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Intervista a Rya, protagonista del romanzo “Rya-La figlia di Temarin”

Creato il 18 ottobre 2014 da Soleeluna
  • Benvenuta nel blog, Rya. È un piacere averti qui con noi e poter fare due chiacchiere con te. Vuoi raccontare chi sei e da dove nasci al nostro pubblico?

1463015_204827586368394_1632635017_nChi sono? Me lo hanno chiesto talmente in tanti, e ogni volta ho raccontato una storia diversa! Non che io sia una bugiarda, per carità: non è così che sono stata cresciuta. La mia famiglia mi ha inculcato a viva forza disciplina e precetti importantissimi… C’è però da dire che i miei parenti non hanno mai vissuto quello che ho vissuto io, ed è facile sorridere e mostrare sincerità quando la tua esistenza non è mai andata al di là di un orlo sdrucito.

Ma sto divagando.

È la sincerità, che vuoi?

Sono Rya Niva, principessa di Temarin, sorella della regina Alsisia: nata e cresciuta per rimanere nell’ombra, tipico destino delle figlie secondogenite… almeno, fino a quando Blodric Herrand, il potente sovrano di Idrethia, non mi ha chiesta in sposa.

Fino a quel momento, non interessavo a nessuno, non contavo granché. Improvvisamente, poi, sono diventata un bene inestimabile, la pedina da muovere con oculatezza sulla scacchiera.

Tutto poteva accadere, per me. Il futuro mi si presentava roseo. E roseo è stato veramente.

Fino a una certa notte.

  • Qual è il rapporto con la tua straordinaria creatrice?

Barbara è l’unica persona che mi abbia mai lasciato libera di essere davvero me stessa: era con me mentre fuggivo da Temarin, ha fatto in modo che qualcuno arrivasse per tendermi la mano, lo ha guidato e lo ha aiutato a rimettermi in sesto.

Ma non è invadente.

Non mi giudica, non lo ha mai fatto: condividiamo il pensiero che gli errori e gli sbagli facciano crescere un individuo. Ed io, di sbagli, ne ho commessi parecchi… Come potrebbe essere diversamente? Fino a quando ho vissuto sotto il controllo di mia sorella, non ho mai dovuto scegliere nulla, decidere niente.

Barbara è caduta con me, ha indossato i miei stessi abiti, si è sporcata le mani. Sul corpo presentiamo le stesse cicatrici. Ha respirato gli odori che mi hanno fatto inebriare o mi hanno infastidita, e non si è mai ritratta.

  • Voglio subito farti una domanda difficile alla quale so che non potrai rispondere come vorrei! Chi è Niken, l’uomo più misterioso dell’intero romanzo?
    :D
    È vero che alla fine si scopre chi è, ma sono sicura che tu potresti presentarmelo molto meglio di quanto ha fatto Barbara!

Niken è un uomo che gode di tutta la mia ammirazione. E non sono il tipo da concedere ammirazione a chiunque.

In parte, le nostre storie sono simili: entrambi avevamo tutto e lo abbiamo perso. La differenza è che i guai io sono andata a cercarmeli; a lui sono piovuti addosso.

È un individuo che porta sulle spalle un pesante fardello, una sofferenza straziante. Ma che va avanti con grande forza d’animo, sorretto da profondi ideali di giustizia.

Questo è quello che ci differenzia: io vado avanti e prendo tutto quello che la vita mi offre -o mi toglie- e cerco di ruotarlo a mio favore; mio cognato Strevj mi definirebbe un’opportunista (ma anche lui lo è, quindi farebbe meglio a starsene zitto).

Niken no. Niken è dalla parte della ragione.

Costretto a fuggire per evitare la morte, la sua esistenza è un grande, eterno ritorno.

Vedi, Laura, non è importante tanto il fatto che la sua identità debba rimanere celata… Il fatto è: perché? Da cosa fugge?

Soprattutto: perché diavolo ritorna, sapendo che per lui questo potrebbe significare la morte?!

La risposta è: perché lui è Niken.

Non ho altro da dire.

Lui non me lo permetterebbe.

Non posso tradire in questo modo la sua fiducia. Nessuno di noi potrà mai farlo.

Quando lo conoscerete -perché lo conoscerete, lo guarderete negli occhi-, mi darete ragione.

