21 gennaio 2014 • Interviste, Vetrina Cinema
Non avrebbe mai immaginato di fare l’attrice. Ha dedicato una vita al nuoto sincronizzato, e trascorso le giornate studiando Filosofia. Si è laureata sull’Etica aristotelica, si sta specializzando sullo studio delle neuroscienze. Poi un giorno, per gioco, per caso, partecipa a un provino per comparse. Passa del tempo, la richiamano per un provino su testo. Le danno da recitare il ruolo di una tale Serena, che lei immagina sia un personaggio minore di Il Capitale Umano di Paolo Virzì. Invece, a sorpresa, si ritrova a 24 anni sul set con Fabrizio Bentivoglio e Fabrizio Gifuni, Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi, con un personaggio strepitoso tra le mani. E ora Matilde Gioli, talento naturale dal primo piano magnetico, ci ha preso gusto: “Sono pronta a bissare l’esperienza”.
Che ricordo ne conserva?
Un ricordo di tante risate, condivise con attori grandi ma simpatici. Non era un periodo facile per me, avevo bisogno di sfogarmi, e questo ha fatto sì che mi aprissi con tutti loro. In particolar modo con Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi: mi hanno donato consigli e racconti di loro esperienze personali che mi hanno rafforzato. La prima è stata fondamentale per le scene molto drammatiche in cui dovevo piangere, disperarmi: fantastica, mi diceva poche cose al momento giusto e poi riuscivo a fare la scena. Era come fosse il nostro minifilm, e comprendeva perfettamente le difficoltà di una giovane attrice senza esperienza. Anche la Bruni Tedeschi è stata dolcissima con me. E che dire di Bentivoglio? Già solo a pranzarci impari cosa sia l’ironia.
Matilde Gioli – Il Capitale Umano
I suoi modelli attoriali di riferimento, a parte loro?
Conosco poco il cinema italiano. Oltreoceano direi Julianne Moore, perché al di là della bellezza ha un modo di recitare strepitoso in cui vedo la spontaneità che vorrei avere. Adoro anche Natalie Portman, pazzesca ne Il Cigno Nero, bravissima ad interpretare quel mostro che aleggia in chi si dedica a una disciplina e anche i turbamenti di una figlia scocciata dalle pressioni di una mamma con troppe aspettative.
Lasciare di colpo nuoto sincronizzato: una scelta sofferta?
Molto. Però mi sono resa conto che faticavo troppo tra studi, allenamenti, vita sociale, fidanzato, amici. Arrivata la proposta del film ho deciso di abbandonarlo: è uno sport che richiede molto allenamento, una costanza severa ed è uno sport di squadra, non puoi assentarti e tornare a tuo piacimento.
Un sogno nel cassetto?
Lo stesso di quand’ero piccola: partecipare a un bel film storico in costume, alla King Arthur, Elizabeth o Troy. I tuffi nel passato mi affascinano, sarei onorata se mi proponessero qualcosa del genere. Prima o poi.
di Claudia Catalli per Oggialcinema.net
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