come di consueto non solo al personaggio, ma all’uomo. Una persona che ha il dono dell’umanità. Nota è la vicenda che vorrei evidenziare del 4 agosto 2006 quando, in occasione di un incidente di un cittadino albanese, Zaia, allora vicepresidente del Veneto, ha salvato lo sventurato rimasto intrappolato nella sua auto in fiamme. Di forte impatto è stata la dichiarazione fatta ad un giornalista che recita: “Non chiamatemi eroe, ho fatto quello che dovrebbe fare ogni cittadino, sono rimasto disgustato di fronte a chi ha tirato dritto”. Conosciamolo meglio.
D: Come si è preparato il Veneto a festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia?
R: La Giunta regionale ha delegato il Consiglio ad occuparsi direttamente delle celebrazioni. E’ stata emanata una legge regionale ad hoc per un finanziamento di 150 mila euro da destinare ai festeggiamenti, il che in tempo di crisi non è certo poco. E’ stato inoltre istituito un comitato incaricato di occuparsi del programma degli eventi legati al cento cinquantenario. In ogni caso resto convinto che il modo migliore per celebrare sia pensare al futuro, ad un futuro di maggiore equità ed autonomia per uno sviluppo reale dei territori, invece di perdersi in un passato da cartolina.
D: Molte sono le località turistiche di forte richiamo nella Regione da Lei governata, l’estate 2011 sarà più ricca di avvenimenti in occasione dei festeggiamenti?
R: Immagino sia molto probabile che le singole località vogliano organizzare degli eventi da collegare alla stagione turistica. Essendo, però, iniziative comunali, la Regione non è coinvolta. Al più ne verrà informata.
D: Che cosa significa per Lei l’Unità d’Italia?
R: E’ un processo che aspetta di essere compiuto pienamente. Fu unità in cui prevalse la volontà accentratrice e quindi una visione centralista dello Stato, che certo bene non ha fatto ai territori. E’ ora di guardare con sguardo critico alla storia e di capire come andarono veramente le cose nel passato, per migliorare il nostro presente e futuro.
D: Unità d’Italia e Federalismo sono due concetti che possono coesistere o stridono?
R: Il motore che può dare pieno compimento a quel processo storico di cui ho appena detto è precisamente il Federalismo, quella riforma che stiamo portando avanti, passo dopo passo, in sede nazionale. La stessa Costituzione fu immaginata dai padri costituenti con una forte vocazione autonomista e federalista. Federalisti furono anche i protagonisti del Risorgimento, i quali si rendevano conto che non era possibile depredare i diversi territori, non soltanto delle loro ricchezze e risorse, ma anche della loro storia, delle loro tradizioni e del loro DNA antico secoli. Autonomia è una parola bellissima che racchiude in sé libertà e responsabilità. Il Federalismo fiscale non è che l’applicazione pratica di questo principio, che chiede a tutti i territori, nessuno escluso, di rimboccarsi le maniche e di scegliere in modo autonomo ma, appunto, responsabile il proprio futuro. Noi siamo con Einaudi, quando diceva che i territori hanno diritto al “massimo grado di autonomia possibile”. Questo è l’unico vero fattore di coesione possibile oggi per l’Italia, un fattore di ammodernamento e di civiltà, come è avvenuto in tutte le democrazie mature.
D: Massimo Tapparelli marchese D’Azeglio disse: “Purtroppo s’è fatta l’Italia ma non si fanno gli Italiani”, era un precursore del pensiero leghista?
R: In un certo senso si. Si rendeva conto che l’Italia era un coacervo di civiltà ed esperienze diverse. Non a caso, anche lui era a favore di un modello federale.
D: L’immigrazione africana si fa sempre più intensa, Lampedusa è quasi al collasso e si prevede che in Veneto arriveranno circa 3000 profughi. Si è pronti ad integrarli nella società? Quali misure pensate di prendere?
R: Siamo in contatto costante con il Ministro Maroni e coordineremo con lui le attività insieme al Presidente Berlusconi. Maroni si è recato in Tunisia per negoziare una strategia in questo senso. Confido nell’azione del Ministro e del Presidente del Consiglio. In ogni caso, stiamo parlando di un territorio saturo, le soluzioni non possono che essere temporanee e soprattutto, ci vuole il contributo di tutti, dentro e fuori dall’Italia.
D: Dopo la situazione a Fukuscima, si riaccendono le polemiche riguardo alle centrali nucleari. Lei cosa ne pensa?
R: Il Giappone ci ha insegnato che la sicurezza al 100% non esiste. Come altre catastrofi prima di questa, ci hanno insegnato anche che è arrivato il tempo di esplorare nuove possibilità di approvvigionamento energetico. Come stanno facendo altre potenze, ad esempio, il Regno Unito e la Germania. Qualsiasi rivoluzione sociale ed economica, del resto, non può che passare attraverso una rivoluzione energetica. Noi siamo per l’autonomia energetica: ogni territorio dovrebbe puntare a questo. Il Veneto ci crede ed abbiamo le risorse, le teste ed i progetti per tramutarlo in realtà. Per questo è importante che dal Governo centrale arrivino gli incentivi sulle rinnovabili e sul fotovoltaico.
D: Lei è stato un grande Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, poi è stato eletto Presidente della Regione Veneto. Perché ha lasciato il Ministero? Come si trova in questa nuova avventura?
R: La mia scelta si sintetizza in quello che è nato come slogan elettorale, ma poi è diventato un po’ la bussola della mia azione politico-amministrativa: “Prima il Veneto”. L’esperienza al Ministero è stata bella, non posso negarlo, l’amore per la mia terra e per la mia gente ha avuto la meglio. Non ho potuto che rispondere ad un “chiamata”. Qui è molto diverso rispetto ai palazzi romani, anche perché il compito di governare una regione richiede un impegno di dialogo ed anche di “compromesso”, nel senso migliore del termine, non indifferente.
D: Quali sono gli hobbies del Presidente della Regione Veneto? Come trascorre il tempo libero? Quali sono i suoi piatti preferiti?
R: Mi piace andare a cavallo, fin da quand’ero ragazzo. Ne possiedo due ed appena posso monto su e vado. Per me è l’antistress per eccellenza. Mi diverte andare in bicicletta e correre nelle campagne intorno a casa mia. La cucina che amo è quella del territorio, i prodotti tipici di cui è piena la mia terra. Adoro la carne alla brace, rigorosamente Made in Veneto, ovviamente!