  • La tua vita cambia radicalmente quando vieni trovata, ferita e sola, nella foresta di Mejixana. Col senno di poi, sei sicura di preferire la vita a palazzo che non ciò che hai trovato fra i ribelli?

Sono nata e cresciuta a corte, per me non poteva esistere un altro mondo. Il mio unico orizzonte era costituito da mia sorella, che seguivo come un’ombra. L’altrove più lontano che riuscivo a concepire erano i giardini ben curati di Temarin, che terminavano con le alte mura costruite solo per proteggerci.

Non potevo concepire un’altra esistenza. Perciò, puoi capire come fosse stato per me ritrovarmi a Mejixana. Da sola. Io, che non ero stata sola in tutta  la mia vita!

Non avevo mai avuto freddo o fame, non avevo mai nemmeno saputo cosa significassero quelle parole. E, anche se lo avessi saputo, non mi sarebbe importato.

Oggi vedo le cose in modo diverso.

Vivo in un luogo diverso. Non posso dirti qual è, sono tenuta al silenzio. È un prezzo che pago volentieri. Ma ti confesso che, nonostante tutto, non tornerei indietro.

Qui ho tutto quello che mi serve.

Qui. Ovunque sia.

  • Nemi, il ribelle per eccellenza. Anche di lui consociamo ancora poco e lo dico solo perché parlo con te e Barbara non ci sente, ma credo che la tua autrice sia stata piuttosto sadica nel creare questi magnifici personaggi e darci solo uno scorcio di chi, in realtà, essi siano. Ne convieni? Comunque, non divaghiamo. Puoi presentarci tu il protagonista maschile della vicenda?

Anch’io ho potuto conoscere Nemi solo pian piano.

All’inizio, mi ero fermata alla prima impressione, e la prima impressione è stata quella che mi aveva consigliato di stare in guardia da uno come lui. Insomma, Laura, guardalo: non è un bell’uomo, pur essendo carico di fascino e carisma. Ha quegli assurdi occhi da gatto selvatico (che, ne sono sicura, vedono anche al buio!); i capelli lunghi, tenuti insieme da un nastrino sfilacciato; mani grandi e ruvide. E vogliamo parlare dei suoi modi?

Un donnaiolo; un mozzo di stalla burbero e sbrigativo. Con me, fino ad allora, non era mai stato sbrigativo nessuno. Io ero abituata a gente che chinava il capo. Non avevo mai conosciuto la prepotenza; eravamo sempre stati noi i prepotenti. Noi Niva. Per lo meno, Strevj ed io (Alsisia non sarebbe prepotente neppure se costretta).

Nemi è stato il primo ad aprirmi gli occhi sulla realtà. Non mi ha mai… -come dite voi?- indorato la pillola.

Mi ha protetta, però. Aveva promesso di ricondurmi da mio marito. In un certo qual modo, lo ha fatto.

Io poi ho rovinato tutto un’altra volta… ma questo adesso non conta.

  • Durante il corso del romanzo tu cresci e maturi molto. Cosa ti permette di trasformarti, (non del tutto ancora!), da ragazza viziata a una donna capace di affrontare le più svariate situazioni? Quale la tua forza?

Credo che la vera forza io sia riuscita a trovarla, nonostante tutto, ricordandomi sempre chi sono e da dove vengo.

Mio cugino Strevj diceva sempre che nessuno avrebbe mai potuto battere un Niva: eravamo semplici mercanti, un tempo (parlo di qualche generazione fa); siamo diventati sovrani grazie a matrimoni oculati. Adesso regniamo su Temarin e stendiamo le mani sull’Idrethia.

Non è cosa da poco.

Insomma, da quando sono piccola non ho sentito dire altro che “Quanta forza d’animo posseggono i Niva… Per un Niva niente è impossibile… I Niva si adattano a ogni situazione e, da ogni situazione, sono capaci di trarre il meglio…”

È quello che ho cercato di fare io quando mi sono trovata nei guai. E conta, tra l’altro, che i Niva sono sempre stati una famiglia compatta, mentre io dovevo agire e pensare da sola.

Non dimentichiamo, poi, tutto quello che ho imparato grazie a Nemi. Sul momento, magari, sembrava che i suoi insegnamenti mi entrassero in un orecchio per uscire immediatamente dall’altro. Ma non è così.

