“α-Vena” è l’incontro tra le penne di Barbara Bracci e di Costanza Lindi. Il titolo stesso della raccolta vuole richiamare la passione della poesia condivisa nell’immagine di una spiga d’avena, la cui spina dorsale rappresenta un tema centrale mentre i chicchi, a due a due, simboleggiano le visioni poetiche delle autrici. Una vena poetica che ha origine in una radice ancestrale e che dà vita ad ogni cosa, da qui il significato della lettera alfa (α).
Barbara Bracci nasce nelle campagne umbre a primavera.
Ha pubblicato una silloge, “Libra” (Albatros Il Filo, 2008) e all’interno di numerose antologie di premi letterari. Ama talmente tanto la poesia che le ha dedicato anche la sua tesi di laurea magistrale, uno studio sperimentale intitolato “Poesia e marketing in Italia: problemi e prospettive”. Cura, per il portale Umbriatouring, la rubrica “I luoghi della poesia”.
Dall’aprile 2013 ha avviato la collaborazione con “Collettivo Idra”, per il quale cura la rubrica “VersiEletti”. Nel 2015 esce la silloge “α-vena” (Bertoni Editore), scritta a quattro mani – e due cuori – con la poetessa Costanza Lindi.
La polpa si fa zucchero/ granello di Dio, minuto/ che vola confuso/ spalancando/ finestre/ ariose di vita/ nel marcio.
Barbara Bracci si è resa molto disponibile a rispondere ad alcune mie domande in esclusiva per Oubliette Magazine.
P.D.B.: Ciao Barbara! La realtà, con una poesia, si fa più vera?
Barbara Bracci: Ciao Pietro! Credo che la poesia riesca a intrecciare legami nuovi, belli, sottili eppure fortissimi tra le cose… e così facendo ce le restituisce in modo diverso perché le fa parlare tra di loro, ne ascolta le ragioni, il cuore… senza voler cercare verità assolute… è un occhio nuovo su qualcosa di esistente, è un orecchio teso sulla segreta e profonda armonia del tutto.
P.D.B.: Così si esprime il poeta Davide Rondoni: “La poesia non è una invenzione capitata ad un certo punto della nostra storia. No, dove c’è un uomo c’è sempre stata e sempre ci sarà. È l’arte della parola, dunque”. Quindi quando si scrive una poesia, scriviamo qualcosa che già esiste?
Barbara Bracci: Mi viene in mente “Poesia come esperienza”, un saggio di Filippo La Porta, che ho avuto il piacere di intervistare durante un evento proprio su questo argomento. Nel libro La Porta individua nel ritmo – che richiama il tribale, l’ancestrale – uno dei caratteri essenziali della poesia. Poesia è un qualcosa che l’uomo ha dentro, dalla notte dei tempi. Fuori, invece, c’è il mondo. Credo che l’uomo, attraverso la parola, crei una relazione empatica, emozionale e se vogliamo anche mistica, tra le cose. Non le inventa, ma le reinventa, le smuove, le rimescola: le rende vive. E belle.
P.D.B.: Esistono parole universali per esprimere emozioni? E quanto è difficile trasmetterle in poesia, azzeccare le corde giuste nei cuori dei lettori?
Barbara Bracci: Forse sì. Ma l’universalità della parola, in poesia, è una meta che mi piace definire irraggiungibile. Per me la poesia è soprattutto un viaggio meraviglioso verso questa nostra radice comune di uomini. Una ricerca continua. Un miraggio e oasi nel deserto della vita. L’acqua che mi disseta e di cui non conosco la composizione. Una formula magica da scoprire, tentativo dopo tentativo, piano piano. Scrive Erri De Luca: “l’errore è di raggiungere il bersaglio, la grazia è di mancarlo.”
P.D.B.: Le liriche all’interno “α –vena” sono tratte da momenti di vita, da frantumi di natura. Mi dici come nasce questa silloge e la collaborazione con la poetessa Costanza Lindi?
Barbara Bracci: Costanza è una poetessa che stimo, oltre ad essere un’amica. L’idea di questa silloge a quattro mani è nata così, con naturalezza, al bar – davanti a un caffè! In un giorno estivo, ma di pioggia. La natura era brulla, secca. Ma il temporale, l’acqua, portava speranza: il verde sarebbe tornato, prima o poi. E allora, taccuino alla mano, abbiamo iniziato a dare vita ad “α-vena”. Avena, proprio come una spiga: il fusto contiene i temi delle poesie, dal quale si diramano, a due a due, le nostre diverse interpretazioni poetiche intorno a un titolo comune. Il desiderio, forte e condiviso, era quello di dare dignità poetica a esseri del mondo minerale, vegetale, animale che all’apparenza ne sono privi, cercandone la bellezza e le ragioni profonde, che dal principio – ecco perché l’alfa del titolo – grazie al potere della parola e della poesia, risalgono fino a noi. Come una vena che disseta.
P.D.B.: Che tipo di lessico adotti in “α-vena”? Quanto plasmi quest’ultimo per gli altri?
Barbara Bracci: Il lessico di questa raccolta, anche in relazione ai temi che la popolano (si spazia dal “Fango” al “Maiale”, passando per la “Gramigna”), è asciutto e scarno. Sia io che Costanza, seppure con stili e ispirazioni diverse, abbiamo cercato di tratteggiare con una penna essenziale ogni nostro soggetto, evitando la retorica, le sbavature lirico-sentimentali e lo zucchero in eccesso. Ma credo che questa sia un po’ una nostra caratteristica espressiva, indipendentemente da “α-vena”.
P.D.B.: Qual è il più bel regalo che vuoi donare a chi legge questa raccolta poetica?
Barbara Bracci: Uno sguardo bello e positivo su ciò che viene considerato, quasi per definizione – o forse per pigrizia -, brutto. A-vena è una fotografia poetica sull’armonia, sull’interdipendenza, sulla necessità del tutto.
P.D.B.: Una giornata grigia, influisce sulla penna dei poeti, secondo te? E sulla tua?
Barbara Bracci: Credo di sì, nel bene o nel male. Un poeta osserva, capta. Non può non vedere, e sentire, la risposta del mondo alla luce che cambia. Questo indipendentemente dal fatto che si scriva di natura. Anche una città, che è viva, con il grigio o con il sole… cambia espressione.
P.D.B.: Grazie di cuore, Barbara, per questa intervista. Dove possiamo acquistare “α- vena“? Ci sono all’orizzonte presentazioni?
Barbara Bracci: Grazie a te Pietro, è stato un piacere. “α-vena” si può acquistare sul sito dell’editore Bertoni o in versione e-book Kindle su Amazon. Per ora è in programma una presentazione il 14 febbraio alla libreria Musica e Libri di Bastia umbra (per i perugini e dintorni)… e un’altra a marzo. Ma ci organizzeremo per portare questa nostra raccolta in giro per l’Italia.
Written by Pietro De Bonis
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