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Intervista di Pietro De Bonis a Stefania Onidi, autrice del libro “Qui Altrove e Oltre”.
Creato il 20 maggio 2015 da Rassegna Dei Libri @rassegnalibriIl libro:“In questa sillogei versi scorrono in un silenzio che trae nutrimento dalla vita, divorata nella sua sostanza dall’occhio e dal cuore del poeta. Un’ispirazione poetica che si forgia tra i chiarori e i colori del quotidiano vivere, quest’immenso e complesso scenario, in cui persone, oggetti, paesaggi si alternano e si compenetrano suscitando idee e suggestioni che, oltrepassando il reale, si spingono fino alla dimensione onirica. Una voce femminile, interprete dell’amore, che diviene unico grande tema, senso e linfa di Vita.”
Stefania Onidi si è resa molto disponibile a rispondere ad alcune mie domande.Pietro De Bonis: Ciao Stefania! “Qui Altrove e Oltre” è la tua nuova opera poetica: qui, altrove e oltre, cosa c’è?Stefania Onidi:Ciao Pietro!Qui, altrove e oltreci sono emozioni, sogni e ricordi che si snodano Qui “nel battito del tempo” e che spesso sono capaci di oltrepassare i limiti del presente per giungere Oltre ed evocare un Altrove, di dilatarsi al di là di una dimensione spazio-temporale, muovendo dal reale all’onirico, per rivelare una dimensione intima e privata. “Qui Altrove e Oltre”sono ragioni e regioni dell’esigenza poetica. Scrivere per me è compiere un viaggio attraverso questi luoghi, a volte ben definiti e altre volte senza una connotazione precisa, tanto da sembrare non-luoghi, passaggi, rifugi temporanei e occasionali in cui sostare, osservare, raccontare e raccontarmi.
Pietro De Bonis: A quattro anni dalla prima silloge pubblicata, “Qui Altrove e Oltre”rispecchia una poesia più matura. Una poesia matura diventa più capibile dal lettore, più densa di significati, più cosa?Stefania Onidi:Penso che il mio scrivere sia come una scultura non ancora compiuta, con molte parti da cesellare, rifinire, limare e curare. Ma è in questa percezione di non finito, di imperfezione che trova senso la mia poesia: un percorso di ricerca che fa della ricerca stessa il suo cuore, il suo andare. Con Qui Altrove e Oltre sicuramente sono approdata a uno scrivere diverso, forse “più maturo” come dici tu, che riflette proprio questo percorso che diventa sempre più complesso e consapevole. Cerco di farmi filtro, attraverso la mia esperienza, di uno scenario immenso e denso di significati, e questo credo che chi legge, forse, possa percepirlo.
Pietro De Bonis: “Un cammino in versi che spazia attraverso un sentire che si nutre di silenzio come condizione necessaria di ispirazione poetica”. Il silenzio, secondo te Stefania, esiste? Se sì, che colore ha?Stefania Onidi: Nella mancanza di suono si scandisce il ritmo antico della vita, pensiamo a un’alba, un tramonto o a un fiore che sboccia, a uno sguardo: moventi densi di significato ma silenziosi. Certamente si sa che silenzio assoluto fisicamente non esiste, ma si può generare quell’intervallo di solitudine in cui tutto tacendo parla, in cui la parola, ancora prima di diventare suono e poi segno grafico, è innanzitutto sensazione, seme silenzioso che cerca terreno in cui radicarsi. Nel silenzio la parola si fa attendere e poi accogliere. Allora io ricerco quella solitudine, che distilla il silenzio, che mi permette la concentrazione, l’ascolto, la rielaborazione, un po’ come un bimbo dentro la placenta: tutto mi parla e mi nutre in una quiete sospesa che assume densità e colori diversi a seconda del mio stato d’animo. Spesso però è un silenzio azzurro che sa poi adagiarsi sulle sponde della notte diventando gentilmente scuro e morbido, ricolmando tutto lo spazio di pace e di significato.
Pietro De Bonis: Ci leggi una poesia di “Qui Altrove e Oltre”?Stefania Onidi:
“Ho chiesto al silenzio una parola,
mi ha risposto con uno sguardodi palpebre chiuse,non un suono:
un mutismo elettivo
di fiore e di asfalto.”
Pietro De Bonis: La voce femminile o maschile cambiano interpretazione all’amore?Stefania Onidi:Solitamente nella scrittura non mi piace fare discorsi sul “genere” , però non si può negare che la voce femminile, anche per motivi legati alla biologia, possa rappresentare una emotività più viscerale, “uterina” ( passami il termine) e materna. Credo dunque che possa esistere proprio una sensibilità che riguarda solo noi donne, anche nello scrivere d’amore, ossia una modalità differente di accordare dolcezza e sensualità, evocando un universo emotivo in cui lessico e immagini risultano mescolati in una maniera unica.
Pietro De Bonis: Scrivi più per te o per chi ti legge? Quanto plasmi la tua scrittura per gli altri?Stefania Onidi:Dico sempre che per me scrivere è un’esigenza. Riuscire a poter esprimere ciò che ho dentro è già una grandissima soddisfazione, se gli altri poi decidono di leggermi per me è sicuramente un motivo di gioia, ma prima di tutto scrivo per me. Non plasmo la mia scrittura per il lettore, ben sapendo che comunque, dal momento in cui decido di pubblicare e dunque di offrirmi agli altri, quei versi non saranno più solo miei ma diventeranno di chi mi leggerà.
Pietro De Bonis: Dovessi scegliere tra un abbraccio vero che dura un momento e una poesia meravigliosa tua che rimarrà per sempre, cosa sceglieresti?Stefania Onidi:Forse dico una cosa banale, però sceglierei mille volte un abbraccio vero, perché preferisco custodire in me per sempre il ricordo di un emozione: sono quelle briciole di felicità che danno senso alla vita e da cui scaturisce anche il mio amore per l’arte per la poesia.
Pietro De Bonis: Grazie di cuore Stefania per questa intervista, dove possiamo acquistare il tuo libro? Hai in vista presentazioni?Stefania Onidi:Ma grazie a te Pietro per lo spazio che mi hai concesso. Per quanto riguarda le presentazioni, ne ho già fatto una, la prima ufficiale, qui a Perugia; la prossima in programma sarà sempre qui nella mia regione tra breve. Il libro, che esiste anche in formato e-book, è acquistabile direttamente sul sito dell’editore Montecovello e, naturalmente, in tutte le maggiori librerie on-line.
pietrodebonis.com
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