Noi Niva abbiamo un’ottima memoria.

Metabolizziamo, conserviamo tutto. E, al momento buono, recuperiamo queste informazioni e ce ne serviamo.

  • Il rapporto con tua sorella. Fammi dire che lei non attira le mie simpatie, in ogni caso, dato che è un punto importante della tua vita, vorrei che ci raccontassi di voi.

Non sei la prima ad avanzare perplessità su mia sorella, e devo avvertirti che, nel nostro mondo, c’è gente mandata a morte per molto meno di questa tua piccola mancanza di rispetto.

Alsisia è meravigliosa, credimi. È talmente facile lasciarsi conquistare da lei! Per tutta la vita non ho desiderato che assomigliarle in tutto, ben sapendo che non ci sarei mai riuscita. E il mio terrore più grande era quello di dispiacerle.

Vuoi sapere un segreto? Quando eravamo in mezzo alla gente, noi due, fianco e fianco… be’, io somigliavo più a lei che a me stessa. Ci credi? A tal punto vivevo in simbiosi!

Oggi le cose sono un po’ cambiate. O forse, chissà, a essere cambiata sono io, mentre lei… lei è sempre la stessa: pura e perfetta in ogni situazione. Dove cammina, fiorisce la primavera.

L’amavo. Di più: l’adoravo. Avevo il suo nome sempre sulle labbra. Prima di agire, mi domandavo cosa avrebbe fatto o pensato Alsisia in quella stessa situazione. Parlavo addirittura al plurale, talvolta: io e lei, lei ed io. Due farfalle chiuse nello stesso bozzolo (il suo).

Adesso, sono sicura che vorrai chiedermi dove sia Alsisia.

Cosa stia facendo.

Cosa continui a legarci.

Te lo dirò. Presto. Domani, magari. Ma solo all’orecchio.

  • L’amore…tu sei una donna sposata, chi è tuo marito? E quanto forte l’amore che ti lega a lui?

Amore? Posso confessarlo senza timore: non amo Blodric, non l’ho mai amato. Come avrei potuto? Lo conoscevo appena. Per giunta, abbiamo avuto così poco tempo per stare insieme.

Provavo nei suoi confronti un’immensa gratitudine, questo sì: lui era talmente importante, talmente inarrivabile… eppure, aveva scelto me, la piccola Rya di Temarin, come compagna della sua vita.

Sapevo di essere stata fortunata: sai, le figlie femmine sono merce di scambio.

C’era un tizio, una volta (credo sia un amico di Barbara, o forse un altro sovrano. Non lo so e non mi interessa), che aveva detto qualcosa che suonava come: Gli altri facciano pure la guerra. Tu, paese felice, sposati! Non posso essere certa dell’esattezza della citazione, perché era in una lingua che a Temarin non padroneggiamo -il latino-. Ma è esattamente questo il modo di vedere della mia famiglia: sposati e facci salire sempre più in alto!

Ambizione.

Senti come scivola bene, questa parola, sulla lingua e sulle labbra?

È quella che ci guida sempre avanti: ambizione.

Come secondogenita, avrebbe potuto capitarmi di molto peggio: qualche vecchio bavoso, tanto per intenderci. Blodric, invece, era tutto ciò che mai nemmeno avremmo osato sperare: dolce e gentile e piacente, sovrano di un regno sterminato e potente.

Lui era il coronamento dei sogni dei Niva.

Finalmente, anche la piccola Rya si era dimostrata utile a qualcosa!

Ero felice, al suo fianco. Stavo imparando a volergli bene.

Poi, però, c’è stata quella notte, ed io mi sono ritrovata a Mejixana.

Questo ha ribaltato ogni mia certezza.

  • Quella di prima era una domanda irrilevante solo per giungere a questa. Tu e Nemi, come lo descriveresti se avessi a disposizione solo tre aggettivi? E qual è il vostro rapporto?

Brusco. Donnaiolo. Onesto.

Là dove onesto cede il passo a leale.

Il nostro rapporto?

Conflittuale.

  • Delle persone che hai incontrato in questa prima parte della tua storia, quale ti ha aiutata di più nel tuo percorso e quale invece non vorresti aver mai incontrato?

