Esiste infatti una cultura romance in italia e sembra che solo adesso gli addetti ai lavori se ne stiano rendendo conto: è di questo mese l'uscita di Romance magazine, prima rivista dedicata al romance made in Italy; ed è sempre di questo mese la news che la Ciuffi si cimenterà con un paranormal romance pubblicato dalla Leggereditore.
Roberta Ciuffi ha vissuto gli albori dell'esperienza romance nel nostro paese. E' cresciuta nello stile, ha sviluppato una sensibilità maggiore di altre colleghe ai gusti delle lettrici ottenendo un buon riscontro dal suo pubblico; i suoi eroi sono sempre maschi un po' scalcinati che trovano una faticosa via di riscatto attraverso la relazione con la protagonista femminile, a sua volta una donna complessa, spesso non esattamente di primo pelo. Sono figure concrete, con il proprio fardello di dolori e angosce, che aiutano il lettore a identificarsi, coinvolgendolo nella storia fino all'inevitabile lieto fine.Sito ufficiale dell'autrice: QUI INTERVISTA CON L'AUTRICE1. Come ti sei avvicinata alla scrittura ed è stato difficile farsi pubblicare?Alla scrittura mi sono avvicinata come tante bambine, cercando di mettere per scritto i miei sogni. Ma ho cominciato a scrivere sul serio solo dopo un periodo particolarmente deprimente e noioso della mia vita. All’inizio i personaggi erano marionette che interpretavano le mie fantasie. Col tempo, ho imparato a spostare l’attenzione sulla storia, sui fatti.2. Perché hai scelto di scrivere romanzi sentimentali a sfondo storico?Mi è venuto spontaneo. Non so se sia stata una scelta. Diciamo che mi faceva sentire bene. Ed è ancora così.
3. Cosa pensi delle critiche rivolte a questo tipo di letteratura, tipo cose per casalinghe frustrate, sotto letteratura e simili?Onestamente, non me ne importa. Non mi feriscono, vado avanti e lascio che parlino. Col tempo, con l’età, ci si svincola dal peso dei giudizi altrui. E la frustrazione, comunque motivata, è un enorme motore per quanto riguarda la letteratura. Pensate a tutti i romanzi di avventure, di viaggi… cosa sono, se non una forma di esistenza sostitutiva? Lo statale frustrato si prende un libro di Bernard Cornwell e per qualche ora si sente un re. Il rappresentante stufo a morte del suo lavoro legge Patrick O’Brian e per un po’ solca i mari su uno dei suoi velieri. Cosa c’è di male?
4. Ambienti le tue storie in Italia, è per amor di patria o per cosa?Le ambiento dove le sento. All’inizio fu per spirito di contraddizione. Sembrava che queste storie avessero diritto di residenza solo in Inghilterra, al più in Francia o in America. E solo tra persone altolocate. Ho cercato di scrivere qualcosa di diverso, che mi rendesse riconoscibile, e non mi facesse affondare nell’anonimato di un nome straniero, di un filone abusato. In seguito, mi sono divertita a tentare anche quella strada.
5. Quali sono i tuoi film e libri preferiti?Domanda difficilissima. Ho più di 50 anni, di titoli ne potrei citare a dozzine. Mi piacciono i film che parlano di sport: ’Ogni maledetta domenica’ è uno dei miei preferiti. ‘Lassù qualcuno mi ama’. Ce ne sono molti. Poi, d’estate, adoro vedere i film catastrofici, non so perché. I western, ma non italiani. ‘L’uomo che uccise Liberty Valance’, tra tutti. E anche le commedie, quelle fatte bene, con dei finali validi. Che non siano solo un pretesto per sbattere sul grande schermo un comico purché sia. Per quanto riguarda i libri, non ho un genere preferito. Di solito assaggio un po’ di tutto, con qualche preclusione. Odio l’horror splatter, in tutte le salse. Odio i libri, come i film, soffocanti. Amo gli storici, se non sono troppo particolareggiati tipo guida Michelin del passato. Non m’interessa sapere quanto è colto un autore, m’interessa divertirmi con il suo romanzo. Un paio, a titolo d’esempio, che mi sono piaciuti molto: ‘Il resto di niente’, di Enzo Striano, e ‘Saga dei signori di Saint-Malo’ di Bernard Simiot.
Presentazione di Stafania Auci e Intervista di Elena Romanello