Ti sembrerà strano, ma la persona che maggiormente mi ha aiutata è Strevj. Sì, proprio lui, il borioso  cognatino, il signore e padrone della mia esistenza, colui che crede che, se sono arrivata fin qui, a un passo dall’essere regina di Idrethia, sia solo merito suo.

Ci vedrete presto insieme, sai? Per adesso, nel libro, vi ho solo raccontato di lui… Tra poco potrete tastare con mano che tipo di uomo sia.

Eppure, nonostante la sua costante aria di superiorità (capirai: l’unico maschio in famiglia, il vero cervello pensante dei Niva e tutte quelle balle che si racconta da solo) e la voglia, sempre e comunque, di farmi sentire in difetto, io gli sono grata.

Perché, se sono qui e sono viva, lo devo anche a lui.

Quindi: Grazie, Strevj. Grazie per avermi sempre detto che ero piccola e stupida. Grazie per avermi insegnato ad essere come te (opportunista e senza scrupoli). Grazie perché, chissà come, sai rendere felice mia sorella. Grazie perché abbiamo lo stesso sangue nelle vene.

Grazie perché, alla resa dei conti, lo sappiamo: è una partita a due. Sarà una partita a due. O io o te, mio caro.

Ma, per Laura e i nostri lettori, queste parole non hanno ancora molto senso… Devono conoscerci un altro po’. Allora capiranno.

E mi daranno ragione.

Ah, mi chiedi anche chi vorrei non aver mai incontrato?

Alher. Il fratellastro di Nemi. Quell’assoluto bastardo!

Per carità: non fidatevi di lui. Non siate così idioti.

Non credete mai a una sola sua parola!

  • Ora ce lo meritiamo, dopo aver chiacchierato con te e aver amato le tue vicende, sei quasi obbligata a regalarci qualche piccola anticipazione del prossimo volume.

Sei sicura di volerla?

È un capitolo della mia vita che non rinnego… ma di cui non vado fiera.

A mia discolpa (io sono bravissima a trovare vie di fuga e discolpe), c’è da dire che non avevo scelta. Quando arriverai con me in Idrethia, lo capirai anche tu.

O meglio: una via magari c’era anche … ma non mi sarei sentita a posto con la coscienza, se l’avessi intrapresa.

Oh, Laura! Lo conosci quel detto? Dalle stelle alle stalle? Ecco, io sono andata ancora più a fondo. Non mi sono limitata a guardare negli occhi la miseria, i soprusi, la vergogna. No, ne sono divenuta parte integrante!

Mi hai lasciata, nel primo volume, un po’ scarmigliata, magari sporchina, non proprio profumata, in compagnia dei due fratelli (Nemi e quel bastardo di Alher). Ma integra. Ero integra. Pura. Te lo ricordi? Ero sempre io, ero Rya di Temarin, a un passo dal diventare regina. Tutto quello che mi era accaduto fino a quel momento era solo un piccolo intoppo.

Adesso, quella ragazza è scomparsa chissà dove.

Quella ragazza aveva ancora sogni, un ideale. Credeva… nell’amore? Ma sì, dai, possiamo anche dirlo: credeva nell’amore.

Chiedimelo adesso cosa penso dell’amore!

Ero libera, con Nemi. Potevo vagare per i boschi, avevo una meta, respiravo, vivevo.

Quei tempi sono andati.

Ora ti chiedo: quanto è forte il tuo stomaco?

So che, in alcuni passaggi del libro, ti sei immedesimata in me, nella mia storia. In quello che vivevo e scoprivo.

Ora ti domando: hai lo stomaco per continuare? Io non sono sicura che vorrai vedere quello che sono diventata.

Ero una bambina. Adesso, guardami: marcia, corrotta. Le mie mani sono sporche di…

No, non voglio dirtelo. Lo scoprirai da sola.

Ti lascio due immagini. È quello che talvolta affiora nei ricordi e che ancora oggi mi tiene sveglia di notte.

Non sono io, ovviamente.

Ti dico solo: conoscerai queste persone.

Tieni la testa a posto, convinciti di ciò che vuoi, ricorda costantemente quale sia lo scopo della tua vita. E se leggerai il libro, se mi accompagnerai anche questa volta, ti avverto: controllami. Quando avrò a che fare con queste due, sorvegliami.

Perché sarà lì che io cambierò, proprio sotto il tuo naso.


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